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  • Le lacrime di Venuti, la carezza di Vlahovic e la zampata di Cuadrado: cosa resta di Fiorentina-Juve

    Le lacrime di Venuti, la carezza di Vlahovic e la zampata di Cuadrado: cosa resta di Fiorentina-Juve

    • Nicola Balice
    Era la notte di Dusan Vlahovic. In quanto protagonista assoluto, indipendentemente dalle dinamiche della partita tra Fiorentina e Juventus. Accolto con entusiasmo e difeso dai tifosi bianconeri, insultato e fischiato per tutta la serata da quelli viola. Poi la prestazione è stata complicata, la squadra lo ha sostanzialmente lasciato da solo là davanti, lui comunque non ha mai perso la testa. E alla fine, quando la Juve ha trovato comunque un gol rocambolesco che la premia oltre i suoi meriti, ecco la giocata da campione. Perché a consolare Lorenzo Venuti c'era anche lui, che in ogni caso per tutta la partita è stato bravo a non staccare mai la spina né a cedere alle provocazioni. La carezza di Vlahovic è una fotografia della serata quindi. Così come lo è quella che immortala le lacrime dello stesso Venuti, un po' maldestro e un po' sfortunato nel decidere la semifinale d'andata di Coppa Italia con un'autorete che punisce una Fiorentina a cui poteva andare stretto pure lo 0-0: era la partita dell'anno, forse la più importante di tutta l'era Commisso, i viola l'hanno persa complicando parecchio la corsa verso la finale di Coppa Italia. Lo sconforto di Venuti è comprensibile, è umano, è l'immagine più forte di questa serata.

    CI PENSA JUAN – Di Venuti la faccia che piange, di Juan Cuadrado quella che ride. Ancora lui, il colombiano, l'altro ex (uno degli altri ex) viola. L'uomo della provvidenza, soprattutto nei momenti di difficoltà, anno dopo anno. Senza andare troppo in là nel tempo, proprio in campionato è stato ancora Cuadrado a trovare il gol della vittoria, di nuovo in dinamiche fortunose considerando quel tiro-cross capace di cogliere una deviazione decisiva per trasformarsi nella traiettoria da tre punti. E pensare che questa volta avrebbe dovuto rifiatare, Allegri ci ha provato a lasciarlo fuori ma l'esperimento di Marley Aké (attaccante esterno di professioni) a tutta fascia non stava andando come sperato, un tempo in panchina è quindi stato ritenuto sufficiente dal tecnico per il colombiano. Che gettato nella mischia ha poi fatto quello che nelle ultime due stagioni gli sta riuscendo come mai prima: la differenza. Soprattutto nel momento del bisogno.

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