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  • Romamania:| La prima volta di Rosi

    Romamania:| La prima volta di Rosi

    E' arrivato il suo momento. Aleandro Rosi lo sa. Ventiquattro anni, cresciuto alla Garbatella, quartiere dove il cuore giallorosso pulsa più forte. Si prepara al suo primo derby. Ha girovagato molto nelle ultime stagioni, specialmente lungo la Toscana. E' tornato l'anno scorso, con poche fortune. Lo scontro con i cugini l'ha visto soltanto da spettatore. Ora, in una Roma stampo Usa, guidata da un asturiano e rimodernata da dieci arrivi dall'estero, è chiamato a proseguire il tracciato già solcato da Totti e De Rossi.

    Debuttante a casa propria. Alla pari di Stekelenburg, Heinze, Josè Angel, Pjanic, Bojan ed Osvaldo. Ma tra questi, soltanto Aleandro sa veramente cosa sia il derby della capitale. L'ha vissuto fin da bambino. Portandosi una radiolina all'orecchio, oppure più grandicello dalla pista d'atletica dell'Olimpico. L'indomani, gli sfottò con i compagni a scuola. Che duravano fino al derby successivo. Una partita lunga un anno, si dice. Ed è vero.

    I novizi mentono bonariamente, adducendo dalla loro il fatto di averne giocati tanti in altre latitudini. Non conta nulla. Roma è diversa. Domenica sera non ci sarà una coreografia, ma centinaia di bandiere a fendere l'aria ottobrina. Ed un ruggito. Quello della Sud. A scandire i loro passi veloci all'uscita del boccaporto. Per il riscaldamento iniziale. In quel momento inizieranno a capire e lo stesso Rosi avrà un sussulto, spalle ad un campo, nel quale desidera scrivere la storia. Quella sera. Per la prima volta protagonista. In un derby.

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