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  • Il 'ci può stare' di Benitez fa scuola

    Il 'ci può stare' di Benitez fa scuola

    • Fernando Pernambuco
    Finalmente un lunedì sobrio ed equilibrato. Senza polemiche sugli arbitri, senza illazioni sugli avversari, senza isterismi per una sconfitta che in Italia di solito si accetta se lo scarto è almeno di tre goal. E invece no. E’ un balzano effetto ottico solo perché, una volta tanto, i protagonisti cambiano. O meglio, siccome non coinvolgono direttamente le squadre in testa alla classifica, le polemiche scattano puntuali, ma perdono di peso. Niente titoloni, né interviste a manetta o tweet spensierati (nel senso di “senza pensiero”). Così  lamenti e anatemi sembrano svanire appena pronunciati. Senza il mix Garcia, Allegri, Benitez più altri comprimari, variamente dosato e shakerato, il cocktail resta lì sul tavolo e la bevuta va in bianco. Eppure da settimane Gasperini si duole per troppi episodi a sfavore, Stramaccioni si considera perennemente sfortunato con gli arbitri, ma sembra che non li ascolti nessuno. Forse perché troppo misurati? Ora è addirittura sceso in campo dichiarativo-lamentativo un uomo serio e pacato come Stefano Pioli, che sull’ipotetico rigore negato alla Lazio per doppio fallo di mano di due giocatori del Napoli nella propria area di rigore, ha risposto così: "Non sono certo se fosse rigore, ma ho l’impressione che a lamentarsi poi ci si guadagni". Il riferimento era all’ ormai famoso "con la Juve ci puo’ stare" di Benitez e ai virulenti tweet di De Laurentis contro Tagliavento e soci. Interessante che sul medesimo fatto di Lazio-Napoli Benitez abbia risposto così: "Non intendo valutare singoli episodi e poi Rizzoli è un arbitro di valore internazionale".

    Intendiamoci, rispetto ad altre esternazioni, minacce, gesticolazioni verbali, quelle di ieri sono camomilla comunicativa. Ma il punto è un altro. Non solo  che non ci si sta a perdere se la  sconfitta non risulta sonante, piuttosto che il lamento di prammatica convenga davvero e  si possa dire  di tutto. Tanto non succede nulla.  La dichiarazione sguaiata, il sospetto, l’accusa esplosiva servono a calmare i tifosi, a trovare un alibi con se stessi, con la dirigenza e forse ad avere un occhio di riguardo in futuro. Quando l’episodio favorevole accadrà, sarà passato così tanto tempo (per esempio una settimana, che nei media attuali equivale a un secolo) da poter tranquillamente cadere dalle nuvole o concedersi considerazioni sportivamente e signorilmente equilibrate. E via così di turno in turno. Un gioco delle parti, con la stessa compagnia di giro, tarato sulla dialettica vittima-carnefice, reso possibile dal fatto che tutto si consuma così in fretta da deperire in un mattino. 

    Un grande giornalista, Luigi Pintor,  diceva tra lo scettico e il cinico, che il giornale del giorno prima serviva a incartare il pesce. Ora il  twett del giorno prima non serve nemmeno a questo, ma magari poi in campo, un rigoretto te lo danno o te lo levano. Di sicuro non ti sanzionano. E allora…hai visto mai?

     

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