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  • L'Inter perde la testa: Conte deve ritrovare una squadra che non c'è più per fare l'impresa

    L'Inter perde la testa: Conte deve ritrovare una squadra che non c'è più per fare l'impresa

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Se non è finita, poco ci manca.

    L’Inter perde male in casa (0-2), al cospetto di un Real sontuoso (sembra che le grandi squadre spagnole, in crisi nel loro campionato, tornino a splendere solo con le italiane), finisce in dieci (sia il primo tempo, sia la partita) per l’espulsione (doppio giallo susseguente a proteste) di Vidal, resta all’ultimo posto (due soli punti) nella classifica del girone di Champions League.

    In teoria, vincendo il primo dicembre in terra tedesca (Borussia Moenchengladbach) e ripetendosi a San Siro, otto giorni dopo (9 dicembre), contro lo Shakhtar, i nerazzurri potrebbero ancora farcela ad agguantare il secondo posto. Purtroppo, però, non sono più padroni del loro destino. Serve, infatti, che contemporaneamente il Real Madrid, a quel punto già qualificato da primo, batta comunque il Borussia. Due vittorie e un favore, altrimenti anche quest’anno, per ben che le vada, l’Inter scivolerà in Europa League.

    La partita non c’è stata perché per mezzora ha giocato una squadra sola (e non era l’Inter). Poi, quando i ragazzi di Conte hanno cominciato a mettere la testa fuori dalla propria metacampo, Vidal si è fatto cacciare e tutto è finito con largo anticipo.

    La questione ruota attorno ai rigori. Quello concesso dall’arbitro inglese Taylor al Real e quello negato a Vidal. Per ironia della sorte la dinamica è simile, con un avversario che tocca l’uomo o la palla. Nel primo caso l’intervento di Barella ai danni di Nacho è chiaro sia all’arbitro che al Var (ineccepibile la trasformazione di Hazard).

    Nel secondo, invece, è assai dubbio che Varane sfiori Vidal e non la palla, sulla quale pare intervenire in modo perentorio (e comunque rischioso). L’impressione mia deve essere stata anche quella dell’arbitro addetto al Var, Attwell, che infatti non suggerisce a Taylor di andare a rivedere il contatto. Anzi, implicitamente o esplicitamente, gli conferma la correttezza della decisione.

    Il problema, però, non è il rigore non dato, ma la smodata e reiterata protesta, accompagnata da qualche parola proibita, di Vidal nei confronti dell’arbitro. Il cileno avrebbe dovuto capire che, dopo il primo giallo, sarebbe stato pericoloso insistere. Invece, in piena trance agonistica, si è messo con il petto davanti a Taylor, beccandosi il secondo cartellino e, quindi, il rosso. Eravamo al 32’ e, pur sotto di un gol e dominata dal Real, l’Inter avrebbe potuto e dovuto provarci. Ma un conto è farlo in parità numerica, un altro con un uomo in meno e, per di più, contro una squadra che fa del palleggio una delle proprie eccellenze.

    Desidero chiarire subito che, al momento dell’espulsione, il Real non solo era in vantaggio (5’ rigore di Hazard), ma aveva anche colpito un palo con Lucas Vazquez e divorato un altro gol con Mendy. Il tutto mentre l’Inter assisteva passiva al pressing coordinato dei bianchi, alle loro azioni elaborate e ad ampio raggio, con il coinvolgimento di tutti i giocatori (il centrale di difesa Nacho, sul rigore, era in prolungata proiezione offensiva) e la consapevolezza che la palla raramente sarebbe andata perduta.

    L’Inter ha fatto poco. In quella mezz’ora e poco più che è durata la parità numerica, un tiro altissimo di Vidal e una punizione, procurata sempre dal cileno e spedita in gradinata da Lukaku.

    Dopo l’espulsione, Conte ha fatto mosse giuste, ma che non hanno fruttato nulla, a parte una nevratile reazione della squadra. Prima il 4-4-1 con Lautaro esterno e Young basso a sinistra. Poi, al rientro in campo, con D’Ambrosio per Bastoni e Perisic per Lautaro.

    L’Inter era un 4-2-3 con D’Ambrosio e Young sugli esterni e de Vrij e Skriniar centrali. In mezzo i soli Barella e Gagliardini, davanti Hakimi, Lukaku e Perisic.

    Si è visto qualcosa di meglio, anche se non esattamente qualcosa di buono. Da una punizione presa da Hakimi, per esempio, Young ha messo in mezzo e Lucas Vazquez ha prima abbracciato e poi affossato Gagliardini. Rigore netto che Taylor non ha visto e Attwell, quello del Var, non ha segnalato. Difficile capire perché.

    Ora non sono in grado di sostenere la tesi del complotto arbitrale, tuttavia che Taylor e il suo collega abbiano usato due pesi e due misure è fuori da ogni discussione.

    Certo l’Inter, ridotta in dieci, non avrebbe vinto e forse nemmeno pareggiato, ma quando i rigori ci sono vanno dati e ai nerazzurri uno manca di sicuro.

    Così, un minuto prima dell’ora di gioco, con il Real in dispotico controllo, è venuto anche il raddoppio. Propiziato da uno smarcamento sapiente di Lucas Vazquez che ha guadagnato il fondo e crossato dall’altra parte dove, il neo entrato Rodrigo ha messo dentro.

    Serataccia. Che sarebbe potuta anche finire peggio se ancora Vazquez, servito da Kross, non avesse mandato sull’esterno della rete.

    Di consolante, per l’Inter, solo l’ingresso in campo di Sensi per Gagliardini. Servirà. Ma prima Conte deve ritrovare una squadra che non c’è più. Per fare le imprese impossibili bisogna tornare ad essere credibili.

    :(actionzone)
    IL TABELLINO

    Inter-Real Madrid 0-2

    Marcatori: 7’ Hazard (rig), 14’ s.t. Rodrygo

    Assist: 14’ s.t. Lucas V.

    Inter: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni (dal 1’ s.t. D’Ambrosio); Hakimi (dal 18’ s.t. Sanchez), Gagliardini (dal 33’ s.t. Sensi), Vidal, Young; Barella; Lukaku (dal 41’ s.t. Eriksen), Lautaro (dal 1’ s.t. Perisic).

    Real Madrid: Courtois; Carvajal, Varane, Nacho, Mendy; Modric, Kroos, Odegaard (dal 13’ s.t. Casemiro); Lucas V., Mariano Diaz (dal 13’ s.t. Rodrygo), Hazard (dal 33’ s.t. Vinicius).

    Ammoniti: Gagliardini (I), Sensi (I)

    Espulsi: Vidal (I)

    Arbitro: Anthony Taylor

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