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  • Laziomania: a Tudor piace vincere, subito Juventus e Roma per farlo. E poi arriverà la partita del mercato...

    Laziomania: a Tudor piace vincere, subito Juventus e Roma per farlo. E poi arriverà la partita del mercato...

    • Alessandro De Felice
    Pragmatismo. Igor Tudor affida al lavoro e rimanda al campo ogni tipo di giudizio sul suo conto. L’allenatore croato si è presentato in conferenza stampa in maniera ermetica, dribblando domande su quelle che saranno le mosse con cui intende cambiare la Lazio e su quello che sarà il suo futuro, ma esaltando una squadra che definisce “forte e che ha un po' di tutto”.

    Il battesimo sarà di fuoco con la doppia sfida alla Juventus e il derby. Sette giorni che diranno tanto, forse tutto, del finale di stagione della Lazio. Un avvio in cui Tudor dovrà subito mostrare la sua impronta e guida la squadra in 270 minuti di vitale importanza nella corsa all’Europa, sia dal campionato che dalla Coppa Italia.

    “Si può fare bene”. Le sensazioni del tecnico croato sono positive, come lui stesso sottolinea a più riprese. L’ex Marsiglia esalta i vari Guendouzi, Immobile e Luis Alberto e non solo, parlando poco di modulo e più di individualità, definite “forti” a più riprese e in diversi reparti. Gli ingredienti giusti per vedere una Lazio diversa alla ripresa. E per capire se davvero l’avventura di Sarri in biancoceleste era giunta ai titoli di coda.

    A proposito di Sarri, l’era Tudor prende ufficialmente il via ma il croato non dimentica Sarri e il lavoro svolto prima di lui: “Maurizio è una persona che stimo tanto. C'è una grande predisposizione e cultura del lavoro grazie a Sarri. Poi c'è un ordine nella linea difensiva, il lavoro in passato è stato fatto bene”.

    Parole al miele per un allenatore che ha fatto senza dubbio la storia dell’era Lotito nonostante non abbiamo alzato trofei.

    Ora tocca a Tudor, a cui temperamento e carattere non sono mai mancati, prima in campo da calciatore e ora in panchina. Nella prima conferenza stampa in biancoceleste Tudor lo dimostra. Non vuole essere definito un sergente di ferro, una descrizione che definisce ‘brutta’; dribbla più volte domande su quello che sarà il suo sistema di gioco e le possibili variazioni rispetto alla Lazio di Sarri; interviene in tackle in quella diatriba tra ‘giochisti’ e ‘risultatisti’ che oggi divide il mondo del calcio: “A me piace vincere, non far divertire, ma se vedo una partita e dopo un po' mi annoia, cambio canale. La gente è sempre più esigente, vuole vedere vincere la squadra, ma se non gli piace non va bene”. 

    La vittoria può arrivare attraverso il bel gioco, ma il risultato resta l’obiettivo primario. Un concetto trasmesso in maniera forte e chiara. Proprio quello che serve a questa Lazio, a cui sono mancati proprio i punti in campionato finora in una stagione che ha visto i biancocelesti brillare nelle coppe e stentare in Serie A.

    Tudor ci tiene a sottolineare come il suo destino non dipenda da contratti firmati o accordi scritti, ma da quelli che saranno i risultati ottenuti in campo. Il croato non fa previsioni e non fissa obiettivi se non quello di fare più punti possibili e provare a vincere tutte le gare. “Per me la lunghezza del contratto non ha importanza. Se non lavoro bene posso andare a casa domani. Io vivo nel presente e per il lavoro, se faccio bene resto”. Pragmatismo allo stato puro.

    L’addio di Sarri con le dimissioni e l’arrivo di Tudor hanno diviso una piazza che ha stretto un legame fortissimo con l’allenatore toscano, l’unico nella gestione Lotito capace di chiedere pubblicamente il salto di qualità alla società e puntare il dito dopo scelte di mercato non condivise. La fine della sua avventura ha inevitabilmente scosso l’ambiente, sia sulla fine del rapporto che sulla scelta del suo successo.

    Se per alcuni la separazione con Sarri era necessaria per provare a ravvivare una squadra che sembrava non riuscire più reagire e spenta dal punto di vista mentale e delle prestazioni, dall’altra l’arrivo di Tudor appare come una delle più classe scelte della gestione Lotito. Il tecnico croato rappresentava probabilmente il miglior allenatore sulla piazza tra coloro senza contratto al momento, ma l’occasione Lazio per lui rappresenta una di quelle da non lasciarsi scappare, anche a costo di scendere a compromessi con il club nelle scelte di mercato e nella programmazione.

    Dopo le parole in conferenza stampa non resta che far parlare il campo. Il tecnico croato dovrà essere giudicato solamente per quello che riuscirà a garantire in termini di risultati sul rettangolo verde di gioco, senza confronti continui con quella che è stata l’era Sarri. 

    Nove partite a disposizione, ventisette punti, e le due semifinali di Coppa Italia contro la Juventus. Due mesi in cui giocarsi tutto per riconquistare l’Europa e conquistare la Lazio per Igor Tudor.

    Poi sarà tempo di mercato e di scelte, dai rinnovi dei big in rosa ai rinforzi. E lì si capirà davvero se con Tudor la Lazio vuole continuare un percorso di crescita o se dopo la parentesi Maurizio Sarri il club punterà nuovamente ad abbassare l’asticella e stabilirsi tra le squadre che lottano per un posto in Europa League, senza provare ad alzare il livello e competere nuovamente per la qualificazione in Champions League, ma questa volta farlo stabilmente e con continuità.

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