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  • Il vero scandalo: Doni, Manfredini e l'Atalanta condannati senza prove

    Il vero scandalo: Doni, Manfredini e l'Atalanta condannati senza prove

    di Xavier Jacobelli

    direttore quotidiano.net

    Ce ne fosse una. Almeno una. Ci fosse almeno una prova, anche uno straccio di prova, nella sentenza della Disciplinare che potrebbe stroncare la carriera di Doni e Manfredini e minare il campionato di serie A dell'Atalanta costringendola a partire da -6 dopo avere conquistato la promozione sul campo. Uso il condizionale, perchè a Roma si è giocato soltanto il primo tempo di questa partita: adesso c'è la Corte di Giustizia Federale e poi, se ce ne fosse bisogno, l'Alta Corte di Giustizia del Coni. Nulla deve essere lasciato intentato per ribaltare un verdetto d'argilla, partorito da un sistema la cui credibilità è stata squassata da Calciopoli, da Premiopoli, dall'inerzia e dall'ignavia che il 18 luglio scorso hanno portato il Consiglio Federale a decidere di non decidere sulla revoca dello scudetto assegnato a tavolino nel 2006: un pasticcio di dimensioni cosmiche. Le sentenze si rispettano, qualunque esse siano, ma non si possono non commentare. Soprattutto se sono il risultato di una macroscopica ingiustizia perpetrata ai danni dell'Atalanta, del suo capitano e del suo difensore, condannati senza che né il Procuratore Federale né il collegio giudicante siano riusciti a dimostrarne la colpevolezza. Impresa impossibile, essendo innocenti. Di Doni non c'è manco una telefonata; Manfredini viene citato in una riga; la società è totalmente estranea, ma viene stangata per quel mostro giuridico rispondente al  nome di responsabilità oggettiva che non sta né in cielo né in terra. Nella fretta di chiudere il dibattimento in primo grado, si sono dimenticati che ci vogliono le prove e prove non ce ne sono. Fa fede la parola di un pentito, uno che per non essere radiato, ha patteggiato subito per sfangarla e che, presumibilmente, scontata la ridottissima pena, ci ritroveremo in attività. E i riscontri? Dove sono i riscontri oggettivi che provino la responsabilità di Doni e Manfredini? L'avvocato dei due giocatori ha parlato come un libro stampato: "La decisione condensa in 9 righe la questione relativa alla presunta responsabilita' dei miei assistiti. In entrambi i casi si tratta di intercettazioni fra terzi che tengono conversazioni incomprensibili e poco credibili". Ecco, qui sta il punto: la credibilità di un impianto accusatorio che, nel caso dell'Atalanta non sta in piedi nemmeno con uno sputo. Basta leggere le 55 pagine della motivazione per rendersene conto. E poi, che razza di giustizia è quella amministrata praticamente in un fine settimana? Ma Calciopoli non ha insegnato nulla, vero? Se il Sistema cercava nell'Atalanta, in Doni e in Manfredini i capri espiatori di una vicenda che scaturisce anche da una pesante sottovalutazione del fenomeno scommesse, ha sbagliato i calcoli. E qui non si tratta né di indulgere ad atteggiamenti vittimistici nè di pietire trattamenti di favore. Se prove schiaccianti avessero dimostrato la colpevolezza dei due nerazzurri e della società, i primi ad esigere di stangarli sarebbero stati i loro tifosi. Così non è stato perchè così non poteva essere. La partita è ancora lunga. Occhio: i conti si fanno alla fine.

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