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  • Il coro unanime del mondo dello sport: il 2021 riporti i tifosi allo stadio, una questione di cuore e soldi

    Il coro unanime del mondo dello sport: il 2021 riporti i tifosi allo stadio, una questione di cuore e soldi

    • Benedetta Panzeri
    Non i grandi colpi di mercato, non i trofei. O almeno non solo. Per la prima volta nella storia del calcio, il sogno comune a tutti i club italiani ed europei per il nuovo anno è un altro: la riapertura degli stadi. Gli spalti sono vuoti da troppo tempo, ormai da più di nove mesi: quella che a marzo sembrava una soluzione temporanea, necessaria per smaltire l'ondata di contagi da Covid-19, si è trasformata ben presto in una triste abitudine, con le partite giocate in un surreale silenzio rotto soltanto dalle urla di allenatori e giocatori, che se non altro hanno svelato ai tifosi dall'altro lato delle telecamere qualche "segreto" del campo che in condizioni normali non avrebbero avuto modo di carpire.

    UN DURO COLPO - E di giorno in giorno la questione si fa sempre più spinosa, se è vero che, come ha dichiarato il Ministro della Salute Roberto Speranza, non si assisterà alla riapertura degli impianti nemmeno dopo il 6 gennaio. Secondo un'analisi del Sole 24 Ore del novembre scorso, soltanto per la Serie A la perdita economica dovuta alla chiusura si aggira intorno ai 300 milioni di euro, sulla base dei dati della stagione 2018-19. È di circa 25 milioni, invece, l'impatto sulla B, con la Lega Pro ulteriormente penalizzata dalla riduzione degli introiti da sponsorizzazione, scesi in maniera drastica a seguito della crisi economica che ha portato molte aziende - considerato anche il calo della visibilità, che in C si basa quasi esclusivamente sulla presenza del pubblico - a tagliare i consueti investimenti nel mondo del calcio. A poco o nulla sono serviti i tentativi di riaprire i cancelli nella prima parte di stagione a 1.000 tifosi: una soluzione più che altro simbolica, di cui in molti casi hanno potuto beneficiare soltanto persone "invitate" dai club, ma che in ogni caso ha avuto vita breve, con il nuovo dietrofront imposto dal Dpcm di ottobre.

    ALL'ESTERO - Mal comune mezzo gaudio? Forse, considerando che all'estero non se la passano meglio. In Inghilterra è morto sul nascere il tentativo di riaprire gli stadi per le ultime partite del 2020: troppi i contagi in terra anglosassone con il Natale alle porte, troppe le spese per sanificazioni e altre misure di sicurezza, a fronte di incassi ridotti all'osso vista anche l'assenza di molti servizi extra come la vendita di cibo e bevande. La Francia ci ha provato in estate, quando il Covid-19 sembrava aver mollato la presa, con un massimo di 5.000 biglietti in vendita, mentre in Germania, a settembre, il Governo ha dato il via libera alla riapertura fino al 20% della capienza: in entrambi i casi, gli "esperimenti" sono durati ben poco. Per non parlare della Spagna, dove il presidente della Liga non ha negato che, salvo qualche eccezione, gli impianti potrebbero restare chiusi fino al termine della stagione in corso.

    QUESTIONE DI CUORE - Al di là del discorso economico, il cuore del problema sta anche nell'aspetto emotivo. Con la spinta del pubblico, le partite viste in questi mesi sarebbero finite allo stesso modo? La domanda, ovviamente, è destinata a restare senza risposta. Certo è che per le squadre l'assenza prolungata del "dodicesimo uomo" può essere determinante. Lo ha ammesso anche uno come Cristiano Ronaldo, che ha persino affermato di "annoiarsi" senza i tifosi, avversari compresi. Ma il coro è unanime, condiviso da (ex) calciatori, allenatori, addetti ai lavori, tutti uniti nel sostenere che lo sport senza pubblico non ha quasi senso di esistere. 

    LA SPERANZA - Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha auspicato che si possa ritrovare una parziale normalità già a gennaio. Ancora difficile, probabilmente, fare previsioni di questo tipo. La speranza è che il 2021 possa davvero rappresentare l'anno della rinascita: da non sottovalutare, anche in questo senso, l'importanza del vaccino, che può essere la chiave per un graduale ritorno sugli spalti.

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