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  • Juve, ma cosa succede? Irriconoscenza, nervi tesi e cessioni: rischio patatrac

    Juve, ma cosa succede? Irriconoscenza, nervi tesi e cessioni: rischio patatrac

    • Gianluca Minchiotti
    Si respira un'aria strana dentro e intorno alla Juventus. La sconfitta nella finale di Champions League ha lasciato scorie inimmaginabili alla vigilia. L'irriconoscenza dei tifosi, i nervi tesi all'interno dello spogliatoio e i casi di mercato: l'ambiente bianconero deve tenere le antenne dritte e ricompattarsi, per evitare, parole di Allegri, "un patatrac".

    L'IRRICONOSCENZA - Fra i fattori esterni alla squadra e alla società, il primo che salta all'occhio è l'irriconoscenza di una buona parte del popolo bianconero. Sei scudetti consecutivi e tre Coppe Italia di fila, una serie impressionante di record battuti in Italia negli ultimi anni; per molti tifosi tutto sembra essere evaporato nella notte di Cardiff. Questi tifosi dimenticano che la Juve ha perso due finali di Champions contro le due squadre più forti dell'ultimo decennio in Europa (Barcellona 4 Champions, Real Madrid 3 Champions), superiori ai bianconeri per qualità e quantità della rosa. Dimenticano, questi tifosi, come era ridotta (per parco giocatori e fatturato) la Juventus nel 2010, quando Agnelli e Marotta ereditarono le briciole dalla gestione Jean-Claude Blanc. Partendo da quelle basi, aver vinto sei scudetti di fila e aver raggiunto due finali di Champions in così poco tempo rappresenta un traguardo eccezionale, del quale i sostenitori della Vecchia Signora dovrebbero andar fieri. 

    I NERVI TESI - Poi ci sono le magagne interne. Sia La Stampa che la Repubblica negli ultimi giorni hanno dato autorevolezza ai rumors che erano circolati già dal giorno successivo alla finale del Millennium Stadium. E si parla di parole grosse, presunti scappellotti e tensione oltre i limiti dell'accettabile: protagonisti, Leonardo Bonucci, Paulo Dybala e Andrea Barzagli. Ma non dimentichiamo le parole di Allegri, a descrivere in altri termini l'atmosfera dello spogliatoio al 45' del match perso per 4-1 con il Madrid: "Siamo rientrati negli spogliatoi e Mandzukic lo stavano operando a una caviglia, tanto era gonfia, mentre Pjanic era sul lettino, col ginocchio ballerino, che non voleva rientrare. Poi, come avete visto, sono tornati in campo, ma le condizioni non erano proprio ideali". Prendiamo ovviamente atto anche delle parole di Beppe Marotta ("Liti? Io c'ero nello spogliatoio, e non è successo nulla di quanto si dice"), e diamo credito alla SMENTITA di Bonucci, ma quel che resta è comunque una sensazione di scarsa serenità: è evidente che qualcosa il 3 giugno non ha funzionato. Nella gestione dell'ambiente, della tensione e della partita: e qui, probabilmente, qualche colpa ce l'ha anche Allegri, tanto duro nel lasciare fuori Bonucci a Oporto quanto indecisionista in Galles.

    I CASI DI MERCATO - E poi ci sono i casi di mercato: Dani Alves che vuole andarsene, cercando la rottura attraverso una poco simpatica campagna di "incidenti" social, complicando i piani di Marotta e Paratici per la fascia destra. Alex Sandro che vorrebbe fare altrettanto, lusingato dalle offerte di Chelsea e Manchester City. Bonucci che, complice una frase enigmatica nel post Cardiff ("Orgoglioso di aver fatto parte di questo gruppo"), sembra essere arrivato alla fine del suo ciclo personale a Torino. E poi le sirene per Dybala, Buffon a fine carriera e gli acciacchi di Khedira e Marchisio, con la conseguente necessità di avere grandi ricambi a centrocampo (dove l'idea N'Zonzi non sembra una soluzione in grado di far alzare il livello del reparto).

    CICLO INFINITO O PATATRAC? - Due anni fa la Juventus perse la finale di Champions, e subito dopo disse addio a Pirlo, Vidal e Tevez, ma seppe ricostruire e continuare a vincere. Ora, dopo altri due anni di vittorie e un'altra, possibile, mini rivoluzione della rosa, il rischio "patatrac" evocato da Allegri c'è. I campioni d'Italia sapranno essere, per l'ennesima volta, più forti di tutto?         

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