In quelle parole, «spero che Coutinho sia l’uomo derby», c’è molto di più del desiderio di un presidente di vedere un proprio giocatore decidere una partita importante. Massimo Moratti nella notte della vittoria di Baku, felice per le congratulazioni ricevute da dirigenti avversari e possibili partner in affari, aveva una visione più ampia, una percezione del progetto che andava e va oltre la gara, seppure importante, di domani. Coutinho è uno dei volti giovani della nuova Inter, quella che i campioni vuole acquistarli quando costano poco, sfruttando le intuizioni del dt Branca, del ds Ausilio e della rete di osservatori. Coutinho, messo sotto contratto pagandolo 4 milioni (a rate) quando aveva 16 anni, è la punta dell’iceberg, la linea guida da tenere in un futuro in cui, in attesa della costruzione del nuovo stadio e dell’ingresso di nuovi soci, l’Inter deve avere la forza di vincere senza spese folli. Per riuscire nell’impresa, bisogna credere nel progetto che si porta avanti. Indipendentemente dal risultato di una partita o di una stagione. In passato Moratti cambiava spesso tecnici e progetti. Adesso no. Ora ha la forza e l’esperienza per credere nell’Inter di Stramaccioni e... dei Coutinho. Indipendentemente da come andrà il derby.