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  • Romamania: disastro targato Monchi, che ha distrutto la squadra di Sabatini

    Romamania: disastro targato Monchi, che ha distrutto la squadra di Sabatini

    • Paolo Franci
    In quello splendido stadio di Oporto, il do Dragao, Di Francesco fa All In. O dentro o fuori in Champions League, o dentro o fuori sulla panchina della Roma. A meno che non si voglia insistere ancora, tenendo botta oltre il botto. A meno che non si resista ancora una volta alla reazione di James Pallotta qualora la Roma dovesse dire addio alla Champions. Già dopo la sconfitta con il Bologna – e non solo, si narra – Pallotta avrebbe voluto il cambio di allenatore. Fu Franco Baldini _ riporta la leggenda dei ben informati _ a salvare il tecnico dopo quella figura vergognosa.

    Chissà, non ci fosse stata la Champions alle porte, il destino del tecnico romanista si sarebbe forse consumato oggi o al massimo, alla luce _ luce? Buio totale _ di quel derby così umiliante, che è difficile di ricordarne di simili.

    La Roma s'è consegnata alla Lazio in evidente stato confusionale dal punto di vista tattico, atletico, agonistico inteso come cattiveria. E non si tratta di un fatto episodico: la Roma è stata inguardabile e testimonial di un caos disorganizzato anche con il Bologna e il Frosinone. Sintomi implosivi che hanno suonato a morte _ sportivamente s'intende _ man mano che s'avvicinava il derby. Contro una squadra, la Lazio, che ha giocato una grande partita, ma stanca e certo non irresistibile. Non al punto di infierire in quel modo, intendo.

    Di Francesco, tecnico che stimo ma che evidentemente è finito sul binario morto, ha fatto tutto il peggio del peggio in questa partita. Il suo 4-3-3, almeno con gli interpreti che ha a disposizione al cospetto di un 3-5-2 impreziosito dal ruolo di guastatore ritagliato sulla linea di centrocampo per Luis Alberto, è stata una roba da Generale Custer sulla collina. E quando s'è capito che la Lazio avrebbe dominato il centrocampo, Di Francesco non ha trovato contromosse per il povero Florenzi (in condizioni di forma tragiche), attaccato sempre da due uomini e poco protetto da Zaniolo.

    Poi, veniamo alle scelte. Juan Jesus e non Marcano. Forse perchè serviva uno veloce per marcare Correa. A ripensare alle azioni dei primi due gol verrebbe da sorridere se non ci fosse nulla da ridere. Eppoi Marcano non aveva giocato male a Frosinone. Anzi. Dunque, il difensore brasiliano è stato ammonito dopo 240 secondi. E dopo altri otto minuti ha aperto il portone dell'area a Caicedo. Sì certo, lì Fazio fa una roba che neanche alla scuola calcio: apre il campo a Correa invece di chiudere la via centrale, ma Juan Jesus, diamine, l'avete visto? Ogni palla una mina da disinnescare. Poi nella ripresa, DI Francesco fa entrare Perotti al 16' e, udite udite, Pastore al 21'. Togliendo muscoli e cervello, cioè Zaniolo (acciaccato, ma in panca c'era Nzonzi no?) e De Rossi. La Lazio ci ha messo quattro minuti ad approfittarne filando via liscia verso l'area per prendere il rigore che ha chiuso il match. Ora: capisco la voglia di rimontare, ma la mossa della super trazione anteriore in una squadra che non riusciva ad arginare neanche in assetto normale, beh, può andare bene, ma negli ultimi dieci minuti. Non quando manca mezz'ora.

    Si dirà: ci ha provato. Vero, ma così ha rischiato troppo, considerando che razza di squadra sia la Roma in questo momento. Una squadra che se perde Manolas non difende più e si consegna. Una squadra che senza De Rossi affoga.

    E qui, chiamiamo in causa Monchi. Lasciamo perdere la lista dei suoi acquisti disastro. Guardiamola nel suo complesso. Ha smontato la squadra che era arrivata in semifinale di Champions _ non con i suoi giocatori, ma con quelli di Sabatini _ e ha costruito una Roma squinternata, fragile, senza una logica nella scelta della gran parte di ruoli e uomini. Ha strapagato giocatori che oggi valgono un terzo (e voglio essere buono) o addirittura nulla. E Di Francesco sta pagando anche oltre le sue responsabilità. Corre voce che alla fine di questo biennio capolavoro Monchi se ne andrà. E vedi un po' che non se ne vada. Il punto è ragionare su quanto tempo ci vorrà per ricostruire la Roma, soprattutto se non dovesse arrivare l'assegno dell'Uefa per la prossima qualificazione in Champions e quindi qualche altra dolorosa cessione. L'ennesima.

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