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  • Higuain show:| Poteva essere Trezeguet...

    Higuain show:| Poteva essere Trezeguet...

    Tre gol del bomber nato in Francia: solo nel 2009 scelse la Seleccion.
    Higuain show, l'uomo che poteva essere Trezeguet.
    Da intruso a re in 5 giorni. Gonzalo Higuain è l’uomo che ha segnato di più in Sudafrica, quello che in pratica ha portato l’Argentina dritta agli ottavi e anche un pezzo di storia della sua nazionale perché prima di lui solo due giocatori erano riusciti a fare tre gol in una partita durante il Mondiale: Guillermo Stabile contro il Messico nel 1930 e Gabriel Batistuta per ben due volte, contro la Grecia nel 1994 e contro la Giamaica nel 1998.

    Higuain li ha raggiunti con un 4-1 sulla Corea del Sud, quasi una partita in esclusiva visto che l’unica rete non sua è un autogol di Park Chu Young, due colpi di testa e un guizzo in area per buttare dentro un tiro di Messi respinto prima dal portiere e poi dal palo, per dimostrare che è un attaccante completo, che può fare tutto e si merita il posto e la fiducia di Maradona. Una considerazione guadagnata a fatica, perché Diego, che qui ha scommesso su di lui e lo ha voluto titolare anche se qualsiasi logica diceva Milito, ci ha messo una vita ad accorgersi di questo talento o meglio a perdonarlo. Higuain detto el Pipa o el Pipita dal soprannome del padre Jorge, poteva scegliere di giocare anche per la Francia e da ragazzino ha rifiutato convocazioni di entrambe le parti. Maradona, che fa dell’argentinità un punto di forza, si era segnato il no a una chiamata Under 20 (quindi non vincolante per il futuro). Higuain aveva solo 17 anni, era indeciso e si sentiva troppo giovane per scegliere. È nato a Finistère, nel 1987, anno in cui il papà era tesserato per il Brest, ma la coincidenza resta il solo legame con la Bretagna perché el Pipita è rientrato in Argentina a meno di un anno e ha passato molti mesi all’ospedale di Buenos Aires per una meningite fulminante che gli ha condizionato l’infanzia. Non avrebbero scommesso in molti sul suo futuro da campione.

    Nel 2009 segue i consigli del padre e sceglie la Selección, in un disperato tentativo di sedurlo Domenech gli offre la maglia 26, la prima vestita da Trezeguet, un argentino che ha scelto i Bleus. Niente da fare, lui ha deciso ma a Diego la firma sui documenti non basta. Non lo vuole e lo prova solo quando la qualificazione è a rischio, il 10 ottobre 2009, contro il Perù. Higuain segna e convince, Maradona se ne innamora. Qualcuno dice che ha cambiato idea per colpa della superstizione, una delle sue fisse: Pipita porta buono e va tenuto. Non lo ha più tolto dal campo anche se da allora Higuain, stella nel Real Madrid con 27 gol in questa stagione, in Nazionale è sparito.

    Leggero anche nella partita d’esordio, contro la Nigeria, pareva che Maradona ce l’avesse proprio con lui quando ha strigliato l’attacco: «Non si può più sbagliare così» e in patria critiche dure e dubbi su Milito in panchina. Higuain è diventato nervoso, lunedì, giorno libero per l’Argentina, lo ha passato con il padre. Tutta la famiglia lo ha seguito in Sudafrica ma lui è rimasto un giorno intero con Jorge, el Pipa senior, ex difensore dell’Argentina. Si è fatto raccontare la tensione di certe gare e ha ritrovato la calma. Dentro Soccer City è rinato.

    Non che sia difficile giocare là davanti con Messi che inventa qualcosa su ogni palla che tocca, Tevez che spinge e i coreani fuori giri che sbagliano i tempi e lo lasciano solo in mezzo all’area. Se mai è dietro che l’Argentina arranca e un errore di Demichelis apre la strada alla rete di Lee, quella del 2-1. Un attimo di smarrimento che coincide con l’intervallo, poi di nuovo Higuain, anche se il 3° gol è in fuorigioco. Pazienza, lui se lo tiene stretto: «Ora tra i sogni di questo Mondiale devo aggiungere il titolo di miglior marcatore. Lo sono dopo due partite ed è una posizione che devo difendere. Dedicato al papà ovviamente, ma il momento più bello è stato l’abbraccio di Maradona: mi ha dato una forza incredibile».

    Diego il motivatore, l’allenatore più discusso è quello che funziona meglio. Regge, non fa il matto e almeno fino a ora guida la Selección con grande carisma. La truppa lo segue, le riserve accettano l’ombra. Milito a Johannesburg si è accorto che sarà dura trovare spazio, però ha partecipato alla festa sul campo. Con l’Inter ha vinto tutto e ora è tornato indietro, è di nuovo una comparsa. Scelta di Maradona, che ha battezzato i suoi senza pensare solo al campo. E al momento lo schema funziona.


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