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Italia-Grecia del 1934, la partita senza ritorno: le mani del regime fascista sul calcio

Italia-Grecia del 1934, la partita senza ritorno: le mani del regime fascista sul calcio

  • Alessandro Bassi
    Alessandro Bassi
Italia-Grecia nel 1934 fu il primo passo “mondiale” della Nazionale di Pozzo verso la conquista della sua prima Coppa del mondo. Una partita con connotazioni politico-sportive interessanti.

LA MACCHINA FASCISTA - Con gli anni'30 del XX secolo il calcio ha ormai raggiunto a livello internazionale un'importanza e un seguito tale da renderlo – come rilevato da Nicola Sbetti – un fenomeno significativo per le relazioni internazionali. Lo comprende molto bene la FIFA che deve fare i conti con l'uso politico del calcio da parte dei vari governi, uno dei quali è proprio quello italiano. Il fascismo, infatti, ne comprende ben presto tutte le potenzialità politiche e da subito inserisce il calcio e lo sport in generale quale “parte integrante del progetto totalitario del regime”. Il passo internazionale decisivo viene compiuto al meeting della FIFA di Zurigo del 1932 quando ufficialmente la candidatura italiana ad ospitare e organizzare la Coppa del mondo diventa effettiva. Marco Impiglia nel suo interessante saggio dedicato alla Coppa del Mondo 1934 bene spiega sul piano squisitamente sportivo quali furono gli “agganci diplomatici” che permisero all'organizzazione italiana di contare su alcuni arbitri controllandoli durante tutta la manifestazione: lo svedese Eklind, lo svizzero Mercet e il belga Baert. Dello svizzero Mercet ne riparleremo a breve perché fu l'arbitro di Italia-Grecia del 25 marzo.

TRA CALCIO E POLITICA - Quella domenica di fine marzo del 1934 non era in programma soltanto la partita tra Italia e Grecia a Milano, ma anche la tornata elettorale in forma plebiscitaria nella quale gli italiani erano chiamati ad esprimersi a favore o contro la lista dei deputati designati dal Gran Consiglio del fascismo. Ovviamente fu un plebiscito a favore di Mussolini e nessuno nel regime voleva correre il rischio che un risultato negativo della Nazionale di calcio offuscasse quello politico. In realtà quel 25 marzo ben oltre dieci milioni di italiani votarono per il regime e non poteva essere diversamente in un'Italia ormai assuefatta al fascismo e in un momento in cui l'antifascismo viveva uno dei suoi momenti peggiori con il collasso della Concentrazione antifascista sorta nella seconda metà degli anni'20 in Francia dagli esuli che si opponevano al regime e che attorno alla Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo raccoglieva esponenti del Partito Repubblicano, di quello Socialista e dei Socialisti riformisti di Turati oltre alla CGIL. Insomma, Mussolini non aveva ostacoli in campo politico e non voleva averne in quello sportivo

ITALIA-GRECIA, SOLA ANDATA - Il Mondiale italiano doveva essere l'apoteosi del regime a livello internazionale, lo strumento in mano a Mussolini per accrescere il proprio prestigio agli occhi del mondo e nulla sarebbe dovuto andare storto, men che meno era ammissibile l'assenza della Nazionale alla fase finale. Il sorteggio per le qualificazioni fu morbido e all'Italia toccò la Grecia, non certo un'avversaria irresistibile. La qualificazione doveva però essere certa e sicura e così la direzione di quell'incontro venne affidata a Mercet. Svizzero di Lugano, sciolto con la lingua italiana, René Mercet aveva diretto gli Azzurri in parecchie partite e conosceva molto bene Mauro, membro quest'ultimo della Commissione che doveva selezionare gli arbitri per ogni turno della competizione. La sua designazione avrebbe dovuto essere una sorta di “polizza assicurativa” in caso di bisogno. In realtà quel 25 marzo la partita contro i greci a San Siro non ebbe storia, troppo superiore la squadra messa in campo da Pozzo che riuscì agevolmente ad avere la meglio per 4 a 0. Tanto fu rotondo il risultato che non si giocò neppure la gara di ritorno. Sul punto un piccolo giallo storico. Il regolamento per quella edizione della Coppa del mondo prevedeva, come detto, un turno eliminatorio preliminare per ridurre le iscritte a sedici. Il turno eliminatorio era stato strutturato in gruppi da tre e due squadre: in quelli a tre squadre la formula prevedeva un girone all'italiana, mentre in quelli a due le squadre si sarebbero affrontate in una gara in andata e ritorno. Eppure, diversamente da quanto previsto dal regolamento, il ritorno della sfida tra Italia e Grecia non fu mai giocato. Detto, per amor di verità, che anche altri incontri di ritorno non vennero disputati, per alcune fonti il motivo della mancata gara in Grecia fu che, visto il risultato dell'andata, il ritorno non fu ritenuto necessario (!), per altre fonti addirittura già prima le federazioni italiana e greca si erano accordate di giocarsi l'accesso alla fase finale in gare secca in campo italiano. Però per altri ancora il motivo stava nel fatto che alla federazione greca furono donati una sede ad Atene e regalie per un totale di 700.000 dracme. Insomma, non solo si fece in modo di avere un arbitro beneviso, ma si volle azzerare del tutto ogni alea non giocando – ad ogni costo – il ritorno.

Fatto è che quella prima volta contro la Grecia regalò alla Nazionale italiana il pass per la fase finale della Coppa del Mondo, coppa che sarebbe poi stata vinta dai ragazzi di Pozzo nell'estate del 1934 sotto gli occhi di Mussolini.

(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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