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  • Rooney tra calcio, alcol e risse: 'Avrei potuto uccidere qualcuno o me stesso'

    Rooney tra calcio, alcol e risse: 'Avrei potuto uccidere qualcuno o me stesso'

    Wayne Rooney racconta tutto. Dall'infanzia violenta all'alcol fino alla paura di morire, l'ex attaccante di Everton e Manchester United si mostra senza censure in un documentario in uscita prossimamente, del quale la BBC fornisce alcune anticipazioni.

    PROBLEMI CON L'ALCOL - "Dieci o 15 anni fa non si poteva entrare in uno spogliatoio e dire: 'Ho problemi con l'alcol, ho problemi mentali'. Semplicemente non si poteva".

    RISSE DA RAGAZZINO - "Tornavo a casa con un occhio nero e avevo solo 12 anni".

    'AVREI POTUTO UCCIDERE QUALCUNO O ME STESSO' - "Possono essere state le ragazze, o guidare da ubriaco, tutte cose che ho fatto. Avrei potuto uccidere qualcuno o morire io stesso. Stavo davvero attraversando un brutto momento. Sapevo che avevo bisogno di aiuto, per salvare me stesso e la mia famiglia".

    LA LEZIONE - "Un giorno attraversavo la strada con una bottiglia di sidro. Il mio allenatore del tempo, Colin Harvey (suo allenatore nel settore giovanile dell'Everton, ndr), mi vede e mi lascia passare. Il giorno dopo mi prende da parte e mi dice: 'Sei il più grande talento che abbia mai visto alla tua età, non sprecarlo".

    IL PRIMO GOL CONTRO L'ARSENAL DEGLI 'INVINCIBILI' - "In panchina mi caricavo, mi dicevo: 'Voglio segnare un gol da 16enne. Se entro e ho una sola possibilità, tiro in porta'".

    MIGLIORE AL MONDO A 18 ANNI - "A 18 anni sentivo di essere il miglior giocatore al mondo, e all’epoca credo lo fossi davvero".

    FLOP AL MONDIALE 2006 - "Ero infortunato, ma non lo avevo detto a nessuno, nemmeno ai nostri fisioterapisti. Quando sono rientrato negli spogliatoi dopo l’espulsione ho sfasciato un po' di cose. Mi sono sentito solo come mai. Mentre la partita proseguiva senza di me, pensavo: 'Se ci qualifichiamo salto la semifinale e magari anche la finale. Se usciamo è colpa mia'".

    LITE CON FERGUSON - "Nell'estate 2010 avevamo venduto Ronaldo e Tevez: ero rimasto solo io, come giocatore di alto profilo. Entro nell’ufficio di Ferguson e gli chiedo cosa stia succedendo. Mi risponde di andarmene. Allora chiedo di essere ceduto. Ma avevo ragione io, appena si è ritirato Sir Alex è crollato tutto, e stanno ancora raccogliendo i pezzi".

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