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  • Kovacic:|Unico sorriso nerazzurro

    Kovacic:|Unico sorriso nerazzurro

    • Mauro F. Giorgio

    Quella di Diego Milito occorsa durante il confronto di Europa league col Cluj è una tegola che in casa Inter proprio non ci voleva. Una scudisciata violenta che giunge con l’irruenza dell’imprevidibilità e fa riaffiorare spettri inquietanti sul presente, ora che Stramaccioni sembrava aver trovato il bandolo della matassa del gioco interista, e pregiudica inevitabilmente il futuro poiché l’infortunio al crociato anteriore con annessi e connessi (problema al legamento collaterale) significa assenza dai campi per almeno un anno e un recupero tutto da augurare al Principe dei centravanti. Traballano ovviamente gli obiettivi stagionali, primo perché Milito è Milito, in secondo luogo perché l’Inter non ha operato bene in sede di mercato per quanto riguarda il reparto offensivo.

    Tuttavia Stramaccioni e i suoi guardano avanti poiché all’orizzonte è spuntato il motivo per il quale l’Inter può tornare a sorridere, e questo motivo si chiama Mateo Kovacic.   Il diciottenne di Linz con un illustre trascorso croato alla Dinamo di Zagabria collezionando già sei significative presenze in Champions League all’esordio ieri sera a Milano, ha impressionato per una maturità davvero fuori dal comune. Stramaccioni gli ha affidato da subito il ruolo di protagonista nel suo film dal titolo “Inter, facci divertire!” collocandolo nel vertice basso di centrocampo in quello che sembra essere il suo ruolo naturale: la regia. Affiancato da due alfieri come Cambiasso e Gargano il reuccio croato si è mosso con estrema disinvoltura sullo scacchiere della mediana chiamando e distribuendo palla come se non avesse fatto altro nella vita. Si è immediatamente notata la metamorfosi all’interno della manovra nerazzurra del dopo-Siena: stop ai lanci lunghi dei centrali difensivi (eccezion fatta per l’eterno spaesato Silvestre) e alle scorribande sulle corsie laterali, la struttura del gioco di Stramaccioni ora può poggiarsi su di un’architrave centrale, sfruttando per l’appunto i movimenti lungo la dorsale Kovacic-Guarin (anche se nell’occasione, dopo la sostituzione di Milito il 4-3-1-2 si è tramutato in un 4-4-2 con un Guarin più allineato). Vero che poi i due mesi d’assenza dai campi abbiano un po’ influito sulla continuità della partita di  Kovačić, a un certo punto la luce sembrava essersi spenta ma l’illuminazione improvvisa sull’assit del secondo goal di Palacio ha riacceso tutto e il giovanissimo talento si è potuto congedare da San Siro addirittura con una standing ovation.
    Sorge l’impressione che Stramaccioni abbia capito già subito come ottimizzare le caratteristiche di Kovacic, studiandone progressi, crescita ed evoluzione, visionando cioè la vita calcistica di questo ragazzo, che può tranquillamente operare come interno o mezzala essendo provvisto per dna di innate doti d’inserimento, da quando cioè a Zagabria Mr. Jurcic ha arretrato il suo raggio d’azione, collocandolo davanti alla difesa e consacrandolo nel ruolo di regista. Col Cluj, nella veste di perno centrale della manovra, Kovacic, ha prodotto gioco, geometrizzando le trame e, cosa più importante, conferendo equilibrio a una squadra che prima di allora non aveva mai dimostrato di possederne.
    Per un punto di riferimento perso in attacco, l’Inter ne ha guadagnato uno a centrocampo. Smarrito un Principe, ha trovato un giovane Re.


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