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  • Dybala può dimostrarsi diverso dagli altri, ma la colpa di un addio sarebbe tutta della Juve

    Dybala può dimostrarsi diverso dagli altri, ma la colpa di un addio sarebbe tutta della Juve

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Partita rinviata. Il maledetto Covid stavolta non c’entra e, aggiungiamo, per fortuna. Ma di rinvio comunque si può e si deve parlare, senza conoscere la data del recupero e cioè del giorno in cui Dybala, o meglio i suoi rappresentanti, e i dirigenti della Juventus si incontreranno per capire se, e come, continuare insieme. La storia ormai è nota e assomiglia sempre di più a una classica telenovela, lunga, incerta e comunque appassionante, perché ognuno ha la propria idea e non esiste una certezza comune. L’unica certezza è legata al ritardo della soluzione finale, perché ormai è da un anno che si parla del rinnovo del contratto dell’argentino.

    Se vogliamo rimanere al presente, basta ricordare le frasi dell’amministratore delegato bianconero Maurizio Arrivabene per capire che c’è il ritardo nel ritardo. “A febbraio discuteremo del contratto di Dybala e degli altri giocatori in scadenza”, aveva detto l’ex dirigente della Ferrari quando febbraio sembrava lontano, mentre adesso che siamo quasi a metà marzo già si parla di un’ulteriore attesa per sedersi a parlare. Magari con la scusa di vedere come va la sfida con il Villarreal, che proprio Dybala potrebbe risolvere con la sua classe se recupererà in tempo. E in quel caso sarebbe più difficile aspettare ancora.  L’incontro previsto per oggi, intanto, è slittato e così tutte le supposizioni sono possibili, anche se le ipotesi sono soltanto due: o Dybala rinnova, con o senza l’aumento richiesto, oppure va via a giugno.

    In ogni caso con la certezza che sarà lui a decidere, perché paradossalmente potrebbe persino rifiutare un nuovo, improbabile, aumento se volesse andarsene. Questa però non ci sembra l’intenzione di Dybala che ha sempre manifestato attaccamento alla Juventus, altrimenti se ne sarebbe già andato quando ormai era fatta con il Manchester United. E’ vero che i soldi sono importanti per tutti e un anno fa Dybala aveva già raggiunto un accordo economico per un ingaggio di 8 milioni più 2 di bonus per cinque anni, mentre adesso la Juventus gliene offre “soltanto” 7 per tre anni, ma è anche vero che in un momento di crisi come questo se Dybala accettasse la riduzione darebbe un grande segnale a tutti, diventando un esempio virtuoso. Allora sì che dimostrerebbe attaccamento alla Juventus e non soltanto ai soldi, come tutti i suoi colleghi, dimostrando di meritare ancora di più la fascia di capitan futuro che in pratica gli ha già consegnato Allegri. Se invece Dybala non accetterà la riduzione, allora davvero potrà andare all’Inter o altrove. Ma in questo caso la Juventus potrebbe pentirsi perché al di là del discorso economico e degli infortuni che quest’anno lo hanno frenato a lungo, è assurdo discutere la classe e la personalità di Dybala che infatti Allegri spera di avere ancora il prossimo anno, perché continua a considerarlo di livello superiore alla media. A maggior motivo adesso che è arrivato un grande centravanti come Vlahovic sarebbe un peccato perdere Dybala.

    Il dentro o fuori, quindi, vale anche per la società che si deve assumere le proprie responsabilità. Dopo aver fatto uno sforzo economico per Vlahovic, non avrebbe senso rinunciare all’argentino, come non ha senso fare paragoni con il Milan che ha lasciato partire a parametro zero Donnarumma, Calhanoglu e ora si appresta a farlo con Kessie e Romagnoli. Perché tra le due situazioni c’è una profonda differenza legata alle promesse fatte a Dybala, che lo stesso giocatore aveva accettato. Fare un passo indietro significa venir meno alla parola data. Ecco perché Dybala avrebbe tutte le ragioni per non accettare la riduzione offerta, ma soprattutto ecco perché se la accettasse dimostrerebbe di essere diverso da tanti altri suoi colleghi. E in quel caso siamo certi che, da un lato, Allegri saprebbe rilanciarlo e, dall’altro, che anche i tifosi che adesso lo criticano lo apprezzerebbero di più. Il tempo dirà, come sempre, anche se il tempo passa e la partita del rinnovo è continuamente rimandata a data da destinarsi. 

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