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  • Timothy Weah al Celtic: l'occasione per provare ad affermarsi sfatando i tabù di Guidetti e Dembèlè

    Timothy Weah al Celtic: l'occasione per provare ad affermarsi sfatando i tabù di Guidetti e Dembèlè

    • Marcello Mazzari
    Da un paio di giorni, è ufficiale il passaggio del talentuoso attaccante classe ‘2000 Timothy Weah, figlio d’arte del celebre George, dal Paris Saint-Germain al Celtic Glasgow in prestito secco per sei mesi.

    Il giovane centravanti americano (nato a New York negli Stati Uniti, a differenza del padre liberiano), nonostante sia considerato dal club parigino e non solo uno dei migliori prospetti a livello mondiale, in questa prima parte di stagione ha trovato poco spazio in prima squadra avendo davanti a sé attaccanti del calibro di Cavani, Mbappè e Neymar. Da qui la comune decisione di andare in Scozia per provare ad accumulare minutaggio e soprattutto esperienza a livello professionistico. Al momento infatti, per Weah sono solo 5 in totale le presenze collezionate in Ligue 1 fra la scorsa annata (3) e quella corrente (2), arricchite da un gol siglato nella prima giornata di campionato di questa stagione. Un’altra rete l’ha segnata nella Supercoppa francese vinta dai suoi 4-0 contro il Monaco ad agosto.

    “Tim” Weah è cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti e in Francia, partendo precisamente dai dilettanti del West Pines United in Florida quando era ancora un bambino, prima di tornare a New York ed unirsi al Rosedale Soccer Club nel Queens, una squadra di proprietà dello zio. Successivamente, dal 2010 al 2013 ha giocato con il BW Gottschee, compagine militante nella US Soccer Development Academy, la più importante lega calcistica giovanile in America; da lì, l’importante passaggio ai New York Red Bulls all’età di 13 anni con cui ha disputato una stagione prima di ricevere la grande chiamata dalla Francia. Dall’estate 2014, infatti, fa parte del Paris Saint-Germain con cui ha compiuto tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra.

    Con Les Parisiens, per adesso si tratta di un semplice “arrivederci” nella speranza che, una volta valorizzatosi, dalla prossima estate possa essere seriamente considerato da Tuchel nelle rotazioni offensive nonostante la grande concorrenza.

    In campo, Weah Jr. può ricoprire tutti i ruoli dell’attacco, anche se fino ad ora la sua posizione naturale è stata quello di prima punta. Alto 185 x 70 kg, ha nelle sue caratteristiche principali la velocità palla al piede, sia nello stretto che nel lungo, il dribbling ed il senso del gol. Dotato di una buona tecnica di base, è un centravanti piuttosto moderno: abile nel fraseggio con i compagni e nel gioco in verticale in cui può mettere in luce la sua rapidità. Nonostante la buona struttura fisica, dovrà aumentare la massa muscolare per reggere l’urto con i difensori avversari e in generale per migliorare nella difesa della palla. Fra l’altro, come tutti i giovani bomber, anche se ha già un buon feeling con la rete (oltre ai gol nelle primissime uscite sia con il PSG che con la Nazionale maggiore, ha ottimi score in Youth League e nelle giovanili in generale) deve migliorare parecchio nella freddezza sotto porta.

    Queste incoraggianti premesse fanno di lui un potenziale “crack”, ma ancora ha tutto da dimostrare. L’ombra e il paragone con il padre, inevitabilmente, aleggiano su di lui.

    A Glasgow si ritrova nuovamente in una squadra prima in classifica, proprio come il “suo” PSG; quest’anno tuttavia, per la prima volta dopo ben 7 anni di scudetti consecutivi, il Celtic deve fare i conti con dei Rangers più agguerriti e competitivi che mai. Non sarà scontato quindi per Weah e compagni riuscire a conquistare quello che sarebbe il 50° titolo nazionale nella storia dei “The Celts”.
    Come se non bastasse, dal canto suo il 18enne americano non ha affatto il posto garantito ed anzi, pure qui in Scozia dovrà conquistarselo a suon di prestazioni: infatti, il reparto offensivo a disposizione di Brendan Rodgers (uno che al Liverpool, apparte per Coutinho, di per sé non era molto propenso a dar spazio ai giovani attaccanti) consta, oltre allo storico bomber dei biancoverdi Leigh Griffiths, del giovane ed emergente centravanti francese classe ’98 Odsonne Edouard, già autore di 9 gol e 5 assist in questo campionato, e di diversi trequartisti (come Scott Sinclair e Ryan Christie) che all’occorrenza possono agire anche da prime punte. Weah viene per giocare titolare e avrà spazio, ma sin da subito dovrà stare attento a non sprecare le chance che gli verranno concesse.

    Infine, dando un occhio agli score degli ultimi noti attaccanti passati dal Celtic in questi anni - e ci riferiamo in particolare a John Guidetti (15 gol totali nella stagione 2013-2014) e soprattutto a Moussa Dembèlè (54 gol totali nelle ultime due stagioni) - non possiamo far altro che registrare i loro grandi successi a livello realizzativo e non solo: questi dati, quindi, mettono in evidenza in modo inequivocabile la palese minor competitività del campionato scozzese. Tuttavia, se è vero che segnare parecchio ed affermarsi in Premiership “non è difficile”, i problemi vengono a galla dopo. Infatti, sia Guidetti ai tempi che Dembèlè quest’anno, fanno fatica ad essere prolifici anche lontani da Glasgow: il primo, trasferitosi in Spagna nel 2015, non è riuscito ad affermarsi al Celta Vigo prima e non riesce all’Alavès adesso; il secondo invece, tornato in Francia dopo le esperienze anglosassoni, al Lione per ora ha segnato solo 4 gol in campionato, 6 totali in stagione. Numeri sicuramente non disastrosi ma probabilmente “strani” per un giocatore capace di segnare 32 gol in stagione solo due anni fa.

    Weah quindi, dovrà sfatare anche questo taboo se vuole avere assicurarsi un roseo avvenire: magari da semplice vice-Cavani l’anno prossimo, ma in futuro chissà.

    Quel che è certo è che se “buon sangue non mente”, con il piccolo bomber Tim ne vedremo delle belle.

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