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  • Sampmania: non chiamiamolo 'nuovo Schick'

    Sampmania: non chiamiamolo 'nuovo Schick'

    • Lorenzo Montaldo
    Non c’è sistema più efficace, per ‘bruciare’ una giovane promessa, che quello di additarla come “Il nuovo X”. Dove ‘X’, ovviamente, sta a rappresentare un giocatore che nella nuova squadra ha lasciato un ricordo indelebile, in positivo o in negativo. Di solito mister X è anche un calciatore che nel vecchio club rimpiangono molto. Lo confesso, anche io non sono sfuggito al giochino. E in almeno un paio di circostanze – faccio mea culpa – ho definito Kownacki, il prossimo acquisto della Sampdoria, come il ‘nuovo Schick’.

    Intendiamoci, la similitudine veniva da sola, e si sviluppava pure in maniera piuttosto logica: stesso ruolo, stessa età al momento dell’acquisto da parte della Samp (vent’anni), provenienza affine da un campionato dell’Est Europa magari non così blasonato, ma che continua a fabbricare talenti da parecchi anni a questa parte. E le somiglianze non finiscono qui: sia Schick che Kownacki sono reduci da una stagione che li ha visti incidere da subentranti, o comunque da esordienti. Ed entrambi vengono considerati una stellina della loro nazionale Under 21. E poi ci sono pure i numeri, straordinariamente accostabili: 11 gol in campionato Schick, 9 Kownacki. Totale stagionale, 13 per il ceco, 12 per il polacco. Aggiungeteci anche che sono stati pagati tutti e due circa 4 milioni dalla Sampdoria, cifra molto corposa per un giocatore così giovane, e avrete il quadro perfetto della situazione. Dire che Kownacki è il ‘nuovo Schick’ è la cosa più naturale del mondo. Ma anche la peggior scelta possibile.

    Il ragazzo che molto probabilmente arriverà a Genova è calcisticamente ancora acerbo. Certo, ha già racimolato quasi 100 presenze con il Lech Poznan, ma nello scorso campionato il titolare nel reparto avanzato di Bjelica era un altro. Un certo Robak per la precisione, bomber del Lech e della Nazionale, laureatosi capocannoniere del torneo con 18 gol. Kownacki, ammetto la mia ignoranza, non lo conosco. Rispetto a Schick pare sia meno ‘formato’ e più grezzo del centravanti ceco. Meno tecnico, ma più fisico, e dotato di una straordinaria freddezza sotto porta. C’è chi lo accomuna più a Lewandowski che all’ormai quasi ex numero 14 doriano, e in questo caso mi devo fidare del giudizio altrui. Kownacki, insomma, è un animale d’area di rigore sulle orme dell’illustre predecessore che oggi fa le fortune del Bayern Monaco, più che un elegante spadaccino alla Schick. E poi va detto che anche lo stesso Schick ha avuto bisogno di un periodo di ambientamento piuttosto lungo alla Samp. Quando arrivò in ritiro, nell’estate 2016, Giampaolo lo definì ‘innamorato del pallone’. Il mister lo ha svezzato, sgrossando i suoi difetti e facendogli capire la realtà della Serie A. Nessuno gli ha messo pressione con analogie ingombranti, men che prendendo come termine di paragone un giocatore corteggiato da mezza Europa e pagato 30 milioni dalla Juventus. Immaginarsi un giocatore già pronto a sostituire in tutto e per tutto l’illustre predecessore sarebbe utopistico.

    Di Kownacki dicono che sia un gran lavoratore, un ragazzo posato e dalla mentalità vincente. La Samp il carattere polacco lo ha già assaggiato con Linetty, e si è trovata molto bene. E’ un’ottima base di partenza, ma il nuovo attaccante della Sampdoria va lasciato libero. Libero di sbagliare, di crescere e di sedersi in panchina ad inizio stagione: la coppia titolare è composta da Muriel - salvo colpi di scena sul mercato - e Quagliarella, subito dopo verrà lui. E poi ci vuole anche un po’ di fortuna, e di capacità di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Pensate a Schick lo scorso anno, e a quanto sono state importanti alcune reti rocambolesche, o alcuni gol fortunati, per dare fiducia e continuità ad un ragazzo che come tutti i coetanei è ancora in piena fase di maturazione. Ecco perché chi si aspetta il ‘nuovo Schick’ già rodato e pronto rimarrà deluso. Cosa diventerà Kownacki, ce lo dirà solo il tempo: magari sarà meno bravo, magari potrebbe essere persino meglio, chissà. Ma per permettergli di avere un futuro davanti a sé, evitiamogli le etichette e i soprannomi facili, almeno sino a che non siamo sicuri che siano davvero calzanti. Sono la peggior zavorra possibile, e vi dirò: portano pure un po’ sfiga.

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