Leonardo: 'Nessun nesso tra il mio addio e il rinnovo di Mbappé! Momenti chiave? Gli arrivi di Messi e Ibra. Sul Milan e Galliani...'

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Leonardo, ex direttore del Paris Saint-Germain, che ha da poco salutato Les Parisiens, ha rilasciato una lunga intervista a L'Equipe in cui si è espresso a 360 gradi in merito alla sua storia. IL MILAN - "Sono stato 13 anni al Milan da giocatore, allenatore e dirigente. Lì mi sono formato come dirigente. Adriano Galliani mi ha dato un'opportunità rara nel calcio. Mi ha messo al suo fianco ed è stato per me come frequentare l'università. Ho vissuto sei anni guardando la persona che ha deciso tutto senza il peso della responsabilità all'interno di un club che ha vinto tutto. Permettendomi di poter dire la mia, di agire, come fatto con Kakà, Thiago Silva, Pato, Rivaldo. Il Milan era la continuità ai più alti livelli. Poi, penso che Parigi mi abbia dato le emozioni più contrastanti".
IL PERCORSO E I CAMBIAMENTI - "È il modo in cui la gente guarda il club che è cambiato. Prima, portare i giocatori era una missione. Ora c'è la coda per venire. Ci sono due momenti molto significativi per me, anche se non mi piace separare gli eventi. Il primo è la firma, lo stesso giorno, di Verratti e Ibrahimovic. Non è stato un caso che un giovane nella Serie B italiana e una star del calcio mondiale arrivassero lo stesso momento. Il secondo è Messi. Sono due date enormi".
MANCATA UFFICIALITÀ DELL'ADDIO - "Ne abbiamo parlato con il club. Senza dubbio questo è il mio modo di essere, ma trovo sempre un po' patetico dire 'Grazie mille, arrivederci...'. Non era importante fare una dichiarazione. Il mio rapporto al PSG è sempre stato legato a un'emozione troppo forte. Sono arrivato lì come giocatore in un momento (nel 1996) in cui il club era in fermento, la squadra aveva vinto la Coppa delle Coppe, ho vissuto un anno molto intenso. Se sono tornato qui nel 2011, è stato perché avevo indossato questi colori. C'era emozione al momento dell'arrivo, al momento della partenza e, anche lì, al momento dell'addio, ora".
NESSO TRA IL RINNOVO DI MBAPPÉ E IL SUO ADDIO - "No. Era finita la stagione e forse era il momento di decidere le cose per il futuro. Ma non voglio entrare in questo genere di cose. E il fatto di aver mantenuto un giocatore di questo livello, francese e suo, è importante per il PSG e la Ligue 1".
Condivido ciò che hai scritto, purtroppo è così, gli italiani in particolare sono particolarmente sensibili al concetto di status professionale e sociale, quindi per far carriera si venderebbero anche la madre. In certi campi come il giornalismo e la politica poi non ne parliamo, come lo definì qualcuno al suo arrivo in Italia si tratta di "prostituzione intellettuale". Altri definiscono il concetto più semplicemente come servilismo verso il padrone, ma fidati che costoro non vanno molto lontano.
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