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  • Laziomania: signor Tare, è da perdenti uscire 4 volte dall'Europa

    Laziomania: signor Tare, è da perdenti uscire 4 volte dall'Europa

    • Luca Capriotti
    Per me siamo usciti dall’Europa del calcio, noi società sportiva Lazio, noi tifosi, noi addetti ai lavori ed appassionati, 4 volte. Almeno 4 volte. E non sto contando i pali o legni presi dall’AZ, e non conterò nemmeno troppo sul racconto di una partita persa male, gestita peggio, del tutto inadeguata. La Lazio esce dall’Europa del calcio 4 volte:  2 sul campo e 2 fuori. E tutte le volte lo fa calpestando male quello che i tifosi stanno vivendo per questa squadra, l’ultima a poche ore dal derby, match-Champions e partita dal senso profondissimo in questa città. 

    LE DUE VOLTE IN CAMPO - La Lazio esce male sicuramente due volte in campo:  quando l’Europa League si rivela amara, amarissima, e quando l’AZ te ne fa 4. Sono due sconfitte figlie di due macrosistemi: il primo che ci impedisce di avere una squadra che vada oltre i 13-14 giocatori validi, per scelta precisa, e il secondo per una questione di mentalità. Sulla prima, poco da fare: per anni le nostre star hanno goduto di immunità da competizione, difficilmente gli è stato messo un doppione a fianco decoroso, almeno. Parliamo del fulcro di questa squadra, da Immobile a Milinkovic. I risultati? Nessuno di loro ha veramente allenato una mentalità vincente. Nessuno. Se in Champions fa una bellissima figura e pochi anni dopo, con quasi gli stessi giocatori, fai pietà in Conference, il problema è solo la mentalità. 
    Lo stesso problema che ti segue come uno spettro in campionato: se giochi i big match sei capace di inanellare prestazioni pazzesche come successo a Napoli, se invece mancano le motivazioni non sai davvero dove trovarle. E non lo sai perché non hai la mentalità. E la mentalità si addestra, o no. E la Lazio non lo fa mai, perché il manico ha deciso così, di uscirsene con frasi del tipo “la competizione dei perdenti”. E infatti, profeta. 

    LE DUE VOLTE FUORI - La Lazio perde due volte anche fuori però. La prima parte dalla dirigenza, che non perde occasione per palesare frasi del tutto inopportune, in momenti sbagliati, come se non ci fosse più polso della squadra. L’ultimo anno (?) di Tare a Roma è un bel filotto di frasi alla cavolo, uscite improvvide, rintuzzate dal suo allenatore, e in generale di una mentalità rivedibile. L’Europa League a Formello è sempre stata vista come un fastidio, gli allenatori con questa idea sono stati tanti, il dirigente che li ha accompagnati e mai guidati verso una mentalità diversa è sempre stato lo stesso. 
    Mi spiace dirlo, ma pure Sarri non ha mai avuto uscite pubbliche (disclaimer: noi parliamo di quello che dite fuori, in conferenza, ai microfoni, dentro lo spogliatoio chi lo sa) promettenti sulle coppe europee. La sensazione che questo calcio spezzatino non gli piaccia più che una sensazione è una certezza, ma che questa mentalità sia antica, e pure molto opinabile, è un fatto. Non sarò mai d’accordo: per me è costruzione di mentalità pure uscire col cane, figurarsi gestire una coppa europea nel calcio professionistico. O si costruisce, o manca: e alla Lazio manca, a questo gruppo manca una reale mentalità vincente, una totale predisposizione a vincerle le gare, pure quelle meno motivanti.

    CHE BRUTTO PERDERE - Ok, contro l’AZ è stata dimenticabile come sconfitta, e dopo domenica, bene o male che vada, sarà una sconfitta sorpassata di brutto da una gara cruciale. Ma la gestione totale di questa esperienza europea è stata orrida, veramente indegna, e Sarri, se davvero sta puntando tutte le sue fiches sul posto Champions, dovrà davvero sperare di centrarlo. Ha solo questo, come obiettivo, oramai. Di certo non può essere obiettivo l’Europa League: abbiamo capito che non vi piace. Almeno quanto spiace, e tanto, vedere la Lazio uscire così male. 
     

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