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  • Il ritiro a 30 anni, gli studi e le imprese in Svezia: chi è Potter, la prima scelta del Chelsea

    Il ritiro a 30 anni, gli studi e le imprese in Svezia: chi è Potter, la prima scelta del Chelsea

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    La notizia dell'esonero di Thomas Tuchel ha scosso il mondo del calcio e acceso la corsa alla sua successione. Il Chelsea, da questo punto di vista, ha subito avuto le idee chiare: la scelta è caduta dal primo momento su Graham Potter, dal 2019 sulla panchina del Brighton con il quale ha fatto cose egregie al primo anno (chiuso al 9° posto) e si sta ripetendo quest'anno, considerando che i Seagulls sono ora quarti a -2 dall'Arsenal capolista. Ma chi è Graham Potter?

    RITIRO PRECOCE, GLI STUDI LA RIVINCITA - Un personaggio eclettico che, a differenza di diversi colleghi, non ha lasciato il segno da calciatore. Anzi, quegli scarpini ai piedi erano diventati quasi un peso già all'inizio della carriera al Birmingham City: i fischi dei propri tifosi alle prime esperienze con i grandi hanno ferito e segnato Potter, che da lì ha iniziato a cambiare la propria visione del pallone. Fino al ritiro, arrivato alla giovane età di 30 anni senza infortuni significativi e con una carriera tutt'altro che scintillante, l'apice le 8 presenze in Premier con il Southampton. "Dopo aver mollato il calcio a 30 anni, ho deciso di attivarmi per pensare a cosa avrei fatto per il resto della mia vita", raccontò Graham, che inizio ad ottenere la sua rivincita tramite gli studi. La borsa di studio ottenuta dalla PFA (Professional Footballers' Association) è stata il primo gradino che ha portato fino alla laurea in scienze sociali, seguita poi da un master in leadership ed intelligenza emozionale. Studi accompagnati da quelli calcistici per diventare allenatore, che lo hanno portato ad essere riconosciuto da colleghi e osservatori ora come uno dei manager più preparati dal punto di vista tecnico nel panorama britannico.

    BOOM IN SVEZIA - Merito anche di una gavetta lunga in termini di tempo, corta se si guarda al numero di club. Dopo le prime esperienze universitarie come 'football development manager' (University of Hull), assunse il ruolo di direttore tecnico della Nazionale ghanese femminile al Mondiale del 2007, al termine del quale rassegnò le dimissioni per diventare assistente allenatore nelle squadre universitarie inglesi, esperienza che lo spinse verso il master. Fu il punto di svolta per la ricerca di un lavoro più grande da allenatore e la scelta non ricadde sull'Inghilterra, ma sulla Svezia dove prese le redini dell'Ostersunds, che all'epoca militava in quarta divisione. Una mossa quanto mai azzeccata, perché nel giro di due anni ottenne altrettante promozioni, per poi portare nel 2015 il club alla storica promozione in Allsvenskan, massima serie svedese. E, due anni più tardi, grazie alla vittoria della Coppa di Svezia 2016/17, portò l'Ostersunds in Europa League per la prima volta nella sua storia: lì il cammino si interruppe ai sedicesimi contro l'Arsenal, nonostante la prestigiosa vittoria nel ritorno all'Emirates Stadium. Imprese che convinsero il calcio britannico a riportarlo a casa, in particolare lo Swansea che nel 2018 investì un milione di euro per strappare all'Ostersunds Potter e il suo braccio destro Billy Reid (con lui dal 2013). Non una stagione esaltante, chiusa al decimo posto, ma sufficiente per convincere il Brighton a scommettere su di lui e a mettere anche una clausola rescissoria che ora si assesta a circa 20 milioni di euro. La consapevolezza che le big avrebbero presto bussato alla porta e così è stato: Potter è pronto al grande salto, il Chelsea chiama.

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