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Milan, il futuro di Ibra era scritto. Ma Gazidis non lo chiama? Incredibile, Agnelli lo avrebbe fatto

Milan, il futuro di Ibra era scritto. Ma Gazidis non lo chiama? Incredibile, Agnelli lo avrebbe fatto

  • Cristiano Ruiu
    Cristiano Ruiu
Che Ibra non rinnovasse il contratto in scadenza il prossimo 30 giugno era chiaro dal momento in cui Gazidis ha deciso di licenziare Boban, l’uomo che aveva riportato lo svedese al Milan e lo aveva insignito, con successo, del ruolo di plenipotenziario dello spogliatoio. Per capirlo non servivano indiscrezioni o notizie più o meno vere sul freddo incontro che l’attaccante e l’ad avrebbero avuto a Milanello subito dopo la cacciata del croato. Per capirlo bastava guardare l’atteggiamento di Ibra nel primo tempo di Milan-Genoa. Indolente, svogliato, irritante e polemico con i compagni: praticamente l’esatto contrario di quanto avevamo visto fino alla partita precedente. Il messaggio era chiaro: Ibra non credeva e non crede più al progetto. Progetto che gli era stato presentato due mesi prima proprio da Boban e Maldini, mentre Gazidis aveva già fatto firmare un precontratto a Rangnick. 

Roba che neanche nelle più intricate serie di Netflix. Davvero un peccato perché lo svedese aveva avuto un impatto eccezionale su Milanello, su S.Siro, sui compagni e sui tifosi. Forse troppo per non compromettere i progetti futuri di Gazidis & co. Quello che oggi abbiamo letto sulla Gazzetta era ovvio. Nessuno, a parte i soliti trombettieri di corte, poteva e può credere nella permanenza di Ibra in questo Milan. Un particolare che rivela la rosea è ancora più preoccupante, se confermato. Leggiamo infatti che Ibra in questo periodo di isolamento abbia avuto contatti solo con Pioli e non con la società e con società intendiamo Gazidis. Ma come? Cioè, il giocatore nettamente più importante della rosa, che trascina la squadra come e più di un capitano, che oltretutto ha il contratto in scadenza a giugno, magari solo pochi giorni dopo la ripresa del campionato, e nessuno della società lo chiama? 

Ma secondo voi Andrea Agnelli in questo periodo di lockdown non ha mai sentito al telefono Cristiano Ronaldo? Incredibile. Davvero incredibile come si possa pensare di gestire un club di calcio in questo modo
. L’importanza e la leadership di Ibra in questo Milan è stata recentemente ammessa addirittura da uno dei suoi più fervidi detrattori come Arrigo Sacchi. Eppure l’ad del club che gli ha profumatamente pagato 6 mesi di stipendio non lo capisce e non lo tiene in considerazione. Ammesso e non concesso che siano veri, fondati e genuini i tentativi di trattenere Ibra per la prossima stagione, come si può pensare che siano ascoltati e recepiti dal diretto interessato? La morale è che veri o non veri, Ibra non li ascolterà nemmeno. Lui aveva già deciso di non rinnovare il contratto un minuto dopo il licenziamento di Boban o forse addirittura prima, quando aveva annusato l’aria dopo il primo giudizio di Maldini su Rangnick

E fa sorridere che proprio in quei giorni molti giornali parlavano di Ibra come del punto di riferimento per costruire il Milan del futuro. Purtroppo negli ultimi 8 anni, stagione dopo stagione, il Milan ha volutamente perso tutti i propri punti di riferimento e sembra quasi rifiutare coloro che si propongono come tali. Fuori dal campo li ha persi tutti, è rimasto solo Paolo Maldini ma risulta davvero difficile pensare che si trattenga anche nella prossima stagione. In campo sta perdendo gli ultimi 4 rimasti, come già scritto su queste pagine. Davvero un peccato perché mentre fino a qualche anno fa i fuoriclasse erano di casa a Milanello e c’era un tourbillon di campioni da stropicciarsi gli occhi, credo fermamente che per rivedere un giocatore della caratura di Ibrahimovic con la maglia rossonera ci vorranno molti molti anni. Mi sento però di ringraziare lo svedese perché come Kakà tornato a casa dopo il Real ci aveva regalato le sue ultime perle e l’ultimo gol nella storia del Milan in Champions League, Ibra ci ha regalato due mesi da "vecchio Milan". Magari più come spirito che come risultati. Ma con il passare degli anni abbiamo imparato ad accontentarci. Anche perché ormai abbiamo sempre più viva la sensazione che ogni anno che comincia il peggio debba ancora venire.

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