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Rivoluzione Milan: pieni poteri a Gazidis. Via Leonardo, tocca a Campos: ma c'è il rischio di un nuovo Monchi

Rivoluzione Milan: pieni poteri a Gazidis. Via Leonardo, tocca a Campos: ma c'è il rischio di un nuovo Monchi

  • Alberto Cerruti
    Alberto Cerruti
Non c’è bisogno di aspettare domenica sera per sapere che il Milan si prepara a un’altra rivoluzione, con o senza Champions League. Un anno dopo aver salvato il club rossonero, sedotto e abbandonato tra i debiti da un misterioso cinese con la italianissima complicità della coppia Fassone-Mirabelli, il fondo Elliott ha deciso che sarà Ivan Gazidis l’uomo incaricato di ricostruire non soltanto la società, ma anche la squadra sia pure indirettamente. E siccome da quando è diventato operativo, l’1 dicembre scorso, l’ex dirigente dell’Arsenal ha progressivamente messo in fuorigioco Leonardo è chiaro che nel prossimo Milan non ci sarà più posto per il brasiliano.

Abituato da sempre a cercare nuove sfide, incapace di rimanere fedele a lungo nelle squadre come giocatore e nelle società come dirigente, dopo aver lasciato il Milan di Berlusconi per l’Inter di Moratti e quindi il Psg per andare soltanto tre mesi in Turchia, poco importa se sarà Leonardo a dimettersi o se sarà invitato ad andarsene.

Quello che conta, in prospettiva, è la nomina del suo successore, non più segreta. Gazidis, che non aveva scelto Leonardo ma lo ha trovato, punta su un portoghese che arriva dalla Francia, il direttore sportivo del Lilla, Luis Campos, già definito e presentato sui media come “il mago delle plusvalenze”. Nessun dubbio, infatti, sulla sua capacità di portare al Monaco, dove lavorava prima di passare al Lilla, i vari Moutinho, Falcao e James Rodriguez, rivenduti benissimo. E nessun dubbio nemmeno sulla sua capacità di puntare su giovani sconosciuti come Fabinho, Martial e Bakayoko, ora al Milan.

Ma un conto è fare il direttore sportivo al Monaco e al Lilla e un altro al Milan, perché le plusvalenze servono per sistemare i bilanci, ma non bastano per vincere i campionati e infatti il Lilla al massimo è arrivato secondo quest’anno. Il rischio, quindi, è quello di ripetere l’operazione già fallita alla Roma, guarda caso altra società guidata da un americano. Anche Monchi, arrivato dall’estero come Campos, era il mago delle plusvalenze al Siviglia, capace di stravincere in Europa League. Ma in un’altra realtà, ha ceduto i pezzi migliori della Roma, da Allison a Strootman a Nainggolan e malgrado le plusvalenze la Roma non si è rinforzata tecnicamente.

Anzi ha fatto un grosso passo indietro, dalle semifinali di Champions di un anno fa alla prossima esclusione dalla Champions. Perché il calcio italiano e il Milan in particolare non possono essere paragonati al calcio francese e al Lilla. Ma soprattutto il Milan deve tornare a vincere in campo, non soltanto con i bilanci e il marketing. E allora è vero che Leonardo è entrato in rotta di collisione con troppi dipendenti del Milan, da Gattuso alla Morace, ed è anche vero che non tutte le sue scelte e le sue dichiarazioni sono piaciute a Gazidis, ma sicuramente il brasiliano conosce meglio di Campos l’ambiente e la storia dei rossoneri. E infatti, un altro grande ex milanista come Donadoni, stranamente ignorato nel toto allenatore del dopo Gattuso, ha detto una frase sulla quale sarebbe bene riflettere e cioè :”se va via Leonardo e ci sarà un’altra rivoluzione, non posso essere ottimista sul futuro del Milan”.

In effetti, nella migliore delle ipotesi, il Milan dovrà ricominciare un’altra volta, anche a livello societario, con un management interamente straniero e magari anche con un allenatore straniero. Forse proprio per questo sarà confermato Maldini, per rappresentare in qualche modo il glorioso passato, anche se nessuno ha capito quale sia il suo ruolo, perché fin qui è sembrato soltanto il fedele e taciturno accompagnatore di Leonardo, sempre al suo fianco, in piedi a Milanello o seduto in tribuna.

Uomo immagine, ma senza poteri per decidere, fino a quando resisterà Maldini nel ruolo di semplice bandiera, già occupato in fondo da un altro grande capitano come Baresi? E questo è soltanto l’ultimo tra i tanti, troppi, interrogativi che accompagnano il futuro del Milan. Perché si parla troppo, e tra l’altro non in italiano, di ricavi. E troppo poco di gioco e vittorie da ritrovare. 

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