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  •  Empoli, Corsi: 'Vi racconto il Montella segreto'

    Empoli, Corsi: 'Vi racconto il Montella segreto'

    • L.C.
    Se cercate qualcuno che possa dirvi vita, morte e miracoli di Vincenzo Montella basta chiedere a chi lo conosce bene. A Empoli non c’è nessuno meglio di Fabrizio Corsi, perchè il rapporto che lega il presidente azzurro all’«aeroplanino» va al di là della semplice amicizia. I due, oltre a conoscersi da una vita, si stimano e si rispettano sia dal punto di vista personale che umano. Hanno condiviso attimi di felicità, ma anche momenti difficili, come quando un giovanissimo Montella dovette fare i conti prima con un grave infortunio al ginocchio e poi con un brutto virus che lo tenne lontano dai campi per circa un anno. L’inizio della storia è il 1986: Montella ha 13 anni e arriva a Empoli, dove un giovane dirigente, Fabrizio Corsi, si prepara a diventare, pochi anni più tardi, il presidente.
    «Quello che mi faceva impressione quando lo vedevo – dice oggi il massimo dirigente azzurro al quotidiano La Nazione, edizione di Empoli – era la personalità che aveva. Era un uomo già fatto».
    Che cosa si capiva guardandolo giocare?
    «Che sarebbe diventato un grandissimo. Metteva in difficoltà ragazzi più grandi e più esperti di lui. Era ovvio che avevamo di fronte un futuro campione».
    Credeva che sarebbe diventato allenatore?
    «Ne ero certo, ma non pensavo che facesse così in fretta. La sua carriera ha già preso una piega eccezionale e il merito è tutto suo».
    Che effetto le fa, pensando al passato, sapere che domenica sarete avversari?
    «Sicuramente è tutto legato al tipo di partita che andremo a fare. Dobbiamo godercela fino in fondo perchè si tratta di un qualcosa di eccezionale per tutti».
    Se pensa a Montella qual è la prima cosa che le viene in mente?
    «Vi sembrerà strano ma non è legata al campo. Penso infatti ai tanti momenti di sofferenza che abbiamo vissuto insieme».
    Si riferisce ai gravi infortuni che ha avuto?
    «In quel periodo si è creato un legame affettivo forte e vi confesso che per certi aspetti mi sono anche sentito come una sorta di riferimento familiare per lui. C’erano i professori che lo curavano e che alla fine hanno fatto un ottimo lavoro, ma c’eravamo anche noi. Ecco cosa mi viene in mente quando penso a Montella».
    Vi siete già parlati?
    «Lo abbiamo fatto lunedì scorso quando lui è venuto a vedere la partita».
    E cosa vi siete detti?
    «Niente di particolare. Abbiamo scherzato un po’ su vari argomenti, ma non abbiamo parlato del derby. Aspettiamo prima di vedere come va a finire...».

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