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Forza bruta e tecnica: Rebic è tre in uno, ideale per il Milan di Giampaolo

Forza bruta e tecnica: Rebic è tre in uno, ideale per il Milan di Giampaolo

  • Luca Bedogni
    Luca Bedogni
Se chiedi a un italiano appassionato di calcio in che ruolo gioca Ante Rebic, il nuovo acquisto del Milan, risponderà sicuro “esterno”. I più brillanti si sbilanceranno, sostenendo che preferisce la fascia sinistra, sebbene possa lavorare anche a destra, come di fatto è accaduto spesso in Russia, durante il mondiale. Se lo chiedi a Fredi Bobic, il direttore generale dell’Eintracht Francoforte (la squadra in cui ha militato Rebic nell’ultimo triennio), dirà più o meno le stesse cose (“la posizione migliore è l’esterno di sinistra”), salvo poi aggiungere che Rebic “può giocare benissimo anche come seconda punta”. E qui, tutti i tifosi rossoneri che stanno imparando a conoscere la fissazione di Giampaolo per il 4-3-1-2, possono tirare un primo sospiro di sollievo. Ma non basta. Per farsi un’idea del potenziale offensivo del croato bisogna andare oltre la Croazia. E noi Rebic, a parte la parentesi dell’immaturità, quella italiana tra Firenze e Verona, lo conosciamo principalmente attraverso l’ultimo mondiale. La mediazione pop è quella: la Nazionale. Di recente c’era stata la possibilità di vederlo all’opera contro l’Inter, nel suo club, ma tanto all’andata quanto al ritorno degli ottavi di Europa League, non ha giocato per un problema al ginocchio. E così ci è rimasto in testa lo stesso Rebic del mondiale. Ci siamo persi qualcosa? Sì, la quotidianità, la sua evoluzione in Bundes. In particolare l’influsso ‘austriaco’ di un allenatore come Adolf ‘Adi’ Hütter.   
 
CON ZLATKO DALIC, IN NAZIONALE – Intanto nel 4-2-3-1 della Croazia di Dalic, Rebic continua a essere schierato esterno. Ne abbiamo avuto un’ulteriore prova nell’ultima uscita in Azerbaijan, il 9 settembre. I tifosi rossoneri lo avranno seguito certamente con interesse e curiosità, ricavandone tuttavia la stessa impressione: un esterno. Ma questa impressione (peraltro corretta) è ai limiti del fraintendimento, considerando da una parte il percorso tattico concreto del giocatore in Germania, dall’altra le esigenze di Giampaolo.    
 


CON ADOLF HÜTTER, IN BUNDES – Adolf Hütter siede sulla panchina dell’Eintracht Francoforte dall’inizio dell’anno scorso, ossia dalla partenza di Niko Kovac. Con l’austriaco alla guida, Rebic ha portato a compimento un processo innescato dallo stesso Kovac, il quale già lo aveva allontanato dalla linea del fallo laterale per accentrarlo nelle sue variazioni sul tema del 3-5-2. Di fatto Hütter aveva ricevuto da Kovac un Rebic più seconda punta che esterno, quasi un centravanti. In sostanza un attaccante in grado di sfruttare il gioco aereo di Haller, con i suoi strappi in verticale.  



Nella prima partita da titolare con Hütter, il 30 settembre dell’anno scorso, (Rebic saltò le prime tre gare per un problema agli adduttori), il croato siglò una doppietta, pestando in tutti i modi i difensori dell’Hannover 96. L’uso della forza bruta unito alla grande velocità (è stato uno dei giocatori più veloci dell’ultimo mondiale, con un picco di 34 km/h: per intenderci CR7 ha registrato in queste prime giornate un picco di 34,62 km/h), lo rende infatti devastante in progressione. Difficilmente perde un corpo a corpo.  



Qui dopo aver saltato due uomini sulla spizzata di Haller (il primo con la forza, il secondo con un doppio passo), regala alla mezzala De Guzman la gioia del gol, restando lucido davanti al portiere. 



Sotto, contro l’Hoffenheim il 7 ottobre, ancora una volta nella coppia d’attacco del 3-5-2, ma stavolta con Jovic, viene lanciato dallo stesso Jovic a campo aperto, sopra la linea impreparata della retroguardia avversaria. 



E con uno splendido pallonetto in corsa, di sinistro, Rebic punisce l’uscita senza senso del portiere.  



Questo tipo di impiego induce a pensare che Giampaolo possa utilizzarlo subito nelle due punte, a sinistra magari. Ma quello è il posto ‘riservato’ a Piatek o sbaglio? Come avrete capito non credo al cambio di modulo nel Milan, il ritorno al 4-3-3. O per lo meno non credo finché non vedo. Dunque ci sarebbe già un problema di coesistenza, dando per scontata la titolarità di Suso (non da trequartista).



SI PARLA TANTO DI 4-3-3 MA CONTRO IL BRESCIA.. – Contro il Brescia infatti il tanto caldeggiato da alcuni e temuto da altri  passaggio al 4-3-3 non si è poi visto. Giampaolo ha semplicemente invertito Suso con Castillejo, consegnando al secondo i compiti del trequartista. Al cardellino invece è stata data maggiore libertà sul centro-destra del fronte d’attacco. Sicché il 4-3-1-2 risultava molto asimmetrico per assecondare i movimenti da esterno di Suso. Nell’azione del gol di Calhanoglu questo accorgimento tattico risulta evidente oltre che efficace. Prendete nota del movimento di Castillejo.  



L'ALTRO REBIC: IL TREQUARTISTA – Sottolineo queste cose perché a me sembra che si sottovaluti l’evoluzione di Rebic da trequartista. Eccolo qui il tocco ‘austriaco’ di Adi Hütter. Nell’ultima stagione a Francoforte, l’attaccante croato è stato anche (e spesso) schierato sulla trequarti dietro a Jovic e Haller in un più ambizioso 3-4-1-2. E in quella posizione ha brillato nel ‘triangolo magico’ delle Aquile.



L’azione riportata qui ricalca in maniera approssimativa l’attacco dell’area operato dal Milan al momento del gol di Calhanoglu contro il Brescia. Il trequartista (qui Rebic, là Castillejo) taglia sul primo palo mentre da destra proviene il cross di una delle due punte (Jovic qui, là Suso), apertasi in fascia per l’occasione. La differenza sta principalmente nella traiettoria del traversone. 



Questo Rebic trequartista, nel Milan, potrebbe essere l’unico modo per garantire la coesistenza in attacco tra il croato, il polacco e lo spagnolo, senza cambi di modulo all’orizzonte. Qualora invece si andasse verso il 4-3-3 il discorso sarebbe più semplice, ma ripeto, finché non vedo non credo. Un giocatore come Rebic, nel 4-3-1-2, potrebbe essere utilizzato da Giampaolo per attaccare centralmente i corridoi verticali tra le due punte larghe. Con effetto sorpresa assicurato. Ecco ad esempio un inserimento tra Haller e Jovic di Rebic, stavolta a campo aperto.    



L’ambidestrismo poi, a partire da una posizione centrale sulla trequarti o magari al limite dell’area, gli consentirebbe di risolvere situazioni di gioco anche più complicate, più trafficate. Perché Rebic non è solo forza e velocità, è anche tecnica.  Lo splendido gol contro il Werder Brema ne è un esempio: riceve il pallone al limite, finta di tiro col destro (vedete il difensore a terra?), pallone piazzato a giro di mancino sul secondo palo. 



Per concludere, una domanda: secondo voi a Giampaolo piacciono gli attaccanti che possono fare anche i trequartisti? Vi ricordo un suo ragionamento recente:  “Il trequartista è un attaccante.. Non penso a un trequartista che sia centrocampista, ad eccezione di qualche partita che va contestualizzata”. Insomma al Milan è arrivato sì l’esterno della Croazia, sì la seconda punta di Kovac, ma anche il trequartista di Adi Hütter. Anche o soprattutto? Al momento non si può dire.

 

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