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Juve: 'Tanto avremmo vinto lo stesso'

Juve: 'Tanto avremmo vinto lo stesso'

Rizzoli confonde il guardalinee: "L'ha toccata uno del Catania".
Decisivo il giudice di porta. Pulvirenti: "Gol annullato dalla panchina bianconera".
Il designatore Braschi: "Lo capisco, l'errore c'è. Ha sbagliato l'assistente Maggiani".

L'ad della Juve dopo l'episodio di Catania: "Il loro vantaggio sarebbe arrivato al 26', noi siamo abituati alle rimonte".
Marotta: "Il gol era regolare, ma avremmo vinto ugualmente".
«Se da una parte riconosco l’errore dei giudici di campo, dall’altra dico che comunque la Juve avrebbe vinto». Lo ha detto il direttore generale della Juventus, Beppe Marotta, commentando le fortissime polemiche successive al gol annullato a Bergessio a Catania. «L’impressione è semplicissima - spiega -. Chiaramente il gol era regolare, ma questa situazione non avrebbe matematicamente determinato il risultato a nostro sfavore. Il gol sarebbe arrivato al 26’, noi siamo abituati a delle rimonte».

«Spessissimo nel secondo tempo giochiamo meglio che nel primo e anche oggi abbiamo evidenziato questo fattore - ha affermato ancora - . Per cui nessuno può escludere che noi non potessimo ribaltare il risultato. Alla lunga dico che la Juventus ha dimostrato di avere una predominanza territoriale, abbiamo avuto tantissime occasioni da gol, credo che nel secondo tempo Buffon non sia mai stato impensierito seriamente». Commentando la tesi del presidente etneo Pulvirenti, che ha detto che il gol è stato annullato dalla panchina della Juventus, il manager ha affermato. «Che i nostri giocatori abbiano tale potere mi sembra una cosa talmente illogica che non merita alcuna risposta».

(Massimiliano Nerozzi - La Stampa)
 

Maggiani in fuorigioco. Prima convalida il gol, dopo 44’’ lo fa annullare.
Che cosa ha pensato l’assistente Luca Maggiani nei 44 lunghissimi secondi passati dal momento in cui ha ritenuto valida la rete di Bergessio a quello nel quale il Catania si è ritrovato sullo 0-0 contro la Juventus a causa di un fuorigioco inesistente? Il mistero, se di mistero si può parlare, è tutto racchiuso in questo lasso di tempo. Sul resto c’è poco da girare intorno: come ha riconosciuto il designatore, Stefano Braschi, e il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, siamo di fronte a un «grave errore», commesso da un guardalinee tra i più esperti (Maggiani dal 2000 è in A e dal 2004 è Internazionale). E quindi torniamo al quesito iniziale: come mai? Cerchiamo di capirlo ripartendo dall’azione decisiva in una giornata infelice per gli arbitri anche per i casi di Firenze, Napoli, Roma (moviola a pagina 20) più sabato con il fuorigioco di Abate sul gol di El Shaarawy.


I compiti di Rizzoli Siamo al minuto 25 quando Marchese crossa da sinistra: il pallone è deviato prima da Spolli e poi da Lodi con Bergessio che segue la traiettoria, bruciando sullo scatto Asamoah dopo la carambola sul palo. Facile facile il tocco per il vantaggio del Catania. L’arbitro Gervasoni convalida il gol: la bandierina di Maggiani non si è alzata e l’assistente cammina verso il centrocampo, Ma poi si blocca e ritorna indietro. La cosa non passa inosservata anche perché siamo nei pressi della panchina della Juve. Qualcuno (Pepe è il più attivo) si avvicina e inizia a chiedere il fuorigioco. Il presidente Pulvirenti ha dichiarato: «rete annullata dalla Juve». In realtà Maggiani è «vittima» dei suoi dubbi. D’istinto ha dato il gol, ma poi come spesso accade agli arbitri rielabora l’azione e qualcosa non gli torna. Soprattutto va in confusione sul secondo tocco dopo il cross, quello di Lodi. «Se c’è, allora Bergessio è in fuorigioco...». E’ questo che pensa ed è questo che lo induce a bloccarsi. Con scrupolo chiede a Rizzoli la conferma sull’autore del tocco. E qui dobbiamo aprire una parentesi sui compiti del giudice di porta: non ha nessuna responsabilità sul fuorigioco che è di esclusiva competenza del guardalinee. Tra l’altro sarebbe folle che una persona piazzata dietro la porta possa in qualche modo valutare una cosa complicatissima come l’offside. Semmai il giudice di porta ha liberato gli assistenti da altri compiti proprio per facilitare le loro valutazioni sul fuorigioco. Non è il nostro caso. «Chi ha toccato a centro area? E’ stato Spolli?». Domanda Maggiani in pieno dubbio amletico. E Rizzoli risponde: «Spolli prima, poi ancora un giocatore del Catania». «Bene, allora è fuorigioco. Bergessio è in fuorigioco». Maggiani chiude il cerchio e i 44’’ dando la sentenza a Gervasoni, rimasto accanto a lui in attesa del giudizio. Questo è quanto. L’assistente non si è fidato del suo istinto: aveva già deciso per il fuorigioco quando ha interpellato Rizzoli. Voleva solo la conferma del tocco di Lodi e non di uno juventino. Cambiare idea non è una rarità. Sabato in Padova-Bari l’assistente Schenone aveva impiegato più o meno lo stesso tempo per dare e poi annullare un gol al Bari. Con una differenza: il cambio aveva portato alla scelta giusta.

E c’è pure Bendtner La domenica no di Maggiani si completa nella ripresa quando la Juve trova il gol vittoria con Vidal. Azione viziata da un fuorigioco di Bendtner che costringe Andujar alla respinta. Certo, parliamo di mezza gamba (quindi centimetri). Della serie: errore comprensibile. Per il resto: okay il secondo giallo a Marchese (mano volontaria). Ci stava un rigore per la Juve: trattenuta di Legrottaglie su Chiellini.
(Francesco Ceniti - Gazzetta dello Sport)
 

Ma non si può sbagliare così!
Quarantaquattro secondi e novantaquattro decimi. Per perpretare uno scandalo. Per mandare in scena qualcosa che non s'era mai visto su un campo di calcio. Un assistente (Maggiani) che parla con un arbitro d'area (Rizzoli) per decidere se è o non è fuorigioco (e non era, mai), con l'arbitro centrale (Gervasoni) che assiste, come stesse al cinema, al colloquio fra i due. L'arbitro di Mantova Gervasoni (quello di un famoso Inter-Parma, con un rigore per un presunto fallo di mano di Couto che ancora se lo ricordano) e i suoi colleghi hanno impiegato molto meno per convalidare un gol, quello della Juve, nato da un fuorigioco di Bendtner. Due episodi che fanno da spartiacque in una partita piena di errori, dall'inizio alla fine. Con alcune coincidenze - figlie di designazioni sbagliate - sinistre... Il presidente dell'Aia Nicchi, alla Rai, ha scaricato la patata bollente su Braschi: «Si è trattato di un errore. Cosa è successo? Lo spiegherà il designatore, studieranno gli errori per non ripeterli». Braschi, prima, aveva già sentenziato: «C'è stato un errore, lo sbaglio è dell'assistente Maggiani, non è un fuorigioco di millimetri. Gli errori, però, fanno parte del gioco. Ora devo parlare con chi di dovere».


CHE SCENA! - Capitolo uno: sullo 0-0, il Catania va in gol con Bergessio e il gol era buono. Bergessio è sempre in posizione regolare, sia sul cross di Marchese, sia sulla deviazione di Spolli che sulla successiva sporcatura (se c'è) di Lodi. Il motivo? Semplice, Asamoah è sempre appiccicato al rossazzurro e copre la sua destra. Un ex guardalinee di fama mondiale, che ora è ai piani alti dell'Aia, ci spiegò un giorno, con un pezzo di carta e una matita, quanto è facile fissare un fuorigioco: tutto quello che sta a destra, se ha la maglia di chi attacca, è off side. Se ha la maglia di chi difende, non lo è. Per carità, non voleva essere una lezione sui massimi sistemi arbitrali. Però, se ci pensate, è proprio così... Allora, gol buono l'arbitro convalida, il guardalinee Maggiani pure poi... Poi succede l'imponderabile. Proviamo a ricostruire: la panchina della Juve protesta, all'assistente internazionale viene il dubbio ed è la cosa peggiore che può succedere. Nella mente non trova più quel fotogramma, chiede a Rizzoli (arbitro d'area per la terza volta con la Juve. I precedenti fanno rabbrividire: era a Pechino e a Udine...) quanti tocchi ci siano stati, due la risposta, ancora conciliabolo. Per un disastro.

FUORIGIOCO - E' lo stesso Maggiani (ahilui) che fa convalidare il gol della Juve: ma quando Vucinic serve Bendtner, quest'ultimo è in fuorigioco di mezza figura rispetto a Rolin. Stupisce, fra l'altro, perché Bendtner è in primo piano e, teoricamente, sarebbe stato più logico l'errore contrario (cioè, vedere lui in fuorigioco mentre era tenuto in gioco da chi era dietro di lui). Bendtner tira, Andujar respinge, Vidal segna. Patatrac.

ALTRI SCEMPI - Dopo 10 minuti, Bonucci stende Bergessio cercando la protezione del pallone. Lichtsteiner affossa, con le braccia sulle spalle, Gomez: poteva starci il rigore (siamo nell'area controllata da Rizzoli). Trattenute reciproche Legrottaglie-Chiellini in area Catania, certo che il rossazzurro rischia. Maggiani ferma Bendtner lanciato verso Andujar: non era off side, cera Legrottaglie. Dopo lo 0-1, manata di Spolli a Pogba: poteva starci il cartellino rosso e il rigore per la Juve. Da chiara occasione da gol il fallo di Legrottaglie su Giovinco lanciato a rete.
(Edmondo Pinna - Corriere dello Sport)


La moltiplicazione degli errori
La “non notizia” della giornata è che Roman Abramovich al termine della partita che il Chelsea ha perso per 3-2 in casa contro il Manchester United, non è sceso in sala stampa per annunciare che «oggi è morto il calcio». Proprio non ce l’ha fatta nè gli inglesi l’avrebbero capito. Eppure quella sconfitta subìta per due espulsioni discutibili e con il gol decisivo di Chicharito in fuorigioco extralarge potrebbe costare il titolo alla squadra di cui Abramovich è proprietario e che ha nello United una delle due rivali più temibili. La stessa scelta non ha fatto il presidente del Catania, Pulvirenti, il quale ha giurato di non aver mai assistito a spettacoli come quello andato in scena al «Cibali» con la Juve: evidentemente la rabbia per l’ingiustizia subita deve avergli offuscato la memoria oppure è uno spettatore disattento perchè di arbitri che hanno cambiato idea dopo le proteste dei giocatori (panchinari o meno) è piena la storia. Nella settimana che precede JuveInter tutto ci sarebbe voluto tranne un pasticcio del genere. Il problema è che nei due erroracci di Gervasoni e compagnia a favore dei bianconeri si è confermato come la moltiplicazione degli arbitri piaccia a Platini ma non sia un antidoto sicuro ai loro sfondoni. Ci eravamo illusi che due addetti in più, piazzati a fondo campo vicino alla porta, avrebbero ridotto gli sbagli soprattutto per i gol fantasma e proprio in JuveParma se ne era evitato uno. Ma ora tutto è tornato come prima. Anzi è stato uno dei due «arbitri addizionali» (dove hanno partorito la definizione?) a innescare la decisione sul gol annullato a Bergessio: senza l’intervento di Rizzoli tutto sarebbe filato liscio e il maxiconsulto cui abbiamo assistito con quattro arbitri impegnati a dirimere la vicenda non avrebbe partorito l’errore. Dice il saggio: 12 occhi (di sei arbitri) vedono meglio di 2 maqualche volta anche peggio. Perciò se invece di aggiungere testimoni oculari si introducessero le tecnologie si avrebbero più dati certi e comunque meno sensazioni umane in base alle quali giudicare: nel minuto impiegato nelle valutazioni a bordo campo si sarebbe potuta rivedere l’azione alla moviola con ben altro profitto. Si è sbagliato molto a Catania (e i siciliani erano già stati scottati domenica scorsa dal rigore non visto su Gomez contro l’Inter), ma anche il gol del Milan con il Genoa era irregolare per non dire della rete annullata nel pomeriggio a Mauri e del “penalty” non fischiato contro Cuadrado in Fiorentina-Lazio. La realtà è che il calcio non è morto, è rimasto colpevolmente quello imperfetto di sempre. Come sa Abramovich.
(Marco Ansaldo - La Stampa)
 

Arbitri, la domenica degli errori.
Nella pessima domenica degli arbitri il primo errore sarebbe mettere tutti gli sbagli sullo stesso piano. A Torino c’è stata un’ammonizione data e una evitata che hanno forse cambiato la partita; a Firenze un gol regolare annullato per un fuorigioco inesistente, errori pesanti, forse determinanti, ma banali come il male di vivere. Nel giro di un campionato di solito vanno e vengono. La grande stranezza è capitata a Catania perché lì era stata presa subito la decisione giusta. È questo il paradosso: sono stati necessari 45 secondi di discussioni altamente tecnologiche tra i sei arbitri per arrivare a una decisione che annullava quella esatta presa all’inizio. Non vedere un fuorigioco, un fallo, può capitare. Ma discutere in sei per cambiare una decisione giusta, è grottesco. Si dice, mettiamo la moviola in campo. Va bene, facciamolo, ma ricordiamoci che la moviola non decide, mostra. Le decisioni toccherebbero ancora agli arbitri. E ogni azione ha il suo contrario, ogni azione è quasi sempre soltanto un’opinione. Come se ne esce allora? Non credo se ne possa uscire. Bisogna accettare, a volte fidarsi, quasi sempre incrociare le dita. Ma qui è diverso. È il teatrino stesso degli arbitri a Catania che segnala una buona fede di fondo. Troppo sciocco per essere crimine. Pensate a una piccola folla di ladri: può mettersi mai a discutere la strategia del furto al microfono e davanti a tutte le televisioni? Perché questo è accaduto, una decisione normale trasformata in errore straordinario in diretta tv. No, questi non sono ladri, sono solo modesti gestori di un evento più grande di loro. Fanno grossi danni, hanno certamente sudditanze, ma sono incapaci di responsabilità illegali. Discutono tra loro davanti al mondo perché vogliono fuggire, non passare all’incasso. Questi sono errori scemi di arbitri modesti. Eppure in serie A arriva un arbitro ogni 15 mila tesserati, una selezione formidabile. Questo è il grande male, se sono innocenti e modesti nonostante la selezione. Naturalmente ognuno ha diritto di pensare anche alla malafede, gli esempi recenti ci hanno autorizzato. Ed è comunque sempre consolante pensare di avere qualcuno contro. Ma un arbitro per essere corrotto deve prima di tutto essere un grande arbitro. Un arbitro corrotto avrebbe fischiato subito il fuorigioco inesistente di Catania. Il problema è che abbiamo aumentato gli arbitri pensando che sarebbero aumentate le certezze. Stanno invece aumentando le opinioni. Ed è questo che non sopportiamo: chi pensa diversamente da noi.

(Mario Sconcerti - Corriere della Sera)
 

Errori pesanti e soliti sospetti: nulla di nuovo. 
Otto giornate che filano via lisce, poi arrivano Catania-Juve e Fiorentina-Lazio e tocca parlare di arbitraggi, soprattutto di quelli. Ne avrei fatto volentieri a meno chi invita ad abbassare i toni contribuisce ad alzarli, quindi vediamo di stare calmi. In Chelsea-Manchester United, sfida di vertice, gli errori arbitrali non sono mancati, ed è finita lì. Qui, che si rigiochi già domani, e mercoledì, e giovedì, può raffreddare le polemiche. Non sarebbe male, perché sabato c’è Juve-Inter. Fin qui, complessivamente, gli arbitri erano rimasti fuori da gravi critiche. Ieri a Catania e a Firenze gli errori sono stati pesanti. Non dirò che hanno deciso il risultato perché non ho le certezze di Marotta e di Pulvirenti. Che gli arbitri possano sbagliare è scontato, è ovvio. Poi si tratta di vedere come, e quando. Marotta ammette che il gol di Bergessio era regolare ma dice che la Juve avrebbe certamente vinto. Può darsi. Si era al 25’ pt. Ma la Juve poteva anche perdere, o pareggiare. Nemmeno parlerei di morte del calcio, come ha fatto Pulvirenti, né pretenderei pubbliche scuse alla città, come ha fatto il sindaco di Catania. Che forse avrebbe da pensare a cose più importanti di un fuorigioco. Pulvirenti, però, lo capisco. Già con l’Inter aveva di che dolersi (rigore di Guarin su Gomes). Con la Juve ha visto un gol regolare di Bergessio annullato su iniziativa della panchina juventina. Non di Alessio, in piedi ammutolito, ma di alcuni giocatori, segnatamente Pepe. L’arbitro e il guardalinee Maggiani (che ha grande esperienza) avevano convalidato. Da casa si è avuta la stessa impressione di Pulvirenti, che non è una bella impressione. Un arbitro di carattere (quindi non Gervasoni) avrebbe ammonito Pepe. Da anni, invano, dico che bisogna saper stare in campo, ma anche in panchina. Che poi sia stato Rizzoli (lui pure ha grande esperienza) a dire l’ultima parola aumenta la confusione. E i sospetti, specie in chi li coltiva e li considera il sale del nostro calcio, mai così di basso livello in Europa, forse perché in Europa si bada più al gioco che alla dietrologia. Forse. Poi, solo Juve, tanto più col Catania in 10. Non era una bella Juve e il Catania faceva il suo. Nessuna gran parata di Buffon, ma la sensazione era di una squadra-molla, pronta a scattare. Dopo il gol di Vidal, con fuorigioco di Bendtner non facile da vedere, la Juve ha avuto molte occasioni. Ci sono stati anche errori contro la Juve: una manata di Spolli a Pogba era da rigore ed espulsione. Chi guarda il calcio senza bandierine sa che non si può prevedere come sarebbe finita col gol di Bergessio convalidato. Si può dire che sarebbe stata un’altra partita e che non vorrei essere l’arbitro di Juve-Inter. Il resto lo stanno dicendo sul web juventini e antijuventini. I neutrali fanno notare che gli errori sono sempre a danno delle più piccole. Sempre o quasi. La Fiorentina, che non aveva avuto un rigore sul campo del più piccolo Chievo, è piccola di fronte alla classifica della Lazio, ma non può lamentarsi di Bergonzi. Sospetta posizione di Jovetic sul gol di Ljajic, rigore e gol (regolare) di Mauri non concessi. La Lazio ha regalato il primo tempo, poi s’è svegliata. Anche troppo (espulsi Ledesma ed Hernanes). Gli errori a caldo (a Firenze, ma anche il fuorigioco di Abate, sabato) non sono graditi, ma possono essere capiti. Quelli che arrivano dopo quasi un minuto di conciliaboli sono meno graditi e meno capiti. La Juve mantiene il vantaggio sul Napoli (1-0 al Chievo) e sull’Inter (convincente 3-1 a Bologna, Cambiasso su tutti). Bloccata la Lazio, non ne approfitta la Roma: da 2-0 a 2-3 con l’Udinese. Non solare il rigore decisivo, ma una squadra matura sa gestire le partite, e la Roma è splendida, a sprazzi. Matura no.

(Gianni Mura - La Repubblica)


ARBITRI, STRAFALCIONI, SUDDITANZE: MENO DANNI CON L’INSTANT REPLAY.
Il sindaco di Londra, Boris Johnson, non si è lamentato pubblicamente per la sconfitta del Chelsea nel match clou di ieri con lo United, deciso da un gol in sospetto fuorigioco di Hernandez, dopo che l’arbitro aveva ridotto la squadra di Di Matteo in nove. Usi e costumi diversi, la sostanza non cambia. Gli arbitri sbagliano e gli errori, inevitabilmente, condizionano i campionati. Complotti? Sudditanze psicologiche? Quello che è successo ieri a Catania, più che darci risposte certe su questo fronte, fa crescere il sospetto che sei arbitri per una sola partita siano troppi. La questione non è soltanto economica, anche se in tempi di crisi ha qualche importanza. E’ una questione pratica. Sei persone sono un’assemblea condominiale. Il fattore umano, così moltiplicato, può accendere un circolo virtuoso. Ma il rischio è che tenda a far crescere, in modo esponenziale anche le sviste e gli errori. Qualcuno ha cronometrato il tempo trascorso tra il gol di Bergessio alla Juve e il verdetto definitivo dell’arbitro Gervasoni: 44 secondi. Ci sarebbe stato il tempo per rivedere l’azione all’instant replay e decidere su immagini certe, piuttosto che consumare lunghi attimi nelle consultazioni all’interno del condominio arbitrale per arrivare a una decisione sbagliata. Anche la Lazio protesta ad alta voce per due decisioni con la Fiorentina. E pure la Roma di Zeman ha qualcosa da dire. Siamo alla punta dell’iceberg. E’ stata una domenica nera per gli arbitri. Tutti possono sbagliare, succede. E’ tempo di elezioni per i vecchi colletti bianchi: sentono che per ciascuno di loro qualcosa può cambiare. Dicono che alla fine dell’anno torti e favori si equivalgono. Anche questo alimenta i veleni. Oggi la Juve poteva perdere. Chi la sfida (Napoli, Inter, Lazio) è in credito. Sudditanze psicologiche? Non risultano. Ma forse saremmo tutti più sereni se, nel dubbio, anziché aiutare Juve e Inter una volta tanto gli arbitri decidessero a favore di una piccola, come il Catania.
(Alessandro De Calò - Gazzetta dello Sport)


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