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  • Inchiesta Juve-'ndrangeta: si indaga su uno striscione Milan del 2006

    Inchiesta Juve-'ndrangeta: si indaga su uno striscione Milan del 2006

    I colori non cancellano l’amicizia - Loris libero”. Questa la scritta apparsa sullo striscione presente nel cuore della Curva Sud di San Siro, la sera del 22 ottobre del 2006, poco prima che iniziasse il match tra Milan e Palermo. Come evidenziato dall’edizione odierna de Il Giornale, sono passati più di dieci anni, ma poco o niente è cambiato. Di quel medesimo striscione si ritorna a parlare ora, nelle carte dell’indagine che scuote il mondo del calcio: si parla dell'inchiesta sui presunti rapporti tra la Juventus e una tifoseria ultrà legata al crimine organizzato. Lo striscione “Loris libero” evidenzia come il problema non si fermi allo Juventus Stadium: l’obiettivo, da Nord a Sud, è quello di prendere possesso delle curve, del business del bagarinaggio, taglieggiare le società. In questo universo criminale, i colori delle bandiere non contano.

    VIKING E GUERRIERI - “Loris”, scrive il quotidiano, altri non è che Loris Grancini: capo dei Viking, uno dei club più potenti della curva della Juventus. Che pochi giorni prima della partita è finito in galera per un regolamento di conti in una piazza milanese, quando fa sparare a un piccolo balordo che gli aveva mancato di rispetto. A eseguire l’ordine di Grancini, un ragazzotto che di cognome fa Romeo, e che, come si legge nella sentenza di condanna, è “figlio di un affiliato alla ’ndrangheta”. Perché nell’ottobre 2006 la curva rossonera prende le difese di un rivale finito in galera per un delitto da gangster? La risposta si trova in un rapporto che la Squadra Mobile di Milano invia in Procura nove giorni prima: “Nel corso degli ulteriori sviluppi investigativi, emergeva il probabile coinvolgimento nel delitto di un ulteriore personaggio identificato per Lombardi Giancarlo, potente leader del gruppo ultrà milanista Guerrieri Ultras e legato da uno stretto vincolo di amicizia con Grancini nonostante la diversa fede calcistica”. Chi è Lombardi? “Sandokan”, il capo incontrastato insieme al “Barone” Giancarlo Cappelli della curva rossonera.

    GRANCINI - “La locale Digos”, aggiunge la Mobile, “comunicava di avere visto in più di una circostanza Grancini utilizzare una Ferrari e Lombardi è proprietario proprio di una Ferrari 360 Modena”. Il rapporto riappare adesso nelle carte che il questore ha inviato alla sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Milano, chiedendo che Grancini sia sottoposto alla sorveglianza speciale. A carico del capo dei Viking, ci sono i rapporti con i mafiosi calabresi del clan Pesce, arrestati nell’inchiesta sulla Juve: è proprio a Grancini che uno dei capiclan, Giuseppe Sgrò, si rivolge il 7 aprile 2013 per chiedere il permesso di far entrare allo Stadium un nuovo club ultrà, i Gobbi. Malavitoso e capo ultrà si chiamano “fratello”. E Grancini accetta: “Se sono juventini problemi non ne abbiamo”.

    GLI ULTRAS E LA MALAVITA - Ma le carte dell’inchiesta raccontano qualcosa che va al di fuori del tifo bianconero: Grancini è tra quelli che trasformano in una rissa furibonda tra club juventini l’incontro con la dirigenza della società, il 14 settembre 2006. Il legame vero, quello che apre le porte al grande business delle curve, è il legame malavitoso. E la grande amicizia tra Grancini e Lombardi, tra il capo ultrà juventino e il boss della curva rossonera, è il rapporto tra due che nel mondo del crimine hanno solidi agganci. E' una conquista annunciata già nel 2009, quando i capi di Viking e Guerrieri si incontrarono a Milano, e c’erano anche i capi dei Boys dell’Inter, per pianificare lo sbarco. È a questo nuovo tipo di tifoso, assolutamente malavitoso, che si riferiva Paolo Maldini quando disse: “Sono contento di non essere uno di voi”.

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