Juve, lasciare la Superlega era l'unica via: una soluzione 'politica' conviene a tutti, anche alla Uefa
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Giancarlo Padovan
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Molti tifosi bianconeri vorrebbero sapere se la decisione di strappare rispetto al passato sia una libera scelta di Elkann e della dirigenza (Ferrero, Scanavino) o se, piuttosto, non sia stata indotta da qualche “minaccia”, più o meno esplicita (si è parlato di cinque anni di bando dalle coppe europee), proveniente da Nyon, sede dell’Uefa.
Spero che non si sorprenda nessuno se dico che, ove mai il metodo assai poco ortodosso, fosse stato effettivamente applicato, non mi scandalizzerei per nulla. Un po’ perché so che Ceferin, come tutti i capo bastone, è un elemento pericoloso e vendicativo. Molto perché le contestazioni fatte alla Juve (dalle plusvalenze al falso in bilancio, dal fair play finanziario al settlement agreement) sono ancora al vaglio di apposite commissioni per nulla inclini ad applicare sconti.
Paradossalmente, quindi, meglio una sentenza “politica”, alla quale non sia estranea né la Figc, né il presidente Gravina, vice di Ceferin all’Uefa. Da questo sistema di pesi e contrappesi uscirà un verdetto che non ha niente a che vedere con la giustizia, ma, piuttosto, con la convenienza. Della Juve e anche dell’Uefa.
