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Un Chiesa da libro Cuore abbatte una Spal che sarebbe piaciuta a Brera

Un Chiesa da libro Cuore abbatte una Spal che sarebbe piaciuta a Brera

  • Renzo Parodi
Il calcio è un esercizio difficile - sentenziava Fulvio Bernardini - perché si gioca con i piedi. E anche nel calcio del Terzo Millennio, sono i piedi  (buoni) a fare la differenza. E dunque non c'è da spalancare gli occhi e affettare sorpresa per il secco 3-0 (firmato Pjaca, Milenkovic e Chiesa) che la Fiorentina ha inflitto alla Spal che si era presentata al Franchi dall'alto dei suoi nove punti in classifica. E se n'è tornata a casa con tre gol sul groppone e la sensazione, esatta, che il suo sarà un campionato ricco di soddisfazioni ma lontano dalle vette della classifica. Beato insomma chi ha con sé Chiesa, Eysseric, Pjaca e ne condisce le virtù tecniche con la forza fisica di Milenkovic (secondo gol stagionale), Pezzella, Victor Hugo e la sagacia tattica di Benassi e Gerson. E può contare su seconde linee di valore come Mirallas e Hancko. La Spal ha fatto quel che ha potuto, cioè non abbastanza e dopo nemmeno mezz'ora di gioco, con la Fiorentina avanti di due gol, il match era virtualmente deciso. Con 10 punti e il provvisorio secondo posto, l'aria è fina e vivificante per la Viola. Il fiorentino Semplici avrebbe fatto un fioretto pur di uscire indenne dal Franchi. L'anno scorso aveva strappato un pareggio. Ma stavolta non può recriminare.

E' l'alba del campionato, i numeri per ora sono astrazioni  effimere, eppure fa effetto, compulsando la classifica alla vigilia del match, scorgere la Spal dalle parti del vertice, con 9 punti, frutto di tre vittorie (Bologna, Parma e Atalanta) e una sola sconfitta, nella Torino granata. Lo statuario portiere Gomis ha subito un solo gol subito in quattro giornate e quindi mi auguro che il pragmatico Semplici non s'adonti se scrivo che il suo ruvido 3-5-2 avrebbe deliziato il maestro Gianni Brera, imperniato com'è su un severo presidio della propria metà di campo e da improvvise fiammate in verticale che il lessico contemporaneo definisce “ripartenze” e l'antico profeta del gioco all'italiana avrebbe battezzato, senza giri di parole, alla stregua di contropiede. Un trappolone rudimentale che ha finito per ringalluzzire le ambizioni della Fiorentina, chiamata a vincere la terza partita casalinga stagionale.

Paradosso per paradosso la Fiorentina in graduatoria partiva due gradini più in basso della Spal, avendo battuto Chievo e Udinese, perduto a testa alta dal Napoli e pareggiato nel recupero genovese con la Sampdoria. Rispetto a Genova Pioli ha apportato un paio di modifiche di formazione, con i rientri del portiere Lafont e della mezz'ala Benassi. Confermato il tridente d'attacco con Chiesa-Simeone-Veretout. I ferraresi sono nella loto attuale rappresentazione classica, con Schiattarella nei panni del regista centrale, Lazzari e Fares sugli esterni, delegati a infastidire Pjaca e Chiesa, alle prese nell'uno contro uno Cionek e Felipe. Davanti la nuova coppia d'oro Antenucci-Petagna. Il bunker mobile ferrarese sembrava a prova di bomba, senonché al minuto numero 18', su un innocuo pallone che ballonzolava nell'area piccola, Fares anziché accomodarsi nell'ovvio rinvio laterale, involontariamente lo ha solo sfiorato rilasciando un assist perfetto per Pjaca che da cinque metri non poteva esimersi dal bucare Gomis. Primo gol in viola del talentuoso croato che a Firenze insegue il sogno perduto a Torino e a Gelsenkirchen. Esultava la folla viola, ma la Spal non cadeva in depressione e come un gatto selvatico ferito ha reagito con alcune penetrazioni profonde sull'out di destra, una delle quali (23') per poco non ha procurato il gol del pareggio. La zuccata di Antenucci, appostato sul dischetto – bella palla tagliata dentro da Lazzari – è risultata completamente scentrata. La vivacità della Spal era un fuoco fatuo. Al 28' il gigantesco difensore Milenkovic è saltata in cielo in terzo tempo sulla traiettoria tesa dal corner di Veretout, “bruciando” la timida uscita di Gomis per il 2-0. In appena dieci minuti la Viola ha vibrato il suo micidiale 1-2 che ha indirizzato il match sui binati a lei più favorevoli. La Spal barcollava senza crollare, il che non vuol dire che rientrasse in partita. Il divario tecnico risultava evidente, la Spal è una squadra diligente, che conosce alla perfezione lo spartito composto dal suo allenatore. Non ha primedonne capaci di variare in corsa il copione giù scritto, una virtù che viceversa la Fiorentina possiede in quantità notevole, grazie ai suoi emeriti solisti d'attacco (Chiesa e Pjaca), all'euclideo Veretout e al solido Benassi. Preoccupato dai buchi che si aprivano sul fronte difensivo mancino, Pioli per qualche minuto aveva invertito le posizioni di Chiesa e del croato dopo che Biraghi aveva duramente abbattuto il tambureggiante Lazzari, padrone della propria fascia di competenza, guadagnandosi un giallo sacrosanto dall'arbitro genovese Ghersini, alla prima direzione stagionale in A. A parte le volate del neo azzurro estense, la Fiorentina nel primo tempo non ha sofferto alcun vero problema, Chiesa e Pjaca prima del riposo sono tornati ad occupare le originarie fasce di competenza e la partita resta vivace e però avviata, si direbbe, su un epilogo già scritto. Se il calcio non fosse quello che è: la scienza del pallone che rotola. 
  
Stavolta però il pallone è un savio consigliere di se stesso e nella ripresa si intuisce facilmente che i giochi sono già fatti. Ovviamente per la Fiorentina. La Spal non si è ancora data per vinta, ha tentato qualche contrassalto, Petagna ha avuto un buon pallone per dimezzare lo svantaggio ma era solo una parentesi. La danza ha continuato a menarla la Viola, che Pioli aveva aggiustato, a scanso di brutte sorprese, precauzionalmente sostituendo il nervoso (e ammonito) Biraghi con Hancko.  A gioco lungo la classe viola è emersa nettamente e il sigillo lo ha apposto Federico Chiesa liberando il suo destro  tagliente raccogliendo ai dieci metri un pallone smarrito saltati fuori da un tackles fra Pjaca (in crescita ma ancora lontano dal top) e Felipe. Applausi in tribuna da papà Enrico e abbraccio da libro Cuore a bordocampo del razzente Federico col fratellino quattordicenne Lorenzo, in funzione di raccattapalle, Lorenzo gioca delle giovanili della Fiorentina e papà giura che diverrà ancora più bravo di Federico. Pioli  avvicenda Chiesa con Mirallas al 70', martedì si torna in campo a San Siro con l'Inter e le energie vanno preservate. I cambi di Semplici (Simic per Vicari, Paloschi per Petagna e Valoti per Missiroli) sono acqua fresca. L'ultima emozione poco prima della mezz'ora, Kurtic entra secco su Pezzella, Ghersini estrae il rosso, la squadra Var lo richiama, il direttore di gara saggiamente rivede l'azione e torna sulla propria decisione: solo giallo per il Kurtic.

La gara è finita. Vincitori e vinti, andate in pace. A metà settimana si ricomincia. La Viola martedì va a San Siro nerazzurro, la Spal giovedì riceve il Sassuolo. Fate il vostro gioco.


IL TABELLINO

Fiorentina-Spal 3-0 (primo tempo 2-0)

Marcatori: 18' pt Pjaca28' pt Milenkovic, 11' st Chiesa

Assist: 28' pt Veretout, 11' st Pjaca

Fiorentina (4-3-3): Lafont, Milenkovic, Pezzella, Hugo, Biraghi (1' st Hancko), Benassi, Veretout, Gerson, Chiesa (21' st Mirallas), Pjaca (32' st Eysseric), Simeone. All.: Pioli.

Spal (3-5-2): Gomis, Cionek, Vicari (12' st Simic), Felipe, Lazzari, Kurtic, Schiattarella, Missiroli (21' st Valoti), Fares, Antenucci, Petagna (31' st Paloschi). All.: Semplici.

Arbitro: Ghersini di Genova.

Ammoniti: 32' pt Biraghi (F), 10' st Schiattarella (S), 27' st Kurtic (S)

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