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  • Chirico: 'Sentenza Juve-Napoli, un obbrobrio giuridico. Il protocollo anti-Covid ora è carta per cipolle'

    Chirico: 'Sentenza Juve-Napoli, un obbrobrio giuridico. Il protocollo anti-Covid ora è carta per cipolle'

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Silenzio totale. Rotto soltanto per un attimo, nel post S.Stefano, dal presidente della Federazione, seppur con dichiarazioni del tutto inutili e prive di consistenza. Dopodiché, nuovamente l’oblio. Non parla nessuno. Non un solo esponente delle istituzioni calcistiche, e nemmeno qualche presidente di club della Serie A. Nemmeno uno che, da martedì scorso ad oggi abbia commentato la sentenza del Coni sul caso Juve-Napoli. A parte il beffardo De Laurentiis, il quale ha pure diffidato l’allenatore della Juventus dal fare il pirla e dal parlarne ancora. “Alleni e stia zitto”, in sintesi il diktat di ADL. Oltre il povero Pirlo, l’unico fuori dal coro silente è stato il Ds del Parma, Carli, il quale ha detto che a lui “le scorciatoie non sono mai piaciute”. Stop. Tutti gli altri muti.

    Se qualcuno ricorda altre dichiarazioni, per favore me lo comunichi perché magari me le sono perse. Ovviamente non mi riferisco ai commenti fatti da qualche collega, o da ex giocatori e tecnici, ma a personaggi che rivestono ruoli istituzionali. Non ho sentito proferire verbo, per esempio, né da Dal Pino e nemmeno da De Siervo, rispettivamente presidente e ad della Lega Calcio, così come non ho registrato nessun commento da parte del presidente del Coni Malagò, e altrettanto da chi rappresenta lo sport a livello governativo e, tempo fa, era stato parecchio loquace e polemico circa il mancato rispetto del protocollo covid da parte di qualche giocatore (uno in particolare), ovvero il ministro Spadafora, che ora tace.

    Nessuno che abbia nulla da dire su una sentenza che, di fatto, ha mandato al macero quel protocollo anti-coronavirus per il quale proprio Lega e FIGC si erano tanto battuti, e lo stesso Ministro ne chiedeva una scrupolosa applicazione, pena lo stop forzato ai campionati. È vero, ci è ritornato sopra il presidente federale Gravina, in un fugace passaggio di un’intervista rilasciata a Il Messaggero, ma per non dire niente. Se non per fare il solito Ponzio Pilato,  spesso interpretato in passato anche da tanti altri suoi predecessori . “Il mio ruolo – ha detto - impone imparzialità, non entro quindi nel merito della decisione” e quindi, fosse rimasto zitto sarebbe stato uguale. Poi, in un fugace sussulto di timido orgoglio, ha provato a graffiare, seppur con gli artigli di un micino: “Dico solo che la giustizia sportiva è amministrata da giuristi di grandissimo valore, ed è irrituale che quasi tutte le decisioni vengano riscritte senza nemmeno consentire un nuovo giudizio”.

    Un superfluo ed inutile salamelecco, quando sarebbe bastato mandare gli avvocati della Federazione a difendere l’operato di quei giuristi di alto valore davanti al tribunale del Coni, dove la FIGC è stata colpevole assente, in nome di una prassi che, almeno stavolta, avrebbe dovuto e potuto essere scavalcata. E non per difendere qualcuno, ma qualcosa: il protocollo anti covid, quello che permette a tutte le squadre di scendere in campo nonostante la pandemia e che d’ora in poi varrà alla pari della carta di giornale usata dal pizzicagnolo per arrotolarci le cipolle. Tra le sardoniche risate di De Laurentiis, che si vanta pure di avere ricevuto, per questa “vittoria in punta di diritto”, pure la solidarietà di Mario Draghi. Se davvero l’ex presidente della BCE ha fatto questo, allora potremmo davvero affermare, senza più dubbio alcuno, che non solo il calcio, ma che l’Italia tutta è morta. Il silenzio assordante delle istituzioni di fronte ad un obbrobrio giuridico come quello perpetrato dal Coni ne è la prova. 


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