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  • De Laurentiis, l'ultimo vero presidente

    De Laurentiis, l'ultimo vero presidente

    • Attilio Rapaci
    E' ancor oggi possibile ambire ai vertici senza avere alle spalle un colosso economico-finanziario? Parrebbe proprio di si.

    Aurelio De Laurentiis, proprietario del Napoli Calcio dal 2004, rilevò la società in C1, sulla scorta di quanto fatto dall'amico Della Valle due anni prima con la Fiorentina. Dopo il ritorno in serie A, un crescendo di successi sportivi (due coppe Italia e una Supercoppa Italiana) ed economici (le plusvalenze ottenute dalle cessioni di Cavani e Lavezzi al PSG, pari a oltre 80 mln di euro) otto bilanci consecutivamente chiusi in utile: la prima perdita, 16 mln di euro, nell'anno 2015-2016 per la disgraziata esclusione dalla CL a seguito della sconfitta ai preliminari. Quando i suoi principali detrattori hanno cominciato a contestargli gli eccessivi compensi versati ai membri del Cda della società, composto prevalentemente dai membri della sua famiglia, con una delle poche manovre di spending review attuate nel nostro paese, ha abbassato i compensi totali passando dai 5,5 milioni del 2014 agli 1,02 del 2015.

    Il tutto con un patrimonio personale ingente (i bene informati parlano di 200 mln di euro), ma non faraonico e comunque di gran lunga inferiore a quello di molti concorrenti, italiani o stranieri. Senza voler scomodare i soliti Agnelli e Berlusconi, i nuovi Pallotta e Tacopina, i "possibili" Bee, Ma e Jindong, gli assets dei Della Valle, ma anche quelli dei vari Squinzi, Preziosi e Campedelli risultano superiori alle disponibilità del patron della Filmauro.

    Di più. Negli ultimi anni oltre i due terzi del reddito del gruppo De Laurentiis sono generati dal business calcistico, mentre gli utili derivanti dalle produzioni cinematografiche sono stati residuali. Secondo gli ultimi dati di bilancio disponibili il fatturato 2015 dell’area cinema, home video, tv e diritti musicali, che ormai però pesa solo per l’11% dell’intero giro d’affari della FilmAuro, si è attestato a 13,4 milioni, in flessione del 40% rispetto allo stesso dato dell’anno precedente, ma grazie al contestuale taglio dei costi, scesi da 26 a 16,7 milioni, il margine operativo lordo è risultato positivo per 9,1 milioni (-33,9%) generando un utile netto di 2,2 milioni (-35,2%). 

    I conti a livello consolidato invece hanno visto i ricavi scendere da 277,8 a 165,5 milioni per la drastica diminuzione dei proventi (-40%) legati alla gestione sportiva del Napoli, che nel periodo luglio 2014-giugno 2015 non ha beneficiato degli introiti della partecipazione alla Champions League, e per l’assenza di grandi plusvalenze come invece avvenuto era nelle annate precedenti.

    E se il margine operativo lordo è sceso da un +19 milioni a -5,7 milioni, il risultato netto ha visto una perdita appunto di 10,6 milioni contro un utile di 24 milioni per l’anno precedente.

    Per l’esercizio 2015-2016, De Laurentiis si attende maggiori proventi non solo dal business calcistico (in realtà già garantiti dall'ingresso diretto in CL), ma anche da quello cinematografico.

    Partenopeo, tifoso, amato dalla piazza e amante delle scelte controcorrente (Mazzarri e, soprattutto, Sarri), innamorato della maglia più che dei singoli interpreti, De Laurentiis pare il giusto mix fra i presidenti "pasionari" di un tempo (Rizzoli, Moratti, Viola, Cecchi Gori, Berlusconi) e gli attuali imprenditori del calcio alla Giampaolo Pozzo.

    Oggi il patron ha in mano il destino sportivo ed economico della società.

    Ricava solo spiccioli dalla gestione del San Paolo (14 mln di euro). Fattura il 60% in meno della Juventus. Ha in squadra uno dei più forti centravanti del mondo, ma è ancora 30° in Europa per giro di affari, ben distante dalle sportivamente surclassate Milan, Inter e Roma.
     
    Se dovesse arrivare durante l'estate lo sceicco o il cinese di turno pronto a pagare i 94 milioni della clausola rescissoria per Gonzalo, non sarebbe un dramma perché gli permetterebbe di consegnare a Sarri 3-4 innesti di primo livello.
     
    Seguito dai tifosi, ammirato da molti "romantici" del calcio old style e lontano da logiche cinesi, americane o indonesiane De Laurentiis, punta dritto al ritorno all'utile, alla valorizzazione del brand, al nuovo stadio, alle vittorie sportive....
     
    E quando un giorno deciderà di farsi da parte, lascerà un club più solido e ricco di trofei, traendone una lauta plusvalenza e rimanendo nei cuori dei tifosi partenopei come l'ultimo vero presidente.

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