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  • Il mini-Mou Nagelsmann si autoaffonda: il suo Bayern è un bluff, Villarreal in paradiso

    Il mini-Mou Nagelsmann si autoaffonda: il suo Bayern è un bluff, Villarreal in paradiso

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Il Bayern Monaco è un bluff e Julian Nagelsmann, il mini Mou con la perenne espressione da saputello, è il suo degno profeta. Tanto per cominciare dovrebbe sapere cosa sono le marcature preventive e applicarle, soprattutto quando una squadra, la sua, sta spingendo al massimo e può lasciare tanto campo all'avversario. Avesse prevenuto, sicuramente non avrebbe preso il gol del pareggio da Samu Chukwueze all'87' e il Villarreal probabilmente sarebbe crollato ai supplementari, se non anche prima. 

    Invece, con l'1-1, ad uscire dalla Champions League sono proprio i tedeschi che, già battuti in Spagna per 1-0 (e il risultato andava stretto ai ragazzi di Emery), hanno fatto una figura barbina davanti al proprio pubblico, buttando per intero il primo tempo (un colpo di testa, centrale, di Musiala, l'unico squillo) e non trovando il raddoppio nella ripresa. 
    Certo, hanno anche sprecato con Upamecano (48') e Muller (71') ma il calcio del Bayern è stato noioso e presuntuoso, molto ripetitivo nei cross e facilmente leggibile nei lanci in profondità. 

    Cosa ci sia di nuovo e di moderno nel calcio di Nagelsmann è difficile da capire, a parte una buona dose di narcisismo nel ragazzo che, essendo giovane, sarebbe dovuto essere per forza un predestinato solo per aver fatto un paio di buone stagioni al Lipsia. 
    Invece, se va bene, al suo primo anno al Bayern vincerà la Bundesliga come (quasi) tutti quelli che lo hanno preceduto e vedrà ascritta alla sua responsabilità una delle più cocenti eliminazioni della storia del club. 
    Non solo perché ci è riuscito il "piccolo" Villarreal, alla seconda semifinale della storia (ma l'anno scorso aveva vinto l'Europa League), anche perché sia all'andata sia al ritorno; Nagelsmann aveva stabilito che i più forti erano loro e loro sarebbero andati avanti. 
    Perfino Lewandowski si era lasciato scappare una promessa di troppo "se manteniamo la forma, abbiamo buone possibilità di vincere la Champions". Tutte palle. Un vecchio adagio dello sport dice che "prima si vince e poi si parla", mentre al Bayern erano tutti convinti che bastasse dirlo per essere più forti. 

    Ora non correrò il rischio patetico di sostenere che Emery è un genio perché ha azzeccato la sostituzione di Danjuma con Chukwueze, in gol (88') quattro minuti dopo il suo ingresso in campo (84'). Tuttavia non posso esimermi dal riconoscere che l'azione del pareggio del Villarreal è stata da calcio spettacolo. Parejo, che aveva da farsi perdonare l'errore in fase di impostazione in occasione del vantaggio tedesco (Lewandowski al 51'), ha attirato come la carta moschicida almeno tre centrocampisti avversari per poi superarli con un paio di tocchi e molte finte. Da lì è partito un passaggio per Lo Celso che, di prima, ha permesso a Gerard Moreno di attaccare fino al cross basso, una sorta di incisione dell'area da parte a parte. A destra c'era Chukwueze che ha trafitto Neuer. 

    Ora molti si chiederanno se l'impresa del Villarreal spiega e, in parte, lenisce i rimpianti della Juventus per l'eliminazione subita per mano degli spagnoli. Sinceramente non solo mi pare di no, ma anzi, casomai, acuisce il rimpianto di aver subìto un pareggio evitabile nella partita di andata e di non avere segnato per nulla in quella di ritorno. Dirò di più: se la Juve avesse eliminato il Villarreal adesso, forse, starebbe esultando, come fanno gli spagnoli, per avere estromesso il Bayern. 

    Il punto è questo: sono i bavaresi ad essere una squadra normale, per non dire modesta, quando l'impeto del loro calcio viene meno e sono costretti a giocare a basso ritmo. Se a questo aggiungiamo le astrusità di Nagelsmann (difesa a tre incapace di marcare a sistema puro, quattro centrocampisti più di corsa e incontrismo che di qualità, due trequartisti che intasano solo gli spazi anziché andarseli a cercare, la solitudine di Lewandowski) e una serata di scarsa vena complessiva, allora capiamo che il risultato non è balordo. 

    Anzi, nella micragnosità del primo tempo, aveva fatto di più il Villarreal che in 47 minuti ha attaccato più che nei 180 con la Juve.
    Un tiro di Gerard (5') era finito fuori non di molto e un’imbeccata di Capoue per Danjuma (41'), era stata chiusa con un tiro affrettato al lato della porta di Neuer. Infine (46') Gerard Moreno aveva centrato la rete sì, ma esterna. 
    Anche se non c'erano avvisaglie, il gol del Bayern è arrivato in un momento propizio (51', ovvero con quasi tutto il secondo tempo davanti a sé). A propiziarlo, come accennato, un errato passaggio di Parejo nell'eseguire l’ormai irrinunciabile costruzione dal basso. La trama è stata interrotta da Coman e il pallone riportato appena dentro l'area da dove Lewandowski ha inchiodato Rulli. 
    Decisivi i cambi. Troppo tardi Gnabry per Musiala. Al momento giusto Chukwueze per Danjuma. 
    Il calcio è strano, ma poche volte troppo ingiusto. Il Villarreal, umile, compatto e, almeno contro il Bayern, mai rinunciatario ha vinto giocando. 


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