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  • Roma, l'incredibile parabola di Gerson: sei mesi per distruggere un talento

    Roma, l'incredibile parabola di Gerson: sei mesi per distruggere un talento

    • Francesca Schito
    Gerson, il dieci del futuro. Gerson, il possibile erede di Totti. Anzi no, l'uomo chiamato a sostituire Pjanic volato a Torino. Gerson, il protetto di Sabatini. Il ragazzo con la clausola legata al Pallone d'Oro, il gioiello strappato al Barcellona. Gerson che dopo sei mesi viene preso e impacchettato, destinazione Lille. In mezzo tantissima panchina, pochissimi minuti e una presenza da titolare che ancora risulta inspiegabile. Cosa è andato storto?

    FLUMINENSE-ROMA, ANDATA E RITORNO - Tutto parte dall'equivoco di fondo con il padre del ragazzo. Walter Sabatini aveva una fiducia cieca nel talento del brasiliano, al punto di fargli arrivare una maglia della Roma numero 10 con il suo nome sopra. Una mossa oculata per convincere il giocatore, che aveva accettato di buon grado la corte giallorossa, rinunciando anche alla possibilità di finire al Barcellona. Ma il primo errore, forse il più grande è stato compiuto al momento dell'acquisto, non chiarendo all'entourage di Gerson l'intenzione di spedirlo in prestito in Italia per sei mesi. Un escamotage che avrebbe permesso alla Roma di aggirare il limite degli extracomunitari tesserabili e al calciatore di ambientarsi in un campionato a lui totalmente sconosciuto. I 16.6 milioni versati dalla Roma si rivelano una sorta di boomerang, con i giallorossi che si ritrovano costretti ad accontentare il papà di Gerson: Fluminense-Roma-Fluminense in pochi giorni, il futuro numero 10 torna a Rio de Janeiro per ripresentarsi a Trigoria solamente in estate.

    QUALE RUOLO? - Spalletti inizia a lavorare sul ragazzo ma capisce ben presto che il processo di ambientamento non sarà dei più semplici. Troppo lento per agire con tanti metri davanti a sé, troppo poco abituato alle marcature asfissianti per lasciare da subito il segno da trequartista. Il tecnico decide di riadattarlo come mezz'ala, ma il brasiliano di campo ne vede pochissimo. Spezzoni fugaci in campionato, qualche chance in Europa League, dove Gerson conferma le qualità tecniche ma in un livello infinitamente più basso rispetto a quello della Serie A. Quando Spalletti decide di lasciarlo fuori anche nelle ormai inutili sfide continentali, sorgono i dubbi. La Roma ha davvero speso quasi 17 milioni di euro per un giocatore che non può utilizzare? I dubbi vengono spazzati via in maniera incomprensibile. Perché Spalletti lo getta nella mischia nella serata più delicata, nella tana della Juventus in quello che ha il sapore di uno scontro cruciale per lo scudetto. E lo fa piazzandolo fuori ruolo, esterno destro nel 4-2-3-1. Gerson non indovina una giocata, rischia l'espulsione e viene ovviamente sostituito. La storia, di fatto, finisce lì. 

    SENZA IL "TUTORE" - L'altra spallata decisiva, Gerson la riceve quando Walter Sabatini rassegna le proprie dimissioni. Massara è stato il braccio operativo del direttore sportivo, ma deve trovare soldi - e in fretta - per il mercato di gennaio. Lo fa accelerando le pratiche per l'addio definitivo di Iago Falque e scopre di avere la possibilità di farlo con Gerson. Si parla di cinque milioni per il prestito e tredici per il riscatto da parte del Lille tra 18 mesi. Il nuovo ds non può perdere un'occasione così ghiotta: un tesoretto immediato, la prospettiva non solo di non fare una minusvalenza ma addirittura di concludere una plusvalenza robusta nei prossimi mesi, con il valore del cartellino ammortato di un anno. Il progetto Gerson rischia di essere già al capolinea, a meno di ripensamenti del club francese. Nel tritacarne romano, lo stesso che voleva rispedire al mittente Dzeko dopo sei mesi, è normale amministrazione.

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