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  • Juric come Gasperini, per il tridente della Juve sarà la prova del nove: il Torino non si appella solo alla legge dei grandi numeri

    Juric come Gasperini, per il tridente della Juve sarà la prova del nove: il Torino non si appella solo alla legge dei grandi numeri

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Il Torino non vince un derby dal 26 aprile 2015. Ma per trovarne uno vinto i casa della Juventus biosogna risalire al 1995, sempre ad aprile, quando sulla panchina granata sedeva Sonetti. La squadra di Juric viene da due sconfitte consecutive (Udinese e Venezia) e, pur non correndo alcun rischio di scivolare in una zona retrocessione assai lontana, ha bisogno di rialzare la testa in una sfida nella quale l’orgoglio conta quanto la tecnica. Se, dunque, non c’è una ragione certa per affermare che questa sera il Toro tornerà a vincere, ce n’è una metafisica: la legge dei grandi numeri indica che l’inversione di tendenza è assai prossima, se non imminente, e che è giunto il tempo che la storia faccia un’eccezione.

    Anche se spessissimo vincente, il derby non è mai stata una partita facile per la Juventus. Meno che mai lo può essere da quando il Torino è allenato da Juric. All’andata finì 1-0 per i bianconeri con gol nel finale di Locatelli. Ma quando Juric allenava il Verona (e sulla panchina della Signora c’era Sarri) riuscì a vincere in rimonta una partita che sembrava indirizzata dal gol di Ronaldo. Massimiliano Allegri ha detto che, per la terza gara consecutiva, la sua Juve trova una squadra che gioca con sistemi e princìpi di gioco uguali alla precedente. Ovviamente ha ragione. Ma se con il Verona di Tudor la Juve ha fatto bene, a Bergamo con Gasperini ha raggiunto il pareggio a tempo scaduto e solo su calcio d’angolo. Di più: giocando a uomo su Vlahovic, l’ex Demiral lo ha limitato moltissimo. Non che il serbo non abbia avuto almeno un paio di occasioni per segnare, ma ha mostrato di patire molto la marcatura. Siccome questa sera Bremer agirà allo stesso modo, c’è da presumere che Vlahovic, pur eccezionale, faccia molta fatica. 

    Ma questo, naturalmente, è solo uno degli aspetti della faccenda e, a dire la verità, nemmeno il più rilevante. Il primo è che il Torino, quando sta bene, corre più della Juventus, vince molti contrasti, attacca con tanti uomini. Juric è l’allievo prediletto e meglio riuscito di Gasperini. L’eredità lasciata a Verona dove, con una squadra modesta, ha fatto due stagioni poco al di sotto della zona Europa, sta avvantaggiando anche il lavoro di Tudor. Il Torino, come quel Verona, marca a uomo a tutto campo. Prova la riconquista della palla e, quando ci riesce, riparte, spesso in superiorità numerica. Inoltre Juric questa sera ritrova Belotti che un gol alla sua maniera, cioé di testa, l’aveva fatto anche contro il Venezia, ma l’arbitro gllel’ha annullato per un cervellotico fuorigioco di Pobega, un altro che corre, contrasta e segna.

    Ora la mia curiosità è di vedere contrapposti proprio Belotti con Rugani, che sostituirà Bonucci. L’altro centrale di difesa, assai più affidabile, è De Ligt che ha macchiato l’ottima prestazione di Bergamo prima con il mancato intervento su Malinovskyi e poi commettendo fallo sull’ucraino al limite dell’area. Da quella punizione è arrivato il vantaggio dell’Atalanta. Questo per dire che un errore o un passaggio a vuoto l’olandese lo concede anche nelle serate migliori. La Juve, questo è certo, riprorrà il tridente formato da Vlahovic, Dybala e Morata. Senza palla dovranno sacrificarsi più che a Bergamo, perché il centrocampo bianconero (Zakaria, Arthur, Rabiot) non debba soffrire.

    Non deve sorprendere l’esclusione di Locatelli. L’ex milanista è stanco e fuori forma, dovrebbe rientrare in Champions, ma se gioca come a Bergamo rischia di diventare un problema, seppur momentaneo, perché le qualità ci sono tutte o quasi. Sarà un derby molto fisico (ecco perchè mi aspetto Rabiot) con un Torino aggressivo e una Juve che sfrutterà gli spazi per creare occasioni. Molto bello non so, perché potrebbe essere spigoloso, tuttavia Juric sa offrire un buon calcio e Allegri, adesso che osa di più, ha capito che con i gol, e non con un solo gol, le partite si vincono più facilmente. 

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