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  • Sampdoria, Audero: 'A volte canto i cori con i tifosi. La gente si aspetta tanto, ma...'

    Sampdoria, Audero: 'A volte canto i cori con i tifosi. La gente si aspetta tanto, ma...'

    La carriera di Emil Audero è quella di un predestinato. Nato in indonesia, cresciuto a Torino, passato dalla Juventus e esploso a Genova, con la maglia della Sampdoria, dopo la tappa di Venezia: non si può dire che la sua avventura di vita sia stata particolarmente monotona sino ad oggi: "Sono nato a Lombok da madre italiana e padre indonesiano, mia madre è nata ed ha vissuto a Cumiana in provincia di Torino invece mio padre è nativo di Lombok" ha raccontato a Sampdoria.it il numero uno blucerchiato. "Io sono nato a Lombok e ho sempre vissuto in Italia, a Cumiana, sono fiero delle mie origini e tutt'ora quando posso ritorno volentieri in Indonesia. Purtroppo non è così vicina ma ne vale veramente la pena". 

    "Diciamo che in me vivono due culture, quella indonesiana e quella italiana. Diciamo che però a volte prevale più quella indonesiana che quella italiana. Poi, ovviamente, dipende dai contesti e dalle cose che devo fare" riporta sampdorianews.net. "Quella indonesiana tende ad essere più rilassata e a vedere le cose con più calma, quella italiana è quella che attivo quando devo fare qualcosa di più impegnativo o comunque nell'aspetto lavorativo dove ci vuole un po' più di grinta". 

    Audero riflette anche su quello che è il suo ruolo: "La vita da portiere è abbastanza singolare, nel senso che chi è portiere sa e capisce che è una visione diversa dagli altri, una vita bella ma complicata poichè tante volte siamo messi sotto la lente d'ingrandimento in quanto abbiamo un peso maggiore. Però la maggior parte delle volte il portiere ha una visione più spericolata delle cose e sa che a volte il piacere di fare una bella parata o una bella uscita genera un qualcosa dentro che secondo me è inavvicinabile".

    "Il primo ricordo di me e del mondo del calcio sono i rimproveri di mia madre quando una volta avevo rotto l'ennesimo vaso ed era partito il rimprovero, per non dire altro, e mi aveva quasi buttato in questa scuola calcio dove ho iniziato a dare i primi calci, poi ho fatto i primi anni dove giocavo per dare sfogo a queste voglie e in seguito ho indossato i guanti. Di ricordi ce ne sono tanti nella mia mente, di oggetti fisici non ne ho, oddio, potrei averne e sicuramente ne ho, per esempio qualche cappellino che usavo del Cumiana Calcio, oppure qualche altro gadget ma scarpe e guanti direi di no".

    Il mito non può che essere lo storico numero uno della Juventus: "Io sono cresciuto con Buffon, allenandomi con lui per tanti anni, condividendo per due anni lo spogliatoio con lui, lui è il mio mito, da quando ero bambino è stato la mia fonte d'ispirazione. Affrontarlo quest'anno, sapere che io sono nel suo stesso campionato fa una bella impressione. L'anno scorso lui era a Parigi, e pensavo che avrei voluto giocare una volta contro di lui, quest'anno mi rimangio le parole e mi godo questo momento".

    Sulle aspettative, Audero non ha dubbi: "Io sono io, so perfettamente chi sono, quello che valgo cerco di dimostrarlo alla domenica. E' normale che la gente tante volte si aspetta tanto da me ma non dipende dalla cifra, si aspettano tanto perchè sanno che io posso fare tanto, io do sempre il massimo e cerco sempre di dare il meglio, gli errori possono capitare ma nessuno mai li fa con volontà, le cose ognuno cerca sempre di farle per il verso giusto".

    C'è anche una storia singolare che lo riguarda: "Il fatto che un bambino inglese mi abbia visto giocare e sia diventato poi un tifoso blucerchiato mi dà ancora più orgoglio. E' una bella cosa che tanti bambini e ragazzini si ispirino a me, io cerco di essere un esempio positivo e questa cosa che è successa mi ha fatto veramente tanta tenerezza, mi sono rivisto improvvisamente bambino quando mi ispiravo a Buffon. Il fatto che questo bambino si ispiri a me mi ha fatto un po' di effetto ma allo stesso tempo credo che sto continuando a dare il buon esempio e continuando a fare bene".

    Audero è rimasto particolarmente impressionato dai tifosi doriani: "Aver la gradinata dietro è bellissimo, dalla seconda partita penso di aver già imparato quasi tutti i cori che fanno e quindi tante volte canto con loro durante la partita. E' proprio bello, spesso mi giro e penso che è un privilegio. Non capita in tutti gli stadi e non capita in tutte le società, quando cantano forte tutti insieme devo dire che a me, personalmente, danno tanto. Mi fa sentire come se avessimo un qualcosa in più noi, ed è bello, molto bello. Oltre alle coreografie che fanno o quando segnamo che li vedi esplodere, quello dentro di me fa tanto".

    "Per essere numeri uno in campo penso si debba avere tanta forza mentale, tanta serenità e consapevolezza nei propri mezzi" conclude. "Soprattutto non bisogna mai avere quella sensazione di confort, sempre cercare quelle condizioni in cui si dà qualcosa in più che bisogna fare per mantenersi a quei livelli."

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