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  • Mazzola bandiera dell'Inter: 'Volevo andare alla Juve'

    Mazzola bandiera dell'Inter: 'Volevo andare alla Juve'

    • Cesare Bardaro
    CAMPIO-NATI l'8 NOVEMBRE

    Gli auguri di buon compleanno di oggi sono per: 
    SANDRO MAZZOLA, 1942, bandiera dell'Inter, 417 presenze in 17 anni, dal 1960 al 1977. Anche se in due occasioni stava per andarsene: "La prima fu nel '70 quando c'era Heriberto Herrera. Si era creata una situazione piuttosto antipatica nell'Inter, c'erano cose che non mi andavano bene. La Juventus mi voleva, me lo ha fatto sapere, e io ho chiesto di andare a Torino. Ho parlato con Fraizzoli, però il presidente non mi ha ceduto, mi ha offerto determinate garanzie e sono rimasto. A pensarci bene tutti gli anni avrei potuto andare alla società bianconera. C'è stata una seconda volta. Fu il primo anno di Chiappella, nel 1975. Anche in quell'occasione si era creata una situazione antipatica, volevo andarmene. Infatti all'inizio dell'anno non avevo ancora firmato il contratto. Mi sarebbe piaciuto essere trasferito alla Juventus e la Juventus mi avrebbe preso, invece l'Inter stava per firmare il contratto della mia cessione alla Fiorentina. Anche in questo caso all'ultimo momento è saltato tutto e ci siamo accordati con la società nerazzurra. Pure alla Fiorentina, comunque, sarei andato. Ma si vede che il mio matrimonio con l'Inter doveva essere indissolubile". 
    Figlio di Valentino Mazzola, era detto infatti  Mazzolino. I tifosi granata non gli perdonarono il tradimento, vedendolo indossare la maglia nerazzurra. All'Inter lo portò Benito Lorenzi, detto 'Veleno' che praticamente fece da padre a lui e al fratello Ferruccio, anch'egli giocatore, scomparso nel 2013. Lorenzi, quando l'Inter gioca a San Siro, se ne andava a Cassano a prelevare i due ragazzi e li portava nel grande stadio milanese ad assistere alla partita dai bordi del campo con la maglia nerazzurra con il biscione sul petto. 
    Esordì il 10 giugno 1961 nella ripetizione di Juve-Inter, in cui Angelo Moratti aveva ordinato di schierare la squadra Primavera per protesta contro la Federcalcio. Inizialmente, infatti, era stata assegnata  la vittoria a tavolino all'Inter nella partita disputatasi il 16 aprile e sospesa per invasione di campo. Il 3 giugno però alla vigilia della domenica conclusiva del campionato, la Caf accolse il reclamo dellaJuve e decise di far rigiocare la partita, suggellando in pratica lo scudetto numero 12 dei bianconeri. Finì 9-1 per Juve e Mazzola segnò, su rigore,il gol della bandiera interista. 
    Famosa la sua rivalità con Rivera, soprattutto per la 'staffetta' messa in atto da Ferruccio Valcareggi ai mondiali di Messico 70. "Il più grosso errore, tuttavia, è stato quello di accettare la maglia numero 7 in Nazionale. Mi sono lasciato convincere, in un certo senso mi sono lasciato raggirare. Era un non senso, perché se io non appartengo al vivo del gioco, non sono Mazzola, se devo stare un quarto d'ora ad attendere la palla, confinato all'ala, il mio modo di esprimermi non serve a nessuno, non soltanto a me stesso, lo avevo accettato, io mi ero sottomesso a quel sacrificio, però la cosa è stata presentata in altro modo, mi hanno fatto persino passare per un balordo che voleva soltanto togliere il posto a Rivera. Ai tempi dei Mondiali in Messico mia moglie in Italia non poteva uscire di casa senza che l'insultassero. E allora mi sono accorto che quel compromesso era stato un grosso sbaglio, del quale pagava le conseguenze persino la mia famiglia, anche se soltanto per colpa di quattro barboni che sono soliti urlare per strada. Mi rinfacciavano il fatto che pur di giocare avevo accettato anche la maglia numero sette. Invece il discorso era ben diverso. A me Valcareggi aveva detto: 'Tu indossi la maglia numero sette ma vai dove vuoi'. Una volta in campo mi diceva: 'Tu hai la maglia numero sette, gioca largo'. Se andavo in mezzo mi dicevano che non volevo fare l'ala, se facevo l'ala mi dicevano che non volevo giocare". Il 27 maggio 1964 realizzò una doppietta nella finale, conclusasi 3-1, di Vienna contro il Real Madrid, che assegnò per la prima volta la Coppa dei Campioni. 



    Al termine Puskas gli disse: "Questa è la mia maglia; tienila, perché sei degno di tuo padre". Ha vinto 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Campionato Europeo con la nazionale nel 1968. Capocannoniere (17 reti) nel 1964-65. Arrivò secondo, dietro Cruijff, nella classifica del Pallone d'oro 1971. 
    Terminata la carriera agonistica è stato dirigente di Inter, Genoa e Torino e commentatore televisivo: "Ho deciso di smettere anche perché ritengo di avere un debito di riconoscenza nei confronti dell'Inter. E' stata la squadra che mi ha preso la mano, prelevandomi da un paesino sperduto, la pur bella Cassano d'Adda, e mi ha fatto giocare. O Dio, ho sempre dato il massimo, non c'è stata partita in tutti questi anni al termine della quale io abbia lasciato il campo senza dirmi: più di cosi non potevo fare. Ho dato e sono stato pagato, non vivo di rendita, perché nessun calciatore quando smette per tanto che abbia guadagnato può vivere di rendita nonostante le storie che si raccontano. Ma proprio per questo debito di riconoscenza non mi sento di andare in giro per gli stadi a raccogliere ancora qualche applauso e molti soldi, trascurando una società che secondo me va valutata per risollevarsi. E poi c'è un ultimo fatto, io in questi anni ho giocato sempre a certi livelli. Non so se nella prossima stagione potrò ancora vantarmi di essere Mazzola. In questa ho saltato due partite e un solo allenamento. Potrò fare altrettanto in futuro, visto che fra pochi mesi compio 35 anni?". 

    SERGIO PORRINI, 1968, ex difensore di Atalanta, Juventus, Rangers, Alessandria, Padova, Pizzighettone. Dal 7 ottobre è allenatore del Crema, in Eccellenza, al posto di Francesco Montanini. Nel 1997 aveva però dichiarato "Il calcio porta via troppo tempo per le cose importanti. Quando smetterò voglio dei figli, non certo fare il procuratore o l' allenatore. Gli investimenti economici mi serviranno per chiudere bene, un giorno. Ma chiudere del tutto". 
    Ha vinto 2 scudetti con la Juve e due campionati in Scozia coi Rangers e, coi bianconeri, la Champions League 1995-96 e la Intercontinentale 1996. "Io credo di essere una persona sincera e onesta, dunque nel mondo del pallone non posso trovarmi bene. Qui, per andare avanti, si deve recitare. La migliore persona che ho incontrato, cioè l' allenatore Bruno Giorgi, non ha una squadra. Anche Frosio, ottima persona, è a spasso. Al contrario, gente falsa è arrivata al top e potrei farvi molti esempi". Sono uno degli italiani che hanno gufato gli azzurri e Sacchi durante i mondiali americani. Non mi è mai piaciuta la sua presunzione. E' un grande allenatore, ha cambiato il calcio italiano ma con un carattere diverso avrebbe ottenuto più consensi. Per questo ho tifato Nigeria e Brasile". In ritiro giocava a scacchi con Jugovic. 

    BERNARDO ROGORA, 1938, ex difensore di Pro Patria, Gallaratese, Padova, Fiorentina, Brescia, Salernitana. Roccioso difensore del secondo scudetto viola. Quando giocava nella Gallaratese, che spesso giocava amichevoli col Mila, Nereo Rocco disse di lui “Xe bon quel mona”. Il primo anno a Firenze gli toccò marcare Mazzola, che non toccò pallone e fu espulso al 90° per fallo su Rogora. 

    Buon compleanno anche a: 
    SIMONE BONOMI, 1980, ex difensore di Prato, Poggibonsi, Avellino, Siena, Chievo, Napoli, Verona, Crotone, Bari, Perugia, Alessandria, Sorrento. Nel 2013 fu squalificato per 3 anni e mezzo per il calcio-scommesse. E' stato invece  assolto "per non aver commesso il fatto". nell'ottobre 2015 dal tribunale di Bari. 
    DIOMANSY KAMARA, 1980, ex attaccante franco-senegalese di Catanzaro (2 volte,dal  gennaio 1999 a luglio 2001 e da luglio 2014 a febbraio 2015) e Modena, dal 2001 al 2004, dove giocò in serie A per 2 stagioni. 
    MOZART, 1979, ex centrocampista brasiliano che in Italia ha indossato soltanto maglie amaranto, quelle di Reggina e Livorno. 
    JULIO SERGIO, 1978, ex portiere brasiliano invece indossò soltanto maglie giallorosse: Roma e Lecce. Spalletti lo definì "il miglior terzo portiere del mondo”. 

    BOSUN AYENI, 1978, ex centrocampista nigeriano di Reggiana e Fidelis Andria. 
    ANTONIO AQUILANTI, 1985, difensore del Feralpisalò. 
    FRANCESCO DI NUNZIO, 1985, difensore del Sudtirol. 
    RICCARDO ROSSINI, 1993, centrocampista della Pro Piacenza. 
    ISMAEL BANGOURA, 1994, centrocampista guineano della Maceratese. 

    Per la categoria METEORE: 
    MIODRAG VUKOTIC, 1973, ex difensore jugoslavo (montenegrino) 1997 acquistato dal Milan, con cui disputò soltanto qualche amichevole estiva prima di essere girato in prestito all'Empoli. dove giocò alcuni minuti nella partita con la Roma. 
    JOSIP COLINA, ex difensore bosniaco. 1 presenza nel Varese tra gennaio e luglio 2002. 

    Auguri retroattivi, infine, per due nati il 7 novembre: 
    il grandissimo “rombo di tuono” GIGI RIVA, 1944, bandiera del Cagliari e uno dei più grandi attaccanti italiani di tutti i tempi
    e MARK HATELEY, 1961, ex attaccante inglese, al Milan dal 1984 al 1987. 

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