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  • Niang: 'Ora sono un leader. Capitano del Milan, perché no?'

    Niang: 'Ora sono un leader. Capitano del Milan, perché no?'

    Vigilia di derby e in casa Milan i motori sono già caldi, ancora fresco nella memoria il 3-0 rifilato all'Inter nell'ultima stracittadina della scorsa stagione. Proprio da qui comincia la lunga intervista rilasciata da Mbaye Niang al Corriere della Sera e da una rete di importanza straordinaria per lui: 'Quel gol mi ha liberato, ci tenevo a essere decisivo dentro una partita importante, era la serata perfetta, ho lasciato andare tutta l’emozione. Una rete domani potrebbe essere importante per vincere, ma siamo giovani, dobbiamo pensare prima al gruppo che ai singoli. Abbiamo preparato questa gara come sempre. Dobbiamo concentrarci su di noi e avere fame. Non c’è uno che rischia di più, è una partita speciale, bisogna prepararla con serenità.

    RIVOLUZIONE MONTELLA - Cos'è cambiato rispetto all'anno scorso? Niang spiega l'importanza dell'arrivo di Vincenzo Montella in panchina: "Ci siamo resi conto di quello che potevamo fare. Siamo un bel mix, con 26-27 calciatori che possono giocare tutti. Ora non ci dobbiamo montare la testa. Siamo terzi, ma basta che perdiamo una partita e torna tutto come prima. Quando Montella si è presentato ci ha detto: 'Di questa squadra farò un gruppo' È così. Quando in partita abbiamo un momento difficile è il gruppo che ti fa andare oltre. Però siamo solo all’inizio: arriveranno le difficoltà in stagione e lì dovremo essere più uniti che mai. Nessuno si aspettava fossimo così in alto, ora possiamo fare il nostro campionato dando il meglio. Il Milan deve tornare in Europa".

    DA BAD BOY A LEADER - Gli errori del passato sono alle spalle, davanti un futuro nel quale Niang si vede ancora rossonero e con un'importante fascia al braccio: "Bad boy lo dite voi, io sono un ragazzo normale che da giovane ha fatto qualche errore. L’importante è che ho capito di aver sbagliato. Sono anche sfigato perché tutto quello che faccio viene fuori, perciò non farò più niente. Se mi ritengo un leader? So quando c’è bisogno di lanciare una voce, di dare consigli ai più giovani, di essere trascinatore. Io capitano del Milan? Perché no? Sono qui da quattro anni, ho vissuto momenti che mi sono serviti da esperienza, penso di essere importante nello spogliatoio e cerco di esserlo sempre di più".

    BACCA - Un pensiero anche per il compagno Carlos Bacca, Niang non è preoccupato dal digiuno di reti del colombiano: "Segna domani. È un uomo gol, sappiamo che ne farà tanti. Altrimenti segno io".

    GENOA - Sempre Niang a Tuttosport ricorda anche l'importanza per la sua formazione del passaggio al Genoa: "Sia io che Suso abbiamo deciso di andare via in prestito. Seppur in momenti diversi, sentivamo di aver bisogno di giocare. Siamo giovani, giocare altrove non fa mai male se poi torni nella squadra di appartenenza. Sono stati sei mesi molto utili per entrambi: tutti ci hanno dato una mano, dall’allenatore alla società, dal gruppo dei compagni ai tifosi. E noi siamo stati bravi a metterci a disposizione".

    ALLENATORE - Mihajlovic, Allegri, Montella e Gasperini: quale il miglior allenatore secondo Niang? "Ognuno ha le sue caratteristiche. Per quanto mi riguarda, Mihajlovic, Montella e ovviamente Gasperini mi hanno dato sicurezza, facendomi giocare con continuità. Allegri è invece il tecnico che mi ha fatto esordire in Champions: gli devo tanto e lo stimo tanto".

    RUOLO - Punta o esterno? Niang ha le idee chiare: "Penso che a sinistra sto benissimo. Penso che centravanti è un ruolo che mi piace. Penso che gioco dove mi mette il mister".

    IL PALO DI BARCELLONA E LA CHAMPIONS - Alle spalle l'errore del Camp Nou: "Non ci penso. Avevo 17 anni, da quel palo ho fatto tanta strada e per me è dimenticato. Al massimo posso pensare che un giorno tornerà al Camp Nou e che invece del palo farò gol. Milan in Champions? Protagonista fino alla fine. Non possiamo stare fuori dall’Europa".

    FUTURO - Chiosa finale sul futuro, con il contratto in scadenza nel 2019: "Penso solo al derby".

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