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  • Ruiu: 'Il Milan con Ibra è da scudetto, mandarlo in Svezia è obbligatorio? Inzaghi sfoglia l'album dei rimpianti'

    Ruiu: 'Il Milan con Ibra è da scudetto, mandarlo in Svezia è obbligatorio? Inzaghi sfoglia l'album dei rimpianti'

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Il pareggio nel derby non ha lo stesso valore per le due contendenti. Alla fine per il Milan si è trattato di un punto che vale più di un punto, mentre l’Inter torna a casa con in bocca il sapore della sconfitta.

    Le motivazioni sono molteplici, a partire dalla classifica. Infatti i rossoneri sono rimasti in testa alla terza sosta del campionato, per giunta imbattuti. Hanno superato indenni un altro scontro diretto e, si spera, hanno anche scritto la parola fine su questo durissimo periodo di emergenza e di assenze assortite in tutti i reparti. La squadra di Simone Inzaghi ripensa al derby sfogliando l’album dei rimpianti, dal rigore sbagliato ai tantissimi gol mangiati sottoporta, dalla goffa autorete del primo tempo alle sostituzioni sbagliate nella ripresa.

    Paradossalmente Pioli, che dispone di una panchina più corta e di una rosa con valori tecnici inferiori, ha azzeccato tutte le mosse tattiche e, dopo mezz’ora di sofferenza, ha seriamente rischiato di portare a casa il bottino pieno. Complessivamente il Milan ha dato la dimostrazione di essere più squadra dell’Inter, di saper soffrire e lottare con grande unitá di intenti, senza mai rinunciare a vincere. Ed è forse proprio per questo che a inizio novembre Ibra e compagni sembrano più “mentalizzati” dell’Inter sul campionato e paiono determinati a lottare davvero per la vittoria dello scudetto, indipendentemente dagli interpreti a disposizione.

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    Naturalmente la strada è molto lunga e ci sono avversarie sulla carta più attrezzate dei rossoneri, ma la mentalità sfoggiata in questo primo scorcio di campionato non è da sottovalutare. Una mentalità che è particolarmente evidente nel pacchetto arretrato, il Milan difende sempre in 10 uomini, l’unico che fa eccezione è Ibra. Non a caso anche contro l’Inter Kjaer e Tomori sono stati tra i migliori. La sicurezza difensiva dei rossoneri ha contagiato anche Tatarusanu che non solo è riuscito a non far rimpiangere Maignan, ma ha addirittura neutralizzato il rigore di Lautaro che avrebbe indirizzato il derby su binari pericolosamente nerazzurri. L’unica sbavatura della retroguardia era stata proprio quella inconcepibile diagonale sbagliata da Ballo Touré in occasione del rigore su Darmian. Kalulu ha dimostrato di essere meglio di Touré come vice Hernandez.

    L’altro grave errore della serata è stato quello di Kessié che si fa pressare da due avversari scappando nella propria area. L’ivoriano poi cresce nel secondo tempo, ma in generale dimostra di essere ancora molto lontano dai suoi standard della scorsa stagione. Di sicuro in questo derby al Milan è mancata soprattutto la fase offensiva. Pur tenendo il pallino del gioco nel primo tempo, i rossoneri non hanno mai impensierito seriamente Handanovic, mentre nella ripresa hanno sofferto per la prima mezz’ora. Leao è stato molto presente ma poco incisivo (comprensibile tuttavia la sua amarezza al momento del cambio), Rebic è entrato in campo più energico, forse pure troppo e Brahim Diaz è un lontano parente del giocatore ammirato prima della positività al COVID-19.

    Giroud non ha nemmeno visto il campo, nonostante per 75 minuti Ibra sia stato quasi un fantasma. In molti auspicavano una sua sostituzione e invece anche stavolta Pioli ha deciso di lasciarlo dentro fino al 93esimo minuto. La scelta sembrava incomprensibile perché con il Milan arroccato in difesa Ibra sembrava davvero di troppo. E invece analizzando i dati del finale di partita scopriamo che, seppure in una serata non esaltante, lo svedese è stato l’autore dell’unico tiro che ha sporcato i guantoni ad Handanovic, ha fatto l’assist a Bennacer per l’occasione più nitida del match e si è fatto marcare da 3 interisti lasciando a Saelemakers la strada libera per scoccare il tiro che ha colpito il palo. Morale: come al solito, anche nelle gare in cui il ritmo alto lo penalizza, senza contare l’arcigna marcatura di due come Skriniar e De Vrij, da Ibra dipendono sempre le occasioni da gol più importanti del Milan.

    A testimonianza del fatto che la squadra di Pioli è cresciuta tantissimo e può collezionare molti punti anche senza lo svedese. Ma, se davvero vuol puntare allo scudetto, non può assolutamente rinunciare al suo leader tecnico e carismatico. A questo proposito ribadiamo ancora una volta che le possibilità per il Milan di competere fino in fondo per la vittoria del titolo sono direttamente proporzionali alle partite che giocherá Ibrahimovic in tutto il campionato. In quest’ottica, onestamente, sarebbe stato meglio se Ibra avesse evitato la convocazione in nazionale per le prossime partite di qualificazione ai Mondiali. L’anno scorso il periodo di crisi di risultati del Milan è coinciso con l’assenza di Ibra e l’assenza prolungata di Ibra si è concretizzata quando, appena rientrato da un infortunio muscolare, aveva decisivo di aggregarsi alla nazionale svedese e di giocare due partite della selezione intasatanso ulteriormente un calendario di gare giá molto ambizioso per un calciatore di 40 anni. Inutile ribadire che queste due partite della Svezia contro Georgia e Spagna non ci volevano. Incrociamo le dita.

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