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  • Gasperini pensa a fare calcio, non a speculare sulla tattica: ma l'Atalanta non è più quella di qualche mese fa

    Gasperini pensa a fare calcio, non a speculare sulla tattica: ma l'Atalanta non è più quella di qualche mese fa

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Il risultato (0-5) dice tutto. E se a qualcuno non fosse abbastanza chiaro il senso del dominio,  aggiungiamo che Sportiello ha fatto tre parate che sarebbero valsi altrettanti gol. Ma una punizione ancora più vistosa sarebbe stata sommamente ingiusta. Il Liverpool è tre spanne sopra l’Atalanta, ma se fossi in Gasperini non farei alcun dramma. Nella scorsa Champions i bergamaschi furono travolti sia a Zagabria, sia a Manchester (sponda City) e riuscirono a qualificarsi comunque. Adesso hanno quattro punti e sono al secondo posto con l’Ajax, che ha vinto (2-1) in casa del Midtjylland. Non è difficile capire che bisognerà vincere ad Amsterdam per essere certi di andare avanti. E’ un’impresa plausibile, non ai confini della realtà. 

    Ovviamente la sconfitta è dura da ingoiare, ma resta una partita nello stile dell’Atalanta. Nessuna concessione al difensivismo e, dunque, nessun cambio di sistema di gioco. Nessun accorgimento nelle marcature (l’Atalanta difende a sistema puro e dunque uno contro uno), nessuna prudenza nel voler comandare il gioco e non subirlo. E’ assai probabile, per non dire certo, che giocando a cinque dietro o chiudendosi ermeticamente a centrocampo (5-4-1) l’Atalanta avrebbe perso lo stesso, anche se con uno scarto inferiore, ma Gasperini pensa a fare calcio, non a speculare sulla tattica. Altrimenti non sarebbe lui e l’Atalanta non sarebbe stata così bella come l’abbiamo conosciuta in questi anni. Non sono molti gli allenatori che avrebbero affrontato il LIverpool - cioé la squadra che ha conquistato la Champions due stagioni fa e la Premier qualche mese addietro - con due attaccanti puri (Zapata e Muriel) più un trequartista (Papu Gomez). Gasperini l’ha fatto e va ammirato per questo, non biasimato.

    La differenza non l’ha fatta il 4-3-3 di Klopp, ma l’hanno fatta i tre gol di Diogo Jota, un mostro, oltre a quelli di Salah e Manè. Insomma i calciatori e la loro qualità. Eppure scrivere che l’Atalanta non è più la stessa di qualche mese fa non significa mancare di rispetto alla squadra e a chi la allena. Anche in campionato - e non solo nelle rovinose sconfitte di Napoli e con la Sampdoria - si è notata una diminuzione dell’intensità, un calo della velocità e una maggiore disattenzione in occasione dei gol subìti. Neppure a Crotone, nell’ultima di campionato, la squadra aveva convinto del tutto. E di certo le assenze (De Roon, Gosens e Romero), per quanto qualificate, non spiegano tutto. 

    L’Atalanta è partita male sia nel primo che nel secondo tempo. Incassando gol al 16’ (Diogo Jota su ritardo nella chiusura di Palomino e mancato avanzamento di Mojica) e al 33’ (ancora Diogo Jota che ha saltato come un birillo Hateboer). Poi, nella ripresa, al 2’ (Salah, ripartenza da calcio d’angolo a favore dell’Atalanta), 4’ (Mané, servito da Salah, su geniale sviluppo di una rimessa laterale) e 9’ (sempre Diogo Jota su lancio di Manè). Va ammesso che in tutte le situazioni l’Atalanta ha concesso spazi immensi e la consueta opposizione uno contro uno. Dire che gli elementi a disposizione di Klopp sono migliori degli interpreti atalantini è una banalità. Piuttosto va rilevato che la sconfitta è riconducibile anche ad un centrocampo fragile e friabile che ha lasciato spazi di gioco e tempi di esecuzione sempre in nei piedi degli avversari.

    Nell’Atalanta, oltre a Sportiello, ho apprezzato alcune iniziative di Zapata. La più clamorosa delle quali avrebbe potuto portare almeno al gol della bandiera (62’) se il suo destro, dopo un’azione prodigiosa, non avesse incocciato l’interno del palo. Male, invece, Muriel e malino il Papu. Quasi cancellati tutti gli altri.
    Il problema, adesso, è recuperare sia dal punto di vista fisico (certe sconfitte sono somatiche) sia, e soprattutto, da quello nervoso. In Champions League, l’Atalanta torna in campo il 25 novembre, questa volta in casa del Liverpool. Evitare un altro massacro non può essere il solo obiettivo, anche se i punti qualificazione vanno cercati con il Midtjilland, a Bergamo (1 dicembre) e ad Amsterdam (9 dicembre). Tuttavia non arriveranno se non si torna ad essere consapevoli che di Atalanta ce n’è una sola. Può perdere 5-0 dal Liverpool e battere l’Ajax con lo stesso modulo e gli stessi principi di gioco. Snaturarsi adesso non avrebbe senso. E, soprattutto, sarebbe controproducente. 

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