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  • Roma quarta, Sampdoria piegata dal rigore di Pellegrini: Ferrero costretto a fuggire dallo stadio

    Roma quarta, Sampdoria piegata dal rigore di Pellegrini: Ferrero costretto a fuggire dallo stadio

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    Detto che la Sampdoria non ha indirizzato un solo tiro nello specchio della porta di Rui Patricio; precisato che la Roma ha lucrato con cinica determinazione e grande sacrificio atletico il calcio di rigore trasformato dopo appena 9’ da Pellegrini (tocco di mano in area di rigore di Ferrari, pizzicato al Var da Aureliano, Di Bello non l’aveva notato). Aggiunto che la vittoria della Roma non fa una grinza e che nel finale Belotti e due volte Zaniolo hanno avuto il pallone del 2-0 ma l’hanno bruciato, il match di Genova è bello che raccontato nella sua essenza intera. La Roma balza al quarto posto. La Sampdoria resta conficcata all’ultimo. E tutto ciò si spiega. 

    Resta da riferire di una gara molto tirata (sette ammoniti più i gialli a Stankovic e a un membro della panchina della Roma), dominata fisicamente da una Roma strapotente e generosamente disposta al sacrificio collettivo, messa in campo alla perfezione, con Pellegrini, Camara e Cristante che a centrocampo hanno tolto ossigeno e spazio ai dirimepettai blucerchiati, Rincon e Djuricic, mentre Villar si è distinto per lucidità di palleggio e geometrie. Nel deserto, però. La difesa della Roma ha dominato i cieli e la terra, Caputo e Gabbiadini e nella ripresa Quagliarella e Pussetto - nella Sampdoria avanti tutta improvvisata da Stankovic - si sono dibattiti come uccellini nelle grinfie del gatto, impersonato dal trio Mancini-Smalling-Ibanez senza praticamente toccare palla nella zona calda. Da cui la serata inoperosa di Rui Patricio. Davanti promettenti segnali di intesa fra Abraham e Belotti, con la spalla aggiunta di un El Shaarawy brillante e motivato. 

    La Sampdoria che ha dato tutto quello che aveva, cioè poco. E resta mestamente inchiodata all’ultimo posto in classifica, ultima e sola come un cane randagio. Appesa alla speranza dell’arrivo della nuova proprietà – lo sceicco qatariota Al Thani – unica alternativa al possibile fallimento del club. Per rendere il boccone romanista più indigesto, al 20’ del primo tempo è comparso in tribuna l’ex presidente Massimo Ferrero, arrestato il 6 dicembre dell’anno scorso, sotto processo per una trentina di capi di imputazione e vissuto dalla gente blucerchiata come il massimo responsabile dello sfacelo della società. Avvistato durante l’intervallo nello sky box dove aveva preso posto, Ferrero ha scatenato l’ira della folla. Dalla gradinata sud, cuore del tifo blucerchiato, un gruppo di tifosi ha tentato di sfondare e raggiungere la tribuna. Contenuti dalla polizia, i fans hanno intonato cori di rabbia all’indirizzo del Viperetta che è stato “consigliato” dalla Digos ad abbandonare lo stadio. Cosa che fortunatamente ha fatto, mentre il presidente in carica l’ex calciatore Marco Lanna, si prodigava per sedare i tumulti. Una sciocca provocazione, Ferrero non aveva alcuna ragione per comparire allo stadio e non venga a raccontare che era al seguito della Roma, la sua squadra del cuore. Non ci crederebbero neanche all’asilo. 

    Meglio tornare al calcio giocato. Sorpresa! Mourinho dirotta Zaniolo in panca e ripropone la Roma a due punte… e mezza, Abraham e Belotti con El Shaarawy esterno sinistro con licenza di aggredire Bereszynski sulla fascia. Gioca Camara con l’ordine di appiccicarsi alla schiena dell’ex Villar, epurato all’epoca da Mourinho, che Stankovic ha promosso a direttore dell’orchestra blucerchiata. Il tecnico serbo ha scelto una Sampdoria disposta col 4-4-2, Gabbiadini è avanzato al fianco di Caputo, Leris e Djuricic sono gli esterni di centrocampo (ma il serbo si accentra spesso a creare superiorità sulla trequarti campo), Ferrari per l’infortunato Murillo gioca accanto a Colley. Sabiri siede in panchina (entrerà nel finale, a cose fatte), ultimamente il ragazzo è sceso in rendimento e Stankovic non fa sconti a nessuno. 

    Bell’atmosfera al Ferraris, nonostante l’orario ingrato del giorno feriale. Più di ventimila anime a sgolarsi per la Sampdoria ultima in classifica. Nella Sud compare il ritratto gigante del presidente dello scudetto, Paolo Mantovani, del quale nei giorni scorsi ricorreva il 29esimo anniversario della scomparsa. In tribuna oltre al presidente blucerchiato Lanna ci sono due suoi ragazzi, Lombardo e Mannini. Nostalgia canaglia… 
    Pronti via e l’equilibrio del match si rompe. C’è un lievissimo tocco col braccio in area di Ferrari sul cross da sinistra di El Shaarawy, il difensore ha il braccio largo che ritrae all’arrivo del pallone ma non riesce ad evitare il contatto. Di Bello non ha visto e lascia proseguire il gioco per oltre un minuto. Richiamato al Var da Aureliano (che a Genova ricordano nelle preghiere per un rigore negato contro la Lazio), il direttore di gara dà un’occhiata allo schermo-Var e indica il dischetto del calcio di rigore. Nulla da eccepire a norma di regolamento ma che regolamento è questo che punisce l’aumento del volume corporeo come se il calcio fosse diventato un balletto di eteree étoiles? Peccato che nessuno ne parli mai. 

    Per la Sampdoria il match diventa un piccolo Stelvio, da scalare col fiato sul collo di una Roma che si attesta a presidio, lasciando all’avversaria il compito di cucire trame di gioco comunque innocue per replicare negli spazi larghi concessi dai blucerchiati. Di Bello ignora un abbraccio di Mancini a Ferrari in pena area, il Var consente e tace. L’arbitro pugliese capovolge la decisione su un corner negato alla Sampdoria, il pubblico mugugna e insomma c’è pathos sul prato invero spelacchiato dello stadio più inglese d’Italia ma lo spettacolo latita. Nulla da segnalare salvo una brutta botta rimediata da Pellegrini che rimarrà stoicamente in campo fin quasi alla fine. 

    Ripresa più ricca, sebbene lo slancio della Sampdoria si risolve in una piccola via crucis, ci si danna a cucire gioco fino al limite dell’area giallorossa, ma la manovra scema con il passare dei minuti. Pussetto e Murru hanno preso il posto di Leris e Augello, tra i peggiori della Sampdoria, il prodotto non cambia. Anzi la manovra dei ragazzi di Stankovic si ingolfa nelle fitte trame della Roma che palleggia con soave levità e quando non ha palla bracca gli avversari in ogni angolo del campo e impedisce loro di ragionare. Al 10’ Belotti riceve da Abraham la palla del raddoppio, bravo Audero a cancellare la chance. Cominciano le sostituzioni e anche lì la differenza dei valori salta agli occhi. Fuori Rincon e Gabbiadini per Verre e Quagliarella,  la Sampdoria davanti continua a boccheggiare come uno squalo sdentato e spiaggiato. 

    Al 13’ un braccio birichino di El Shaarawy sfugge a Di Bello (che per tutto il match vede e non vede ma soprattutto non vede) ed essendo il tocco appena fuori area il Var non interviene. Ululati del pubblico. Stankovic si agita col quarto uomo Serra e Di Bello, uscito dal letargo, accorre ad ammonirlo. Partita costellata di infortuni, per fortuna non gravi. Gli scontri si susseguono, colpa anche del prato, infido e scivoloso. Mourinho tira via Abraham e Camara (bravo il ragazzo) e tenta con Zaniolo e Matic. La Roma resta tetragona, la Sampdoria acquista finalmente un po’ di scioltezza e coraggio, e guadagna campo. Ma sono fuochi fatui, le occasioni pendono tutte dalla parte giallorossa, negli spazi sempre più larghi i velocisti della Roma vanno a mille. Audero salva su Zaniolo colto però in posizione di fuorigioco. 

    L’assalto finale (è nelle intenzioni perché nei fatti non si materializza mai) prevede la Sampdoria schierata col 3-4-3. E l’assistenza di Sabiri subentrato a Diuricic, in perenne ricerca della posizione in campo. Una manna per i puledri romanisti, Zaniolo si mangia il 2-0  poi si becca il giallo (Di Bello lo aveva appena perdonato per un pugnetto sul viso di Ferrari) e insomma la partita finisce come si era intuito fin dalle prime mosse, indirizzata dal rigore di Pellegrini. Roma vittoriosa, che balza al quarto posto. Per la Sampdoria la notte è sempre più buia e lunedì prossimo l’attende lo spareggio di Cremona. Dei del cielo, abbiate pietà di chi al tempo di Paolo Mantovani, stupì l’Italia e l’Europa. E oggi si danna per sopravvivere. 


    IL TABELLINO: 
    Sampdoria-Roma 0-1 (primo tempo 0-1) 
    GOL: 9’ p.t. rig. Pellegrini (R). 
    SAMPDORIA (4-4-2): Audero; Bereszynski, Colley, Ferrari, Augello (1’ s.t. Murru); Leris (1’ s.t. Pussetto), Rincon (14’ s.t. Verre), Villar, Djuricic (dal 29’ s.t. Sabiri); Gabbiadini (14’ s.t. Quagliarella), Caputo. All. Stankovic. 
    ROMA (3-4-1-2): Rui Patricio; Mancini, Smalling, Ibanez; Zalewski (38’ s.t. Karsdorp), Cristante, Camara (23’ s.t. Matic), El Shaarawy (29’ s.t. Spinazzola); Pellegrini; Belotti (38’ s.t. Bove), Abraham (23’ s.t. Zaniolo). All. Mourinho. 
    Arbitro: Marco Di Bello della sezione di Brindisi. 
    Ammoniti  : 32’ p.t. Ibanez (R), 39’ p.t. Rincon (S), 20’ s.t. Verre (S), 21’ s.t. Pellegrini (R), 24’ s.t. Pussetto (S), 46’ s.t. Colley (S), 48’ s.t. Zaniolo (R). 

     

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