Dalla serie C2 alla Juventus, tutto in tre anni. E' la storia di Emanuele Giaccherini, 26enne centrocampista tascabile di Talla, uno dei simboli del momento d'oro bianconero. Voluto fortemente da Antonio Conte, portato a Torino da Marotta in comproprietà con il Cesena, Giaccherini ha lavorato duramente, nell'ombra, ha saputo aspettare il suo momento e quando gli è stata data fiducia ha saputo stupire tutti. Due gol in coppa Italia, uno in campionato e soprattutto tanto sacrificio, da esterno d'attacco ma anche da centrocampista di inserimento, come alternativa a Marchisio. "E pensare che non lo volevano neanche in Serie C" ha scherzato recentemente il suo agente, il diretto interessato sorride, ma non si esalta. Sa da dove è venuto, sente di doversi meritare ancora la maglia della Juventus, prima di pensare in grande.

La storia di Giaccherini ricorda per certi versi quella di Angelo Di Livio, bandiera bianconera dal 1993 al 1999, simbolo del lavoro che paga. Soldatino arrivò alla Juve a 27 anni, un anno più tardi di Giaccherini, dopo la lunga gavetta tra serie C e B e seppe conquistarsi la fiducia di Trapattoni e Marcello Lippi con il quale vinse tre scudetti, una Champions League, una coppa Intercontinentale e due coppe Italia.  Inesauribile motorino sulla fascia Di Livio arrivò fino alla Nazionale, con il quale debuttò a 29 anni, partecipando a due Mondiali e a due Europei. Che la storia si stia riscrivendo?