Il comunicato ufficiale del Milan di giovedì sul nuovo stop di Stephan El Shaarawy per una botta allo stesso dito del piede sinistro fratturato due mesi fa è stata una mazzata per il Faraone e l'ennesima conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, di un 2013 da archiviare. Prima i problemi di compatibilità tattica col neo-arrivato Balotelli e una seconda metà del passato campionato da dimenticare sotto il profilo del rendimento, poi una serie di infortuni che non hanno mai permesso ad Allegri di contare su uno dei grandi protagonisti della rimonta che ha portato i rossoneri lo scorso anno a mettere le mani su un terzo posto ai limiti del miracoloso. E anche Cesare Prandelli, che aveva pensato per il Mondiale a una squadra fatta su misura per El Shaarawy e Balotelli, ha dovuto prendere atto dell'incredibile involuzione del talento savonese che a oggi, salvo miracoli, il Brasilo lo vedrà solo in televisione.

Eppure, proprio dopo aver toccato il fondo, l'anno che verrà fornisce all'attaccante rossonero la grande occasione di riprendersi in un colpo solo il ruolo di trascinatore nella sua squadra di club e con la maglia azzurra, ma tutto dipenderà dalla capacità del giocatore di superare da campione il periodo più difficile della sua carriera. Da tempo si invoca un salto di qualità caratteriale per un classe '92 di indubbio talento, ma schiacciato lo scorso anno dalla pressione di dover confermare quanto di buono era riuscito a combinare nell'autunno 2012. Il cambio di modulo, tutte le incognite legate all'immediato ambientamento di Honda al nostro campionato e la situazione di precarietà di Robinho e Matri sono ottimi motivi per spingere il Faraone a riprendere un discorso solamente interrotto e allontanare definitivamente le voci di addio che si susseguono. Tornare protagonista col Milan e riconquistare un posto in Nazionale per non dover "retrocedere" nel Genoa: tutto dipende da lui.