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Il Napoli è il favorito per lo scudetto: la sua garanzia è l'aziendalista Sarri
Maurizio Sarri ha due vantaggi: poter lavorare nella continuità e aver usufruito di una preparazione completa e lineare, al contrario di altri che, dopo neanche una settimana, sono partiti per le remunerate tournée orientali.
Il lavoro non è solo una mistica, ma un mezzo per arrivare più lontani. Sarri crede a quello e ad una crescita complessiva della squadra.
Invariato il modulo (4-3-3), aumentati gli interpreti. Ounas è l’alternativa a Callejon che l’anno scorso non ce l’aveva. Zinchenko - ucraino del City - potrebbe esserlo di Insigne, sempre più uomo-chiave dell’attacco azzurro. Se non passerà al Benevento, fino a gennaio rimarrà anche Pavoletti, nel ruolo di terzo attaccante. Certo, è chiuso da Mertens e Milik, ma non vendere Pavoletti darebbe l’idea di come e quanto il Napoli creda alla necessità di essere competitivo su tre fronti.
Il primo - ancora da conquistare - è la Champions League. Il Napoli ha cominciato in anticipo per questo e perché sa che non può fallire l’appuntamento. Centrarlo, tra l’altro, significherebbe poter contare su altri soldi da immettere in un mercato fino ad ora molto parsimonioso.
Sarri - lo si sa - è un aziendalista. Quindi mai come quest’anno il volere del club ha coinciso con il proprio. L’allenatore ha chiesto che non gli fosse toccato la squadra (per lui è di quattordici elementi) e gli venisse rinforzata la rosa. Al resto - cioé al gioco, alle trame, ai meccanismi - avrebbe pensato lui con l’impegno sul campo.
Non c’è dubbio che sia Sarri la garanzia del Napoli e che il suo lavoro sarà di respiro lungo. Tuttavia un aspetto va migliorato ed è la fase difensiva. Il reparto e, a volte, l’intera squadra si fanno cogliere impreparati dagli attacchi avversari. Non importa chi porti la minaccia - può trattarsi del Real Madrid o del Chievo -, ma spesso la linea è mal posizionata e - cosa più grave - non sempre scattano le marcature preventive.
E’ un’operazione che va affrontata quasi con maniacalità, perché solo così il Napoli potrà ridurre i rischi. Qualcuno pensa che molto potrebbe risolversi con l’arrivo di un grande centrale da affiancare a Koulibaly, però così non è. Primo, perché lo stesso Koulibaly commette qualche leggerezza. Secondo, perché le squadre di Sarri lavorano con meccanismi automatizzati fra i reparti. E’ vero che basta l’errore di un singolo per mandare all’aria l’organizzazione, ma in questo senso bisogna insistere sull’attenzione, la concentrazione e la disponibilità per l’intera partita.
Opposto è il discorso che riguarda il centrocampo e l’attacco. La fase di possesso della palla da parte del Napoli è di gran lunga la migliore della serie A. E questo avviene per una serie di interscambi e movimenti che esaltano la manovra e i suoi interpreti.
Non credo, per esempio, che Mertens sarebbe diventato un centravanti alla Higuain se fosse stato in una squadra diversa dal Napoli. Né penso che Insigne sarebbe cresciuto tanto senza la didattica di Sarri. E’ vero, il calciatore ha spiccate doti personali che lo portano a cercare la porta naturalmente, ma i cambi di campo sulla trequarti tra lui e Callejon testimoniano di un modo di pensare calcio totale. Fondamentale, quest’anno, l’impiego di Milik. Con lui al centro dell’attacco, Mertens diventerà l’ennesima alternativa sugli esterni, la vera fonte di gioco della squadra.
La tenuta del centrocampo rappresenterà la vera chiave di volta del campionato. Jorginho è un ottimo elemento, ma non ha continuità sul lungo percorso. Diawara non dovrà dimostrarsi sono un’alternativa. Rog e Zielinski possono dare di più, soprattutto se il loro apporto crescerà in termini di minuti e di partecipazione. Hamsik, invece, è un elemento fantastico, capace di interpretare le due fasi con un dinamismo ancora invidiabile. E’ vero che spesso Sarri gli risparmia l’ultima parte della gara, ma un calciatrore così va preservato proprio perché imprescindibile.
L’unico vero rischio è l’ambiente. Che non è Napoli ed i suoi tifosi, ma De Laurentiis e l’allenatore, De Laurentiis e la squadra. Il presidente ha fatto tanto e bene, ma il suo ruolo in questo club non è solo centrale, è capitale. Ogni soffio che uscirà dalla sua bocca, ancor prima di ogni sua parola, orienterà l’umore dei suoi uomini.