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  • Recoba: 'Prima dell'Inter mi voleva anche la Juve. Moratti ha detto no al Barcellona'

    Recoba: 'Prima dell'Inter mi voleva anche la Juve. Moratti ha detto no al Barcellona'

    Alvaro Recoba si racconta. Il Chino è intervenuto in una lunga diretta Instagram con il canale Mario_Inter_YouTube, raccontando alcuni aneddoti interessanti.

    ARRIVO ALL'INTER - "I ricordi prima di arrivare in Italia erano gli uruguaiani che avevano giocato li, su tutti Ruben Sosa che era uno dei miei idoli. Uno quando è bambino immagina di arrivare in una grande squadra, ma non di arrivare così lontano. Sei mesi prima di arrivare all’Inter avevo fatto benissimo con il Nacional, poi il mio procuratore mi ha parlato di due possibilità: Inter e Juventus. Ero un ragazzino, avevo 20 anni. Non ti accorgi di dove vai, non lo sai. Il calciatore fa una carriera, i fenomeni di adesso non sapevano di arrivare così lontano. Quando arrivai all’Inter mi trovai in un mondo completamente diverso, io e mia moglie eravamo due ragazzini. Avevo 20 anni ma avevo una responsabilità anche con i tifosi: tutti dipendono da quello che farai in campo, se il lunedì sono contenti o tristi. Una grande responsabilità a soli 20 anni. Ho giocato con Ronaldo, Ibrahimovic, Baggio, Veron, Zanetti e mi mancano tanti altri. Se mi avessero detto di fare questa carriera all’Inter per tanti anni non me lo sarei mai immaginato. Anzi, è andato meglio di quanto immaginassi a 4 anni".

    GOL PIU' BELLO CON L'INTER - "Il primo che ho fatto contro il Brescia mi sembra uno dei migliori. Me ne son piaciuti tanti, come quello contro la Lazio a Roma. Ma il primo, dopo che lo riguardi... Era da lontano, la palla è partita forte. Poi è difficile scegliere. Il gol con l’Empoli? Il problema è che tre minuti prima ci avevo provato, ma con una palla più morbida. Il portiere aveva fiducia, è uscito sul dischetto. Lui ha pensato al cross, pensava di uscire in presa: invece ho tirato una palla tesa, dritta e lui è stato sorpassato dalla traiettoria del pallone".

    GOL DA CORNER - "Voluto? La verità è che quello è stato il primo, poi in carriera ne ho fatti altri sei. Non era così casuale (ride, ndr). Noi avevamo uno come Di Biagio che anticipava sempre tutti sul primo palo quando calciavo, capiva dove andava la palla. È una cosa in cui è difficile allenarti, nei calci d’angolo cerchi di migliorarti".

    RAPPORTO CON MORATTI - "Io mi son fatto voler bene, non solo da lui ma da tutti. Non andavo a cercarlo tutto il giorno, ero un ragazzo che faceva la sua vita, stava con sua moglie. Lui aveva questa passione e io l’ho chiamato 50 volte di più quando sono andato via all’Inter rispetto a quando ci giocavo. C’era un feeling cresciuto, vedendo un ragazzo che vedeva il calcio come lui voleva che fosse, con allegria. Ero una persona famosa, ma ero lo stesso di sempre".

    BARCELLONA - "Nel 2001, mi sembra, era uscito che potessi andare al Barcellona. Moratti era molto amico del presidente, ma ha detto subito di no, dopo due secondi".

    INTER-CAVANI - "Magari, magari. No? In questo periodo però stiamo vivendo una situazione delicata, parlare del calcio attuale e di chi arriverà o no mi sembra un po' una cazzata. In questo momento ci sono cose molto più importanti. Ognuno di noi deve stare in casa, poi si vedrà. Ora in Uruguay ci siamo resi conto che il calcio non è così importante come lo vogliamo far vedere. Quando vivi situazioni drammatiche il calcio rimane dietro come importanza, molto indietro".

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