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  • Pioli senza Pellissier?| Il cuore Chievo fa miracoli

    Pioli senza Pellissier?| Il cuore Chievo fa miracoli

     

    Idue rigori di Marcolini al Napoli, la fucilata di Italiano a Reggio Calabria, il diagonale di Sardo contro la Juve... E poi gli abbracci in mezzo al campo dopo il pari con il Bologna del maggio 2009 che aveva garantito una salvezza impossibile e, magari, le tre sberle di Pellissier in faccia alla Signora, sorpresa sul suo campo dall'inafferrabile capitano scaligero. 
    Sono tutti flash che presumibilmente rimbalzano nella memoria di Mimmo Di Carlo, il grande ex della sfida tra Sampdoria e Chievo in calendario domani a Marassi. Troppo fresco il ricordo, troppo belle le soddisfazioni raccolte in un anno e mezzo di panchina gialloblù. 

    Nostalgia e dolcezza. Il telefono non rivela le smorfie del volto ma chissà, forse nel consueto tono allegro della conversazione c'è anche il tentativo del tecnico di Cassino di vincere anche quella punta di batticuore... 
    Una cosa è certa: visti i recenti disagi (di entrambe) non era questo il momento migliore per stuzzicare i vecchi amici. Un punto in due partite sia per la Samp che per il Ceo costretti oltretutto - anche se per motivi diversissimi - a fare a meno dei loro superassi, Cassano e Pellissier. «Io guardo soprattutto a noi», rivela lui. «Anche perché mi pare che il Chievo stia facendo davvero un buon campionato».
    Cosa apprezza oggi della sua ex squadra?
    «È una squadra solida che sa sempre quello che vuole. E se la gioca fino alla fine. Penso a Firenze, dove negli ultimi 5' ha avuto tre occasionissime per pareggiare».
    E la Sampdoria?
    «Noi venivamo da quattro buone prestazioni fino a giovedì, a Parma, dove abbiamo giocato un primo tempo sottotono. Non era la Sampdoria che deve giocarsela in Serie A».
    E infatti è arrivato anche il patatrac.
    «Sì, ma nella ripresa ce la siamo giocata in un'altra maniera. Abbiamo avuto occasioni e siamo stati puniti da un episodio. Peccato, ma deve servire per dare più spirito, più coraggio e più forza ai miei».
    Fuori Pellissier e Cassano: chi ci rimette di più?
    «Sappiamo tutti che giocatore, che capitano, che uomo è Sergio. Del resto pure le qualità di Cassano per noi sono importanti, però...»
    Però?
    «Però, e parlo per noi, Cassano o no la mentalità della Sampdoria non deve cambiare. Si possono fare comunque buone prestazioni. E vincere. Come a Cesena, dove abbiamo portato a casa tre punti importantissimi».
    E il Chievo?
    «Anche per il Chievo l'assenza di Pellissier è importante, ma anche il Chievo ha la sua mentalità, la sua fisionomia, le risorse per fare bene in ogni caso».
    Insomma, se il presidente Garrone tra 5 minuti chiamasse per dire che con Cassano è tutto ok...
    «Alt. Mi ha chiesto di Cassano e di Pellissier e io ho risposto che Cassano è uno che ha qualità eccezionali. Ma prima si vinceva e si perdeva con Cassano e oggi si vince e si perde anche senza di lui. Ripeto: contano mentalità, ritmo, intensità. Senza rinunciare ovviamente alle doti di alcuni giocatori».
    Chi potrebbe essere allora il giocatore in grado di fare male al Chievo?
    «Mi auguro di tutto il cuore, e anche credo, che quella di domenica possa essere la giornata di Pazzini. Ultimamente è andato spesso vicino al gol. Può essere davvero che torni ad essere il suo turno».
    E al Chievo chi toglierebbe?
    «Toglierei Macola... Scherzi a parte, penso che al Chievo negli ultimi anni abbia contato soprattutto l'insieme, quel modo di proporsi al cento per cento secondo il motto "uno per tutti e tutti per uno". Al Chievo toglierei lo spirito di squadra, quello che ha nel dna».
    Nostalgia?
    «Ovviamente non posso dimenticare. E ringrazio ancora i giocatori per la loro disponibilità, i tifosi e la società per l'avventura che mi hanno permesso di vivere. Nessuno potrà mai toglierci, grazie soprattutto al sacrificio dei miei ragazzi e al loro attaccamento ai colori del Chievo, quello che abbiamo raggiunto insieme. Quella salvezza insperata del mio primo anno e quell'altra conquistata tranquillamente a 3, 4 giornate dalla fine».
    Quali sono i brividi, le emozioni rimaste incancellabili?
    «Ce n'è tanti, troppi... Penso innanzitutto al 2-1 al Napoli, l'anno della prima salvezza, quando eravamo a 10 punti dalla quota utile. Una vittoria che ci diede il la per provare a risalire la china».
    E poi?
    «Poi mi viene in mente la vittoria di Roma contro la Lazio, quel Marcolini straordinario, forse anche più del Pellissier goleador. E poi la festa-salvezza al Bentegodi dopo il pari col Bologna».
    Momenti di gloria...
    «Sì, ma tutto nasce da qualità che, ripeto, il Chievo ha nel dna. Mi viene in mente il presidente, uno che sa dare sempre forza e sostegno a tutti, che invita a crederci, anche e soprattutto nei momenti critici. Uno che ha il coraggio di osare».
    Si intuisce che con Campedelli si è lasciato benissimo.
    «Scherziamo? Il "pres" lo ringrazierò sempre! Lui come Sartori. Anche perché mi hanno dato la possibilità di allenare una società prestigiosa dove sono passati grandi allenatori».
    Da come parla sembra che Di Carlo dal Chievo abbia solo ricevuto senza lasciare nulla: possibile? Parliamone: che cosa ha lasciato invece in eredità lei ai gialloblù?
    «Beh, al Chievo ho lasciato innanzitutto la Serie A, oltretutto in un momento non facile». 
    Un pronostico per la partita?
    «L'importante per noi è riscattarci dopo la sconfitta di Parma. Cerc heremo di vincerla ben sapendo che troviamo un avversario difficile, duro da battere, ma leale. E che la giocherà a sua volta per batterci: sarà sicuramente una bella sfida».
    Ultima cosa: che cosa le manca di Verona, al di là di Veronello e dei momenti di vita professionale con la squadra?
    «Mi manca un po' Macola e le partite a briscola con lui... Che probabilmente mi avrà già sostituito... Devo dire che del Chievo mi rimarrà sempre grande affetto. Verso i tifosi e lo staff. E qualcosa a loro spero di averlo lasciato anch'io. Perché insieme credo davvero che abbiamo fatto un percorso di crescita formidabile».


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