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    Juve su Inzaghino, l'amico di Paratici

    Sabato c'è Juve-Lazio e tornano d'attualità le voci di mercato sull'interesse dei bianconeri nei confronti dell'allenatore biancoceleste per il dopo Allegri. La Gazzetta dello Sport in edicola oggi racconta l'amicizia nata in oratorio tra Simone Inzaghi e il direttore sportivo della Juventus, Fabio Paratici. 

    Due ragazzini inseparabili e una piccola peste al seguito. Storia di un legame nato e consolidato grazie a una passione comune: il calcio. Simone Inzaghi e Fabio Paratici non hanno mai giocato nella stessa squadra, ma hanno condiviso l'adolescenza, tra cene, vacanze e giornate intere santificate al dio pallone. Tutto merito di Filippo, fratello dell'allenatore della Lazio e amico del cuore del ds della Juve. Il maggiore degli Inzaghi ha sempre avuto un rapporto simbiotico con il fratello, tanto da abbandonare una partitella nel campetto dell'oratorio se gli altri bambini non accettavano la presenza di Simone, di tre anni più piccolo. Paratici invece è più grande di Pippo (un anno in più) e si sono conosciuti quando erano Esordienti: si giocava San Nicolò-Borgonovese, spareggio per il campionato, Inzaghi e Paratici erano i capitani e la partita finì 6-5 ai rigori per Fabio. Dalla rivalità nacque un'intesa, che ha resistito agli anni e alla distanza e che ha coinvolto tutta la famiglia. 

    Borgonovo, il paese di Paratici, e San Nicolò, dove abitano gli Inzaghi, sono divisi da 12 chilometri. Fabio e Filippo hanno giocato diversi assieme nelle giovanili del Piacenza e da subito sono diventati inseparabili. Papà Giancarlo faceva spesso avanti e indietro per prendere e riaccompagnare Paratici, che era ospite fisso a casa loro. Non solo, le due famiglie si piacquero e cominciarono a frequentarsi con assiduità: organizzavano trasferte di gruppo per andare a vedere i ragazzi, con il piccolo Simone sempre al seguito (almeno fino a quando non ha iniziato a giocare pure lui) ma anche viaggi di piacere. Un rito che è andato avanti per molti anni, tra nutella, tiramisù di mamma Marina (la signora Inzaghi) e sfide in ogni angolo della casa e del paese, finché le vie infinite del calcio non li hanno separati. Paratici smise presto di fare l'esterno (un incidente d'auto ne condizionò la carriera) per diventare uno scopritore di talenti, Filippo ha avuto una carriera straordinaria al Milan e Simone si è tolto le sue soddisfazioni alla Lazio. Ogni tanto i tre (che hanno frequentato anche la stessa scuola, l'istituto di Ragioneria a Borgonovo) ancora si ritrovano (di solito in occasione delle feste di Natale) a casa Inzaghi, per una partita a carte e per ricordare i vecchi tempi. E per scambiarsi idee e vedute sul calcio. 

    Inzaghino da tempo non è più la mascotte del trio: con la Lazio sta facendo miracoli e due mesi fa ha messo in bacheca il primo trofeo della carriera, battendo la Juve di Paratici. Grazie a risultati sorprendenti (oltre alla Supercoppa vinta, la qualificazione all'Europa League e la finale di Coppa Italia, persa con la Juve nella scorsa stagione), Simone si è accreditato come uno dei papabili per la panchina bianconera, in caso di addio anticipato di Allegri (scadenza 2020). "È un tecnico emergente e sono sicuro che farà una grande carriera", ha detto Beppe Marotta, aggiungendo però che la Juve non sta ancora pensando al prossimo allenatore: "Siamo contenti e soddisfatti del lavoro del nostro tecnico". Paratici lo stima e Filippo, che alla Juve è stato quattro anni, vincendo uno scudetto e una Supercoppa italiana, considera il fratello pronto per una big. Simone è più pragmatico e non si schioda dal presente: si gode il magic moment (ha appena ricevuto il premio Scopigno ad Amatrice), studia e lavora per fare un altro scherzetto alla Juventus. Stavolta allo Stadium, dove la Lazio non ha mai vinto. 
     

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