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  • Sabatini a CM: 'I cambi sbagliati di Inter e Milan: Inzaghi ha paura dei suoi, Pioli si fida troppo'

    Sabatini a CM: 'I cambi sbagliati di Inter e Milan: Inzaghi ha paura dei suoi, Pioli si fida troppo'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    2.0 “Duepuntozero” è il simbolo dell’aggiornamento che funziona; 2-2 di Inter e Milan il risultato degli aggiornamenti che si impallano. E aggiornando la formazione titolare con i cambi dalla panchina, gli allenatori spengono e riaccendono la squadra avversaria. Questo è successo, a distanza di ventiquattro ore e (curiosamente) ventiquattro chilometri: da Monza a San Siro, da Inzaghi a Pioli.

    Non tutti i tecnici sono uguali, però. E nemmeno le sostituzioni. Quelle dell’Inter non sono tanto criticabili nelle prestazioni opache di centrocampo: Asllani e Gagliardini soffrono, ma Calhanoglu e Barella avevano chiesto di uscire. Le critiche mirano invece i cambi davvero meno comprensibili. Dopo dieci minuti della ripresa, il primo downgrade. Lukaku in generale non vale Dzeko; nel particolare stato di forma attuale non vale nemmeno suo fratello Jordan (quello che ogni tanto entrava dalla panchina nella Lazio di Simone Inzaghi). A dieci minuti dalla fine, il secondo sbaglio. Dumfries è un offensivo, bravo dalla metà campo in su: perché inserirlo al posto di Darmian che è bravo dalla metà campo in giù?



    Sinceramente - senza offesa - l’impressione è che Inzaghi utilizzi i cambi più per gestire lo spogliatoio che la partita. Più gli umori della settimana che quelli dei novanta minuti. C’è da capirlo, perché la rosa dell’Inter è importante, con giocatori che hanno storia passata e personalità presente, basti pensare al tempo necessario per passare da Handanovic a Onana. C’è da capirlo, Inzaghi, okay. Ma non da giustificarlo.

    I cambi del Milan sono diversi, sia tecnicamente sia tatticamente. Pioli punta a far riposare quelli che vede più stanchi: è sul 2-0, la Roma si vede poco, Mourinho inserisce un po’ di gente che il meglio l’ha già dato (El Shaarawy e Belotti). Sembra tutto in discesa. Ma l’allenatore non fa i conti con l’aspetto più scontato, quello tecnico. Quattro cambi a un quarto d’ora dalla fine significa cambiare il 40% della formazione quando manca il 20% della partita. Non sono centesimi da dare in beneficenza. La sorpresa si nasconde nei minuti finali, quelli del “corto muso” che viene sbeffeggiato (o idolatrato, dipende dai punti di vista) perché l’ha detto Allegri, ma in realtà è l’unità di misura dei minuti decisivi, quei momenti cruciali che nel secondo millennio si chiamavano “zona Cesarini”.

    Pobega bene, addirittura segna. Gli altri, no. Perché con le alternative che ha, il 40% della formazione titolare è un deficit che questo Milan non può permettersi. Almeno contro la Roma. E negli ultimi minuti, quelli decisivi.

    Inzaghi sbaglia perché ha timore dello spogliatoio. Pioli sbaglia perché si fida troppo del suo spogliatoio, inteso come valore della rosa. Sembravano due aggiornamenti sbagliati dello stesso tipo. Invece sono diversi. Come Inter e Milan. Come sabato e domenica.

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