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  • Lazio: il tabù Juve inizia con Floccari

    Lazio: il tabù Juve inizia con Floccari

    • Alessandro Creta
    Si definisce “maledizione” una “condanna all'odio o al disprezzo universale o, anche, a un destino infausto o alla perdizione eterna”. Ecco a noi interessa proprio il destino infausto, quel destino infausto che nelle ultime stagioni (4, per la precisione) ha colto la Lazio in occasione di ogni partita contro la Juventus. Non è certo un modo positivo per avvicinarsi alla finale di Supercoppa italiana, revival della partita giocata lo scorso 17 maggio che vide i bianconeri vincere per 2-0 prima di sollevare al cielo di Roma la Coppa Italia. Stessa sede, stesse squadre, ancora un trofeo in palio: proprio come due anni fa quando Juve e Lazio si scontrarono stavolta a Pechino sempre in occasione della finale di Supercoppa. Anche in Cina fu 2-0, firmato dalle reti dei neo arrivati Mandzukic e Dybala; uno che domenica vorrà esordire nel miglior modo con la numero 10 sulle spalle.

    Parlavamo appunto di maledizione, o di tabù se preferite: per i tifosi laziali le lancette dell’orologio sono ferme ancora lì, a quel 29 gennaio 2013 in cui Floccari con un gol all’ultimo respiro firmava l’ultima vittoria biancoceleste sulla Juventus. Come se si fosse fermato il tempo per i laziali che, contro i bianconeri, da quel giorno di fine gennaio sembrano incappati in una sorta di maledizione; quasi un prezzo da pagare per quell’insperata quanto emozionante vittoria che valse il passaggio in quella famosa finale vinta contro la Roma. 

    Di quella Lazio, al tempo allenata da Petkovic, sono rimasti solamente tre giocatori (Marchetti, Radu e Lulic, decisivo nella finalissima contro i giallorossi); 1656 giorni sono passati, e con loro anche 12 gare in cui la Lazio non è mai riuscita ad avere la meglio dell’avversario bianconero.

    Oltre alla già citata finale di Supercoppa disputata a Pechino nel 2015 infatti i biancocelesti sono usciti sconfitti anche da quella del 2013, persa per 4-0 proprio all’Olimpico. 9 sfide di campionato poi in cui la Lazio al massimo è solamente riuscita a strappare un pareggio il 25 gennaio del 2014 (finì 1-1, a Candreva rispose Llorente); poi solamente ko per i capitolini che pagano un passivo di 20 gol subiti e solamente 3 realizzati. Dati che non fanno certo sorridere i tifosi della Lazio che sperano di poter invertire la rotta già domenica; importante anche per questo sarà l’aspetto mentale dei giocatori di Inzaghi che dovranno riuscire a scrollarsi di dosso un tabù che sembra perseguitare la squadra da quel lontano 2013. C’era molta speranza nell’ultima finale disputata: la Lazio iniziò bene e spaventò la Juve in varie occasioni (clamoroso il palo di Keita), prima che i ragazzi di Allegri riuscissero a prendere il sopravvento e ad andare a segno con Dani Alves e Bonucci.

    Scherzo del destino i marcatori della finale sono i due big che hanno lasciato la Juve in questa sessione di mercato: con loro i bianconeri non hanno perso solamente due grandi giocatori ma anche uomini con la mentalità vincente; che non contemplano nella loro mente la parola sconfitta. Due assenze importanti per Allegri, una possibile chiave di lettura della gara, un aspetto sui cui Inzaghi dovrà lavorare: in questo precampionato infatti la Juve ha manifestato più di qualche problema in fase difensiva e di uscita a palla bassa da dietro (mentre prima Bonucci offriva capacità di regia arretrata e anche di lancio lungo verso l’attacco). Se la Lazio riuscirà a sfruttare queste défaillances avversarie allora potrà sperare di invertire il proprio destino e prendersi, oltre ad una grossa rivincita sui rivali, anche un trofeo che a Formello manca dal 9 agosto del 2009 quando la banda di Davide Ballardini batté 2-1 l’Inter di Mourinho a Pechino.

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