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  • Viaggio nel Giampaolismo: perché la Sampdoria può sorprendere tutti

    Viaggio nel Giampaolismo: perché la Sampdoria può sorprendere tutti

    • Lorenzo Montaldo
    Oggi ci sono il ‘Guardiolismo’, il ‘Sarrismo’ e il ‘Cholismo’, una volta c’era il ‘Sacchismo’: questa desinenza ‘ismo’ piace tantissimo, quando si parla di allenatori capaci di connotare una ben precisa filosofia nel loro stile di gioco e nel loro modo di intendere il calcio. E allora perché non parlare anche di ‘Giampaolismo’, visto che l’allenatore della Sampdoria è riuscito a dare un’impronta netta alla squadra blucerchiata come raramente era successo nella storia del club genovese? Non è un caso che l’ex mister di Empoli e Siena sia stato nelle scorse estati uno dei più ambiti in chiave mercato: il Milan, la Lazio e pure il Napoli ci hanno fatto più di un pensiero. Alla fine però Ferrero se lo è tenuto stretto: “E’ un professore, insegna calcio”, dice di lui il patron di Corte Lambruschini. E allora, come ogni professore che si rispetti, anche Giampaolo deve avere la sua scuola.

    Il ‘Giampaolismo’ è una vera e propria corrente di pensiero. E’ meticolosità e ripetitività negli allenamenti, è perfezionismo portato all’estremo, inderogabile da alcune regole ben precise, a cui non si scappa. A volte persino troppo ferree, e questa è la principale critica che viene mossa al mister di Bellinzona. La scarsa flessibilità e l’incapacità di scendere a compromessi sono considerati i peggiori difetti dell’allenatore doriano. Ma spesso sono anche il suo miglior pregio. Il primo comandamento di Giampaolo è semplicissimo: “Scendi in campo soltanto quando hai le ‘conoscenze’ “. Quello delle ‘conoscenze’ è un tema su cui il mister si sofferma sempre. Se sei appena arrivato, e non ha già lavorato per anni con lui, non giochi. Che tu sia Praet, o Junior Tavares. Il Giampaolismo però è anche gioco rapido e veloce, passaggi a terra intensi e continui stile futsal, rigorosamente per vie centrali, e difesa perfettamente in riga, pettinata e compatta come se fosse tirata con la squadretta. Logico che per mettere in pratica certi meccanismi prima serva una solida base teorica.

    Il Giampaolismo è scienza esatta. Ed è tutto racchiuso nei numeri che caratterizzano questa Sampdoria di inizio stagione. Il raffronto - suona persino strano da dire - bisogna farlo con la Juventus. I blucerchiati sono la squadra che ha segnato di più in queste prime 4 partite di Serie A, insieme proprio ai bianconeri e al Sassuolo: 9 gol, con una media di 2,25 reti a partita. Sino a qui nulla di eclatante, la filosofia del mister prevede un calcio propositivo e offensivo, e i bianconeri, beh, sono i bianconeri. Ma le differenze diventano macroscopiche osservando il numero di tiri complessivo. Quagliarella e compagni sono quindicesimi per quantità di tentativi verso lo specchio: soltanto 34 in quattro giornate, di cui 19 in porta e 15 fuori. Vuol dire che il Doria segna circa una rete ogni due conclusioni. La Juve, per realizzare lo stesso numero di marcature, ha calciato 72 volte, centrando la porta nella metà esatta dei casi, 36. Ciò significa che l’attacco atomico formato da Ronaldo, Dybala, Mandzukic e via discorrendo deve faticare il doppio rispetto alla meravigliosa coppia Quagliarella-Defrel per bucare il portiere avversario? Assolutamente no, questa statistica evidenzia un frutto del ‘Giampaolismo’: la Sampdoria in porta ci vuole arrivare palla al piede, guai a cercare la soluzione personale da lontano. Difatti, i centrocampisti del club genovese esultano con il contagocce: nella stagione 2018/2019 neppure un gol è stato firmato da un componente del reparto mediano, che pure può contare su calciatori come Ekdal, Linetty, Barreto, Praet e Jankto. 

    Un altro fondamentale della filosofia di Giampaolo è che il gol si può raggiungere soltanto con i fraseggi, non con i cross. E infatti, la Samp vanta il maggior numero di assist in Serie A (7), ma è ultima per cross effettuati: 12 giusti e 17 sbagliati mentre la Juventus (capolista anche in questa particolare statistica) ne ha azzeccati 49, mandandone fuori misura 33. La squadra di Allegri cerca le sue torri, e con Mandzukic e Ronaldo è più che comprensibile, mentre la Samp evita il più possibile i traversoni, anche perché al centro dell’area la formazione di Giampaolo può contare su Defrel e Quagliarella, non propriamente due arieti. Pure questa è una scelta ben precisa da parte dell’allenatore: in estate il tecnico ha avvallato la cessione di un centravanti fisico come Zapata per acquistare Defrel, “Più congeniale al mio modo di giocare”, ha ammesso tra i denti Giampaolo.

    C’è però un altro dettaglio che merita di essere sottolineato: la Samp corre poco, pochissimo. Anzi, i blucerchiati sono la formazione che corre di meno in tutta la Serie A: 103.77 km in queste prime quattro giornate, ma la Juve è sedicesima a 106.32 km, di poco più dinamica del Napoli diciassettesimo. “Prendiamo la corsa, per me non conta il volume, ma l'alta intensità, la qualità di corsa per coprire gli spazi" diceva Giampaolo nel 2016 a La Repubblica. "Lo fanno capire anche le statistiche: se guardo i chilometri percorsi in astratto siamo fra gli ultimi, se mi soffermo su quelli ad alta intensità siamo fra i primi. Perché siamo corti e corriamo meglio”. Evidentemente uno dei mantra di Giampaolo si è saldamente radicato in questa squadra, penetrando nelle radici più profonde della formazione genovese, visto che a distanza di due anni è ancora valido.

    Quella di correre ‘bene’ è una delle stigmate delle grandi squadre, segno che probabilmente l’allenatore della Samp, dopo tanti anni di gavetta, sarebbe pronto ad ambire ad una big del campionato. Anche se decidere di lasciare la Samp poi è tutto un altro paio di maniche. Recentemente, parlando del “Grande salto”, Giampaolo ha liquidato l’argomento con una battuta: “Mettiamola così – scherzava l’allenatore - se lo faccio sono cavoli degli altri...". Ma siamo davvero certi che stesse scherzando?

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