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Da Minaudo a Scarnecchia, da Comandini a Schelotto: quando il derby di Milano lo decide uno sconosciuto

Da Minaudo a Scarnecchia, da Comandini a Schelotto: quando il derby di Milano lo decide uno sconosciuto

  • Furio Zara
    Furio Zara
Nel tabellino marcatori del derby di Milano - in 110 anni di storia - sono entrati certamente campioni e fuoriclasse ma anche eroi per un giorno, qualche sconosciuto che finisce poi dimenticato tra le righe di un almanacco, onesti mestieranti che reggono la fama per il tempo di una stagione, poi sfumano in controluce.

Quando gli interisti sentono nominare il nome di Minaudo, tornano con la memoria agli anni ’80, i più bravi sapranno indicare nell’aprile del 1986 la giornata di gloria di questo ragazzo cresciuto nelle giovanili che all’epoca aveva appena compiuto 19 anni e che risolse il derby con un tocco sottomisura, come raccontavano le cronache di quel tempo. A fine partita Giuseppe si presentò in sala stampa scortato da un Peppino Prisco raggiante. Oggi Minaudo vive a Lecco, dove lavora nel settore dei mutui.

L’anno prima - ma era Coppa Italia - a timbrare la sfida e a pareggiare il gol dell’Inter fu il rossonero Roberto Scarnecchia, ala mancina che aveva avuto un buon periodo all’inizio degli anni ’80 nella Roma di Liedholm. Il Barone l’aveva voluto anche a Milano, ma Roberto non si era più espresso ai livelli che quand’era più giovane avevano convinto molti a battezzarlo com e potenziale fuoriclasse. Oggi Scarnecchia è uno chef affermato. 

Nel memorabile 6-0 per il Milan del maggio 2001 la voce del padrone fu quella di Gianni Comandini, che segnò una doppietta. Furono gli unici due gol della stagione, ma quell’estate l’Atalanta sborsò la mirabolante cifra di 30 miliardi di lire per averlo. La sua non è stata una carriera all’altezza delle aspettative, ma il romagnolo Gianni è un uomo sereno. Dopo aver mollato il calcio ha girato il mondo, ha restaurato un teatro nella sua città e si è inventato dj.

Sbucare fuori all’improvviso, ritrovarsi travolti dagli abbracci dei compagni: è successo agli interisti Schelotto (2013) e Obi (2014); ma se andiamo indietro nel tempo ecco i milanisti Giorgio Braglia, che nella finale di Coppa Italia del 1977 segnò la rete del raddoppio in un Milan-Inter 2-0, regalò la coppa al Milan e agguantò in cima alla classifica dei cannonieri del torneo (con 6 reti) il compagno di squadra Egidio Calloni

. Anche il buon Massimo Silva - spese il meglio della sua carriera in provincia, tra Ascoli, Monza e Pescara; ma negli almanacchi il suo nome è quello dell’autore del pareggio in un Milan-Inter 1-1 del 1976. Avanti: un insospettabile uomo-derby (per il Milan) fu Giuseppe Sabadini, che nella stracittadina è andato a segno ben 4 volte (3 in Coppa Italia e 1 in campionato), e per non farsi mancare niente ha piazzato pure un autogol. Sabadini - in verità - ha avuto una carriera di tutto rispetto, tra Sampdoria, Milan (dal 1971 al 1978) e Catanzaro, con addirittura quattro presenze in nazionale nella stagione 1973-74. Quando c’era il derby, lui si scatenava. E infine. Si può entrare nella storia di Milan-Inter e viceversa dalla parte sbagliata. E anche nella porta sbagliata. Fu infatti un autogol di Sergio Maddè  a regalare la vittoria all’Inter nel novembre del 1966. Eroe (al contrario) per un giorno (quello sbagliato).

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