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  • Sassuolomania: quando gioca il Sassuolo giocano tutti i bambini d'Italia

    Sassuolomania: quando gioca il Sassuolo giocano tutti i bambini d'Italia

    • Luca Bedogni
    In un periodo storico come questo, in cui ai nostri bambini, ai nostri ragazzini viene impedito di giocare fra loro per cause di forza maggiore, è immediata e istintiva da parte di tutti noi appassionati di pallone la tentazione di difenderli, rivendicando il diritto al gioco. Non togliamo ai bambini lo sport, si grida e si protesta da ogni lato. E così siamo sommersi da una miriade di lettere e di scritti incredibilmente retorici nei quali gli adulti avanzano istanze giuste in assoluto, ma assolutamente incongrue e miopi in questo specifico momento. Non sbandieriamo ideali nobili a caso. Il nostro tempo è questo, purtroppo, nessuno vuole infierire.
     
    È un tempo in cui il gioco sopravvive a stento, si sforza di resistere altrove, lontano da tutti noi comuni mortali, fra calciatori professionisti ostacolati da mille nuove difficoltà. Finché loro giocano infatti, malgrado tutto, da qualche parte il gioco sopravvive, la fiaccola è accesa. In quegli stadi vuoti, il gioco sopravvive. Negli occhi attenti e desiderosi dei nostri ragazzi davanti ai televisori, il gioco sopravvive. I modelli agiscono, i gesti tecnici si apprendono inconsciamente, e nulla è interrotto, solo rimandato. Osservare una partita ben giocata vale molto di più di tanti allenamenti, anche se ammetterlo oggi addolora considerate le costrizioni vigenti.  
     
    La sorte intervalla al sadismo cieco che le è proprio qualche rivolo di clemenza: è una Serie A ricca di contenuti e di spunti. Un intrattenimento formativo, una Scuola calcio per tutti i bambini d’Italia fermati provvisoriamente dai Dpcm. Il Sassuolo in particolare, grazie alla vittoria sul Napoli (0-2), diventa sempre più un modello tecnico e morale. Umiltà, fiducia e coraggio. Intelligenza, tocco e determinazione. In una parola: bellezza. Ma bellezza profonda, radicata nel cuore, integra, mai svolazzo tecnico fine a sé stesso, superficiale e sconnesso. Bellezza collettiva anche, di gruppo. Andare al San Paolo senza quei tre (Berardi, Caputo e Djuricic) e portare a casa una vittoria giocando in quel modo contro questo Napoli non è soltanto un’impresa sportiva, è molto di più, e lo è soprattutto oggi che noi tutti demandiamo, affidiamo il piacere di giocare a chi può ancora provarlo e dunque realizzarlo compiutamente. Il Sassuolo di De Zerbi è diventato così per una sera lo specchio dei nostri desideri implosi, lo specchio delle nostre speranze confinate ma ancora luminose. È l’avvenire che ci è apparso nel presente, venuto a visitarci come una promessa e al tempo stesso come una energica consolazione. Grazie ragazzi, grazie Mister: un esempio migliore non potevamo chiederlo.   
     

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